Insieme alle spinose problematiche di sopravvivenza del settore, è la carenza autisti la crisi da risolvere, una crisi che probabilmente si poteva prevedere. Infatti le retribuzioni sono ferme da troppo tempo e l’impegno giornaliero di un autista può arrivare con facilità a 15 ore. Questi sono i principali elementi che allontanano i giovani dalla professione e creano malcontento tra chi la professione la svolge da anni. Diversi colleghi, inoltre, non possono fare a meno di fare confronti con quello che avviene in altri paesi Ue.

In realtà tutto il mondo del lavoro che ruota attorno ai servizi versa in situazioni analoghe, ma per il momento qualcosa di buono c’è: il nostro comparto, grazie alla stampa e alle associazioni di settore, dispone di un grande riverbero mediatico. Analizzando autorevoli pagine web, Austria e Germania sono all’apice delle retribuzioni lorde che partono da 1800€ arrivando in Austria, la più virtuosa, fino a 2800€, grazie a una pressione fiscale inferiore. La Francia (fonte Insee, Istituto nazionale della statistica e degli studi economici) si colloca poco sopra l’Italia, mentre la Spagna appare molto simile a noi, seppur con un costo della vita inferiore. La Grecia, fanalino di coda, si posiziona con una media di 600€ netti mensili. Facendo una media (esclusa la Grecia), i risultati sul netto non si discostano in realtà di molto dal “paramentro 158 autoferro”. L’elemento da considerare per chi sceglie di trasferirsi in paesi Ue per fare l’autista, è il costo della vita e degli affitti. In Italia a parità di retribuzione nazionale c’è un ampio divario tra le regioni.

Previsioni di welfare condiviso e qualità di vita

L’aspetto verso il quale bisognerebbe investire potrebbe essere un welfare sociale (che diverse società hanno già sperimentato) in attesa di quelle concrete defiscalizzazioni sulle trattenute in busta paga in grado di tener testa al caro vita. Meno costi per le società significa buste paga più pesanti, più autisti e quindi più spazio per la vita privata. Indagando sul web ho compreso che la vita dell’autista in altri stati risulta senz’altro migliore, più rilassata e ordinata, con viaggiatori più rispettosi verso la professione, ma non è necessariamente più ricca. Qualche titolare di medie e piccole società sostiene di elargire una paga base dignitosa e di incrementarla notevolmente in base alle capacità e all’impegno. In assenza di fondi e rinnovi del CCNL siamo quindi di fronte ai contratti ad personam?

L’incontro con Riccardo Verona, Bus Turistici Italiani

Ho voluto conoscere Riccardo dopo aver letto e condiviso un suo recente articolo. Oltre l’allarme verso una politica lontana dalla realtà, dove ricordiamo è la coperta economica a essere corta, Verona è perentorio: “Oggi, siamo chiamati a combattere altre due grandi sfide dopo la pandemia, il caro carburante e la consistente mancanza di autisti: ne mancano all’appello almeno ottomila”. Infatti il comparto bus turistici che opera con la legge 218/03 è stato escluso dell’aliquota agevolata 2003/96/CE sulle accise del gasolio commerciale. Una doccia fredda se consideriamo che è applicata in altri settori del trasporto. Il presidente di AN.BTI – Associazione Nazionale Bus Turistici Italianicontinua affermando che chi esercita Tpl o linee ha necessità differenti dal noleggio (forse la politica non lo sa?) dove non ci sono risposte, neppure per il rinnovo del CCNL. Sono aumentate le responsabilità dei conducenti e i costi per i tak digitali, corsi Cqc, e le spese dei parcheggi, oltretutto spesso lontani e senza servizi per i conducenti. Riccardo Verona punta il dito anche su come oggi venga sottovalutato l’autista professionista, a differenza di un capotreno o un capitano di natante, ad esempio. Sostiene a ragion veduta che oggi l’autista dev’essere una sorta di “Bus manager”, viste tutte le responsabilità che le vigenti normative gli hanno fatto piombare addosso. Lancia anche una sonora stoccata alle scelte suicide del legislatore per le piccole società dove non sono previsti sussidi economici, ma viene imposta perentoriamente la sostituzione di lussuosi e ben funzionanti torpedoni. Interessante per incrementare la motivazione dei giovani è l’idea di Verona, un’idea che anch’io ho sempre sostenuto, di andare a parlare del nostro lavoro direttamente nelle scuole superiori. L’autista non è solo due mani sul volante, ma anche una persona con una dignità e una vita privata e il suo lavoro non solo è socialmente utile, ma anche di grande responsabilità.

Le responsabilità: non basta essere “politically green”

Se in taluni casi è un taccagno e avido imprenditore a scontentare l’autista, il versante delle responsabilità è più ampio. Al vertice ci sono le responsabilità economico finanziarie di una politica che sembra non conoscere il mondo dei trasporti, nonché una passata eccessiva tolleranza nelle concertazioni che oggi presenta il conto. D’accordo verso un cambio di passo nei confronti di una mobilità sostenibile, ma bisogna anche avere il coraggio di ammettere che non esistono solo le onerose spese per gli autobus elettrici o l’assurda quanto ferrea guerra ai pullman euro 5. Servono importanti risorse emergenziali per le medie e piccole società, motori pulsanti e supporto alla mobilità del paese che si fa finta non esistano.

Più volte ho riportato un provocatorio quanto semplice dilemma: meglio 56 automobili sulla strada o 56 persone su un autobus? Il concetto suona un po’ come un autogol per Majorino, aspirante candidato alla presidenza della regione Lombardia, come riportato nella notizia del 22 gennaio da “Il Giornale”. La proposta, appoggiata dal sindaco Sala, si riferirebbe a un inasprimento delle tariffe legate alle lunghezze dei bus turistici diretti in area C, la cerchia centrale di Milano. Gli aumenti sfiorerebbero i 170 €. Va da sé che vessare di costi le società o attaccarsi appositamente a una virgola fuori posto per staccare una sanzione, si traduce in costi di noleggio maggiori, meno competitività e meno guadagno per l’autista. Un’altra iniziativa che si traduce in una contraddizione ecologica da parte di chi sostiene fanaticamente il green senza conoscere il comparto trasporti né il dramma del lavoro e delle famiglie.

di Gianluca Celentano (conducente bus)

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