di Gianluca Celentano (conducente bus)

La notizia arriva dal sito web di Repubblica dove la collega Carmela Gentile, 43 anni e dipendente della Anm di Napoli, spezza una lancia contro i pregiudizi che in questo paese sono ancora troppo radicati. In diverse situazioni durante il suo turno di linea, Carmela ha apprezzato la compostezza dei passeggeri extra comunitari a bordo del proprio bus e in qualche occasione, come riporta l’articolo, ha avuto modo anche di intermediare con intelligenza verso le incomprensioni nate a bordo vettura tra cittadini stranieri e italiani.

Certo non si può fare di tutta l’erba un fascio, alla luce delle gravi notizie di cronaca che riportano aggressioni a conducenti e controllori, fatto sta che non sono isolati i casi dove, ad esempio, i giovani italiani, magari durante una gita scolastica a bordo di un autobus, perseverano in comportamenti palesemente ineducati nei confronti del conducente; tutti aspetti che fanno discutere quando si vuole sentenziare sulla tipologia e sulla provenienza del passeggero.

Quello di Carmela è stato un atto di coraggio di grande spessore, in particolar modo perché parte da una donna, una collega, che per passione ha scelto un lavoro duro spesso incompreso, dove i pregiudizi sulla strada sono all’ordine del giorno, magari anche verso il genere femminile.

In ambito mediatico le discussioni sono rapidamente fomentate, come si può immaginare, ma è la sicurezza a bordo dei mezzi il punto cardine delle discussion. Un tema che non ha ricevuto ancora risposte convincenti. E’ corretto sottolineare che molte aziende investono parecchio per la sicurezza – vedi modifiche posto guida – ma al tempo stesso le politiche economiche della moderna austerity, al di là dei proclami, non certo vanno in una direzione incoraggiante per i comuni meno virtuosi.

L’importanza della sicurezza. Ma lo stipendio?

Infatti, se la violenza verso il personale è tra le problematiche più attuali, forse dovrebbe far riflettere un altro aspetto poco piacevole, ovvero quando l’autista non riceve lo stipendio. Tra le varie situazioni alla cronaca dei quotidiani, c’è il caso del collega M. di Roma 43 anni, conducente di turismo e di Open Bus, un servizio in appalto. Stando alle notizie del collega, la società esercente non avrebbe ancora provveduto regolarmente al pagamento del personale. L’uso del mezzo pubblico è molto più diffuso all’estero, anche nei paesi extra Cee, dove possedere un’auto non è una consuetudine, un aspetto che segnala una maggior abitudine nel viaggiare collettivamente rispettando il prossimo, conducente compreso s’intende.

Regole e investimenti

È altrettanto vero che, come gli italiani, ci sono anche stranieri poco rispettosi delle regole, violenti e senza biglietto; tuttavia sul piatto della bilancia andrebbe portato il fatto che gli stranieri regolari generalmente non riprendono con il loro smartphone il conducente per il quale hanno il dovuto rispetto, o segnalano all’azienda presunte inefficienze durante il servizio. Un aspetto non di poco conto se consideriamo l’abitudine italiana, dai connotati abbastanza ipocriti, di polemizzare su tutto. Da portare sotto i riflettori sarebbero i drastici ridimensionamenti economici verso trasporti – manutenzione compresa – e infrastrutture, una scelta che in taluni casi avvantaggerebbe il franchising piuttosto che gli sforzi e le responsabilità delle più piccole partecipate del tpl o privati in concessione del servizio.

Preconcetti anche verso i conducenti

A fronte dei numeri in parte incoraggianti (per quanto opinabili) sulle assunzioni, sono proprio i colleghi più maturi a pagare maggiormente l’esclusione dai concorsi nel tpl. Probabilmente un po’ più di garantismo anche da parte delle aziende sarebbe d’obbligo in questo periodo d’emergenza lavorativa. Dal versante opposto, tra gli assunti, non sono pochi i colleghi che accusano una qualità lavorativa non all’altezza delle aspettative, dove l’autista risulta troppo spesso come il carnefice responsabile di ogni inefficienza.
Quindi si potrebbe concludere affermando la necessità di maggior sicurezza, tutele e una mentalità più moderna con retribuzioni e orari che limitino la precarietà? Questi forse saranno i punti dove concentrare l’intenso lavoro delle parti sociali per una mobilità futura del tpl che guardi anche all’autista.

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