Flixbus. La fondazione risale al 2011, ma è dal 2014 che il nome della startup inizia ad essere sulla bocca di tutti: gli autobus low cost con livrea verde fluo hanno conquistato Germania, Francia, Italia e tanti altri mercati minori del centro Europa spingendosi verso le periferie, sparigliando le carte del settore. L’ascesa di Flixbus ha chiamato al “salto nella gomma” più d’una compagnia ferroviaria statale, con magri risultati (Fs in Italia, Sncf in Francia, Obb in Austria… quest’ultima poi riassorbita dalla stessa startup tedesca).

L’ex startup, dopo aver rivoluzionato il settore degli autobus a lunga percorrenza allargandosi anche agli Stati Uniti, ha debuttato nel campo del ferro prima occupandosi di marketing e bigliettazione per il vettore Locomore, in Germania, e poi lanciando l’offerta Flixtrain.

Passata (dita incrociate) la tormenta Covid, il gruppo ha chiuso un 2022 in grande spolvero. Un 2022 fatto di 60 milioni di passeggeri trasportati (vicinissimo ai 62 dichiarati nel 2019), 41 Paesi collegati e fatturato oltre € 1,5 miliardi su scala globale. Ma anche, raggiungimento della redditività a livello di EBITDA

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Flixbus assalta la diligenza. Con Meinfernbus in pancia

Nel 2015 la startup incorpora Meinfernbus. L’annuncio è quello di una fusione, ma di fatto il logo Meinfernbus scompare mentre per il logo e la livrea Flixbus inizia l’ascesa. In breve la startup degli autobus low cost fa incetta di riscontri sul mercato tedesco, dove oggi è leader incontrastata con una quota di mercato che supera l’80 per cento.

Flixbus non ha mancato di lasciare vittime dietro di sé: Berlin Linien, il vettore su gomma di Deutsche Bahn in ambito domestico, ha cessato le attività nel settembre 2016. Ma torniamo agli albori. Dopo la Germania, è la volta della Francia, dove la novità verde fluo debutta a maggio 2015 approfittando delle liberalizzazioni targate Macron, allora ministro dell’economia all’Eliseo.

Il debutto di Flixbus in Italia

Passano poche settimane, e nell’estate 2015 Flixbus fa anche il suo ingresso nel mercato italiano. Il network, allora, poteva contare su 650 autobus, 300 destinazioni, 15 paesi, oltre 20 milioni di passeggeri trasportati. I giornalisti di Autobus hanno sperimentato il livello del servizio durante un viaggio tra Milano e Monaco di Baviera.

A fine anno è tempo di debuttare anche nei Paesi Bassi. A inizio 2016 Flixbus punta verso est: nella “rete” finiscono Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Slovenia e Croazia. In primavera il network si allarga al Regno Unito, col lancio del collegamento Londra-Parigi. Poco dopo ecco la Spagna: nel ventaglio dell’offerta verde fluo vengono calendarizzati, inizialmente, due collegamenti quotidiani tra Barcellona e la Francia e l’Italia.

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Anche Megabus sotto il rullo compressore. Arriva Busitalia Fast…

Tra i passi fondamentali del cammino di espansione di Flixbus c’è l’assorbimento del principale rivale della startup, Megabus: tutte le linee internazionali in Germania, Italia, Francia, Paesi Bassi, Belgio e Spagna, oltre ai collegamenti con il Regno Unito operate da Megabus (del gruppo Stagecoach) passano a metà 2016 nella pancia di Flixbus.

La piattaforma tedesca è insomma tra i protagonisti del 2016 dell’autobus, l’annata del rilancio di Busitalia, al centro dell’ambizioso piano industriale di Fs. L’azienda vuole passare dal 6 per cento di market share attuale al 25 per cento nel 2026 nel mercato della gomma pubblica, oltre che un operatore di mobilità integrata e globale. Un progetto che si concretizzerà nella primavera 2017 nel lancio di Busitalia Fast, frutto dell’acquisizione del 51 per cento di Simet, primo tassello di un network che aspira a diventar grande. L’obiettivo? Sbarrare la strada a Flixbus. Una parabola, quella di Busitalia Fast, chiusasi due anni dopo, nel marzo 2019.

flixbus in italia

Un 2017 targato Flixbus

Flixbus in Italia. Una storia di emendamenti e contro-emendamenti

Il 2017 di Flixbus in Italia è legato alle contorte vicende dei cosiddetti emendamenti anti-Flixbus che sono stati approvati in parlamento per ben tre volte, salvo essere poi ritirati.

In febbraio il primo atto: il Milleproroghe minaccia l’esistenza della startup verde fluo in Italia, o per lo meno il modello di business fin qui utilizzato dai tedeschi, che si fonda sulle collaborazioni con le imprese del territorio. L’emendamento sancisce l’obbligatorietà, per l’azienda capofila dell’ati, di svolgere il servizio di trasporto. Anav è il grande sponsor del provvedimento. Neanche il tempo di approvare la norma… e la politica promette il dietro front. Che arriva.

Il copione successivamente si ripete: un emendamento analogo viene inserito nella Manovrina, e poi ritirato. Ma ecco il terzo round: la stessa norma ricompare nel Decreto sul mezzogiorno, questa volta (sorpresa!) a firma di parlamentari Pd, il cui segretario Matteo Renzi non aveva fatto mancare di schierarsi a favore di Flixbus. Ma ecco che, e siamo all’ultimo episodio, anche questa volta il governo fa dietro front: viene “congelata” la norma anti-Flixbus e rimandata la riforma del settore dei trasporti interregionali a lunga percorrenza a un tavolo di lavoro che dovrà essere convocato dal ministero dei trasporti entro il 30 ottobre. Tavolo poi riunitosi finalmente il 7 dicembre, mentre intanto alla manovra finanziaria vengono allegate nuove proposte di emendamenti anti-Flixbus, poi ritirati o bocciati nel passaggio alla Camera. La fine del 2017 vede la firma di un protocollo d’intesa tra Flixbus e i sindacati sul tema del rispetto del contratto nazionale e delle norme relative alla sicurezza.

Biscotti, la rete Saps passa a Flixbus

L’annata si chiude col botto: quello fisico, avvenuto in Germania ma uditosi fin alle latitudini nostrane, di un Neoplan a due piani alle prese con un ponte un poco più basso della media e tragicamente trasformatosi in open-top (senza conseguenze, fortunatamente); e quello “cronachistico” del trasferimento a Flixbus dell’intera rete di collegamenti Saps, di proprietà di quella famiglia Biscotti che esprime il vicepresidente Anav (ed ex presidente) Nicola Biscotti, che ha sempre benedetto il modello di business dell’azienda tedesca, con la quale aveva iniziato a collaborare tre anni prima.

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Un 2018 tra autobus elettrici e rotaia

Il 2018 di Flixbus porta con sé l’inizio di una coraggiosa sperimentazione: viaggi a lunga distanza con autobus elettrici. In Francia e Germania entrano in circolazione, rispettivamente, uno Yutong Ice 12 e un Byd C9, entrambi di fabbricazione cinese. A mollare gli ormeggi è un progetto coraggioso, che vede per la prima volta un operatore di autobus a lunga percorrenza mettere alla prova gli autobus elettrici, una tecnologia che, per ragioni di autonomia e di necessità infrastrutturali, è ritenuta avere un futuro luminoso nel breve termine in ambito urbano.

Diventa realtà anche il progetto Flixtrain: Flixbus investe nella rotaia. L’annuncio ufficiale è arrivato il 6 marzo 2018, ma l’antefatto risale al giugno precedente, quando Flixbus ha registrato in Germania una controllata dal nome, appunto Flixtrain. Il crisma dell’ufficialità racconta di una nuova offensiva lanciata da Flixbus nei confronti di Deutsche Bahn, ora che il mercato tedesco delle ferrovie è stato deregolamentato. In una prima fase, la novità è operativa solo in Germania. Ma la Francia è già nel mirino.

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E la primavera 2018 ha visto il debutto sul mercato statunitense. La startup tedesca ha lanciato il 15 maggio 2018 le prime linee a Los Angeles e dalla West Coast verso l’interno del Paese. Pierre Gourdain, direttore generale di Flixbus negli Stati Uniti ha dichiarato che il suo gruppo «Vuole diventare il vettore locale di L.A. Questa è un’avventura che mi affascina molto. Dopo aver soggiornato alcuni mesi negli Usa, sono tornato in Germania e ho detto ai miei colleghi che la West Coast sarebbe diventata il nostro più grande mercato e quello dove troveremo clienti più velocemente. E così siamo partiti». La campagna americana di Flixbus parte di gran carriera grazie a una flotta di 17 autobus di otto società partner diverse. La Russia potrebbe seguire.

Il clamoroso accordo Flixbus – Baltour

Torniamo a percorrere la storia di Flixbus in Italia. Nell’ottobre 2018 viene siglata la partnership che spariglia le carte in tavola (anticipata da Autobusweb). Flixbus e Baltour siglano un accordo e segnano un passo significativo per la crescita del trasporto su gomma in Italia. «Era una guerra impari, abbiamo deciso di non combatterla», le parole di Agostino Ballone. Al network Flixbus si aggiungeranno tutte le tratte nazionali ed internazionali del Gruppo Baltour, incluse quelle del brand Eurolines Italia.

Un accordo che si traduce nello sbarco di Flixbus in Sicilia, ultima regione (Sardegna esclusa) rimasta fuori dalla rete, proprio grazie al “cambio di colorazione” delle corse precedentemente operate da Baltour. Del resto, il 2018 è anche l’anno dell’arrivo in Calabria, grazie alla partnership con Ias e Romano. Nel 2019 è il turno del debutto in Sicilia, ultima regione rimasta esclusa dal network di Flixbus in Italia. L’ingresso in Sicilia è legato alla partnership con Ibla Tour e Fratelli Patti Autolinee.

Sempre 2019 è datata una nuova, ingente acquisizione: Flixbus ha completato l’acquisizione dei brand Eurolines ed Isilines. Le trattative con il gruppo Transdev, proprietario dei due marchi di servizi in autobus su lunga distanza, si sono concluse giovedì 2 maggio. La decorrenza è 30 aprile. A inizio marzo era circolata la notizia dell’inizio delle trattative per l’espansione del gigante verde arancio. I dettagli finanziari sono mantenuti sotto riserbo.

Flixbus Marozzi, il matrimonio pugliese

Flixbus e Marozzi hanno stretto un accordo commerciale a fine 2019, in base al quale, a partire dal 2020, i collegamenti da e per la Puglia effettuati da Marozzi vengono garantiti da Flixbus. 

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2020, Flixbus e la pandemia Covid

Flixbus ferma gli autobus in tutto il mondo

Il ‘cigno nero’ irrompe in Europa tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera 2020. Inutile riepilogare provvedimenti e cronologia. Sta di fatto che ad aprile Flixbus annuncia la sospensione dei collegamenti in tutto il mondo, a seguito delle restrizioni di viaggio imposte dai diversi governi a causa dell’emergenza Coronavirus (COVID-19).

La polemica sui ristori e la ripresa delle attività

“Nel delineare le strategie della fase due, il governo ha dimenticato il settore del trasporto su gomma a lunga percorrenza“. È il ‘j’accuse’ lanciato da Flixbus Italia, per bocca del managing director Andrea Incondi, un mese dopo. Il 3 giugno gli autobus verde arancio tornano in servizio in Italia, due settimane dopo in Europa. Durante l’estate 2020, a causa delle norme sul distanziamento, il gruppo è costretto ad annullare 5mila prenotazioni.

Intanto divampa la polemica sul DL Rilancio. “Servono misure di supporto alla ripresa”, tuona Flixbus, in inedita alleanza con l’operatore tpl internazionale Transdev.

2021, una schiarita?

Il 2021 regala uno schiarirsi delle prospettive per il turismo. “La sostenibilità come chiave per la ripartenza del turismo”: lo sottolinea Flixbus, sulla base dello studio “Il viaggiatore green”, commissionato proprio dal gruppo verde arancio all’istituto di ricerca Squadrati. Risultato? Esiste in Italia una comunità di viaggiatori responsabili disposti ad accogliere la sfida di una rivoluzione ecologica nella mobilità.

La rete italiana viene potenziata a partire dalla primavera. Il 25 maggio le città collegate in Italia da Flixbus superano quota 200.

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2022: ancora strascichi della pandemia

Ad inizio 2022 la frenata: a causa dell’aggravarsi della situazione pandemica e del calo nelle prenotazioni a essa correlato, Flixbus taglia del 30% l’offerta in Italia, già sensibilmente ridotta rispetto ai livelli pre-Covid. «Ci aspettiamo più attenzione da parte del governo», tuona Incondi nell’aprile 2022. Ma questa volta l’imputato non è il Covid ma la crisi energetica acuita dalla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina.

Non mancano le grane: il Tar del Lazio esclude illegittimità nel provvedimento con il quale nel febbraio 2021 l’Antitrust ha sanzionato con 1,5 milioni di euro Flixbus, accusata di due pratiche commerciali scorrette.

Le condotte valutate e sanzionate dall’Autorità si sarebbero concretizzate principalmente nell’aver continuato a vendere titoli di viaggio durante il periodo marzo-giugno 2020 (mesi in cui la circolazione dei cittadini era molto limitata a causa del Coronavirus) nonostante i vari provvedimenti governativi per frenare l’epidemia avevano determinato la scelta di annullare le corse, nonché nel non aver prestato adeguata informazione e assistenza una volta venduti i biglietti.

Flixbus e la transizione energetica

Dopo aver introdotto bus elettrici nel 2018, il 2021 vede l’avvio di una sperimentazione all’insegna del biogas.  il primo autobus a bioCNG (firmato Iveco) collega Amsterdam e Bruxelles, mentre un mezzo a bioLng (firmato Scania) unisce Stoccolma ed Oslo).

Entro il 2024, FlixBus punta a lanciare i primi bus a idrogeno verde sul lungo raggio in Europa: il gruppo ha annunciato nel 2021 l’avvio del progetto progetto HyFleet, fondato sulla collaborazione tra FlixMobility, Freudenberg Fuel Cell e-Power Systems e ZF Friedrichshafen AG, che riguarda la realizzazione di un sistema di celle a combustibile ad alta prestazione per autobus a lunga percorrenza, per garantire, in futuro, soluzioni di mobilità a zero emissioni sulle lunghe tratte. Una collaborazione con Freundenberg era già stata annunciata nel 2019.

Nel 2022 viene poi inaugurata la linea a biodiesel di colza più lunga d’Europa. Tra Brest e Grenoble entrano in servizio due mezzi double-decker Volvo Bus 9700 alimentati a biodiesel da colza Oleo100, prodotto in Francia da Saipol (Avril Group).

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Tornando in campo ‘zero emission’, le strategie di Flixbus (ma sarebbe meglio dire del gruppo Flix, che presiede alle attività bus e treno), guardano anche all’elettrico a batteria. Viene siglato con Daimler Buses un accordo per sviluppare una tecnologia ad alta prestazione capace di supportare l‘elettrificazione degli autobus a lunga percorrenza, con l’obiettivo finale di disporre di autobus full electric operativi all’interno della rete FlixBus.

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