Seguire il mondo degli autobus significa spesso raccontare la passione, la goliardia e la dignità silenziosa del mestiere dell’autista. Ma non sempre ci si può limitare agli aspetti più leggeri. Ogni tanto la cronaca impone il suo ritmo coinvolgente ed emotivo, pur con un passaggio scomodo ma necessario: gli incidenti.

Oltre le emozioni

Nonostante l’impatto mediatico di alcuni tragici eventi – come l’incidente di Marghera del 2023, costato la vita a 22 persone – l’autobus rimane, a livello statistico, uno dei mezzi più sicuri della mobilità su gomma. I dati ACI-ISTAT del 2023 parlano chiaro: su oltre 166.000 incidenti stradali registrati in Italia, solo una frazione minima ha coinvolto autobus. A livello europeo, la conferma arriva dai numeri: appena 0,07 morti ogni 100 milioni di km percorsi, contro 0,7 per le autovetture, 13,8 per moto e ciclomotori, 5,4 per le biciclette e 6,4 per i pedoni.

Negli ultimi mesi, diversi episodi hanno riportato l’attenzione sulla sicurezza del trasporto su gomma. Il 22 maggio 2025, a Marino (Roma), un pullman turistico si è sfrenato da un parcheggio finendo sulla strada sottostante, mentre nello stesso giorno a Lomazzo (Como) un bus con 27 bambini ha tamponato un camion in galleria, causando il decesso di una maestra. A marzo, a Torino, un mezzo è precipitato nel Po, con l’autista deceduto, e a Brescia un pullman ha colpito un albero provocando una vittima e numerosi feriti. Ancora prima, a Ferrara uno scuolabus è finito in un fossato dopo uno scontro, e a gennaio a Calderara di Reno uno scontro tra una corriera e un’auto ha causato venti feriti. Anche nel 2024 non sono mancati episodi gravi: dall’incendio di un bus a Reggio Emilia, fortunatamente senza vittime, agli incidenti in Molise, fino al tragico schianto di agosto ad Arezzo e al caso Flixbus sull’A1, con giovani vittime e feriti. Questi fatti sollevano interrogativi urgenti su manutenzione, formazione del personale e gestione del rischio e riposo del conducente.

Responsabilità e scelte

Malfunzionamenti, guasti meccanici, stanchezza o inesperienza sono spesso all’origine di questi episodi. Ed è qui che si apre una riflessione ben nota a chi lavora nel settore: la qualità della manutenzione e la selezione del personale sono decisive. Un tempo si andava in strada solo dopo lunghi mesi di affiancamento; oggi, per esigenze di servizio, alcune società riducono drasticamente i tempi di formazione. In qualche rara realtà ci si affida addirittura all’autoreferenzialità del nuovo assunto. Eppure, negli slogan pubblicitari non manca mai il richiamo agli “autisti con comprovata esperienza” – gli stessi poi costretti a lavorare su mezzi troppo spesso trascurati, per risparmiare sul centesimo.

Chi ha davvero esperienza – e sono tanti – finisce per pagare anche per chi, magari, si è trovato in questo mestiere per necessità, senza la consapevolezza e il supporto necessari. In questo scenario, la prevenzione si traduce spesso solo in controlli e sanzioni, ma le falle ci sono. Per ridurle servono investimenti, non solo parole.

Il futuro che serve

Serve una visione concreta. Il comparto del trasporto su gomma merita di essere valorizzato con incentivi più che oneri d’ingresso, premiando chi investe nella formazione e nella qualità. Le spese per operare in questo settore sono già molte, ma senza una politica che favorisca la crescita sana delle aziende e la tutela reale della sicurezza, continueremo a leggere storie che, in molti casi, si potrebbero evitare.

di Gianluca Celentano

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