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di Gianluca Celentano

Ho spesso resistito nel voler pubblicare un’articolo in merito alla delicatezza della viabilità sulle strade italiane, o meglio nella convivenza del traffico nelle grandi città, tuttavia come autista di pullman da ormai 25 anni e addetto all’istruzione e insegnamento presso le autoscuole, vorrei, se me lo permettete, evidenziare qualcosa in base alla mia esperienza nel settore.

Quotidianamente potrei stilare lunghe liste di comportamenti e abitudini scorrette da parte degli utenti della strada che ahimè, spaziano in primis dall’uso scorretto delle corsie di marcia, al tagliare la strada ai veicoli pesanti, all’uso degli smartphone alla guida ma anche dall’incoscienza dei molti passeggeri che per la fretta scendono da un bus in fermata, passando magari davanti a quest’ultimo anziché dietro per attraversare la carreggiata mentre sopraggiungono altri veicoli. Infatti è possibile attraversare la carreggiata anche davanti al pullman, qualora però vi sia un attraversamento pedonale, ove il codice della strada obbliga i veicoli sopraggiungenti a moderare la velocità, non effettuare sorpassi e, all’ occorrenza fermarsi. Non per ultimi, vi sono spesso indicazioni inappropriate che ingannano l’autista con poca malizia e non solo, conducendoli in zone da “incaglio”. Esperienza psicofisica tremenda per il conducente. Veicoli in doppia fila e fenomeni di marcia contromano sono all’ordine del giorno, nonostante gli sforzi e le risorse non ottimali per gli addetti ai controlli.

Ma veniamo a noi, agli autisti; se da un lato l’uniformarsi all’Europa, ha riportato a scuola guida in forma retroattiva e opinabile tutti i conducenti professionisti muniti di Cap, oggi CqC, poco è stato fatto in termini di informazione con l’introduzione del nuovo codice della strada, DL 30.04.1992. In quel periodo probabilmente le priorità nei notiziari erano altre. Cito ad esempio, l’impiego della corsia più libera a destra che è spesso motivo di confusione per gli automobilisti legati al vecchio codice, ovvero corsie in funzione della velocità.

La figura dell’ autista professionista, spesso è relegata ad immagini e caricature buffe e colorite, ricordo ad esempio un film di Giancarlo Giannini, molto simpatico peraltro. Tuttavia oggi sono sempre meno realistiche con la professionalizzazione del settore, che mi auspico prosegua sempre più distribuendo però certezza e uguaglianza di diritti e trattamento salariale. Parliamo infatti di autisti, quindi di veri e propri tecnici della conduzione del veicolo pesante stradale sia esso adibito a persone o merci. In aula, ad esempio, ricordo sempre ai miei allievi, che un autista non è mai “bravo” ma ricco d’esperienza maturata quotidianamente. I video compilation di youtube sugli incidenti stradali, sono spesso provenienti da paesi del 3° mondo, dove non vi sono regole, formazione adeguata e cultura della prevenzione.

Spesso in Italia, osserviamo veicoli furgonati, conducibili con patente B ma notevolmente assimilabili a veicoli “pesanti” che commettono gravissime infrazioni e sovente chi li conduce neppure comprende d’aver commesso qualche irregolarità. Attribuisco fondamentalmente questo fenomeno a due realtà su cui interrogarsi: conducono un mezzo “pesante” con la naturalezza di una semplice autovettura ed è assente una responsabilizzazione professionale. In termini generali aggiungo quindi che il rilascio di un titolo di guida, non dovrà essere associato ad una sorta di “diritto acquisito” ma il risultato di una vera e neutrale selezione.

In tema poi di ottimizzazione delle risorse, incentivi e meriti, le aziende potrebbero valorizzare il personale alla guida con titoli d’esperienza e di istruttore per periodici refresh e aggiornamenti del cqc. Se vogliamo parlare di Europa, soprattutto di quella più virtuosa, tutto ciò che ho posto è realtà e sotto certi aspetti anche di reciproco rispetto verso il prossimo. Spesso ho interessato le istituzioni governative per una “pubblicità progresso” indirizzata agli automobilisti ma non sempre si ricevono rassicurazioni e concretezze.

Rimango sicuro nel concludere, che una giusta meritocrazia nel lavoro e una garanzia e sicurezza a prescindere sullo stesso, possa realizzare personale ancor più al passo con i tempi, mi auguro che il registro delle cose cambi davvero verso, anche perchè le “scorrettezze automobilistiche” sono contagiose e portano emulazione.

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