Autisti vs guida autonoma: chi guiderà davvero il futuro?
L’industria dell’autobus e il mondo della mobilità urbana è vicina alla rivoluzione della guida autonoma? Se lo chiedono – preoccupati – migliaia di conducenti, mentre in diverse città del mondo si testano autobus driverless. Sperimentazione dei bus autonomi I veicoli autonomi sono in fase di test in molte metropoli, con progetti pilota. Ma, amici conducenti, […]

L’industria dell’autobus e il mondo della mobilità urbana è vicina alla rivoluzione della guida autonoma? Se lo chiedono – preoccupati – migliaia di conducenti, mentre in diverse città del mondo si testano autobus driverless.
Sperimentazione dei bus autonomi
I veicoli autonomi sono in fase di test in molte metropoli, con progetti pilota. Ma, amici conducenti, non temete, siamo ancora lontani da una sostituzione degli autisti. Oggi questi mezzi operano solo in contesti controllati, su percorsi limitati, a velocità ridotta e con la presenza di un supervisore a bordo, pronto a intervenire in caso di necessità.
Gli ostacoli tecnici e normativi
Per quanto la tecnologia abbia fatto passi da gigante, la guida autonoma deve ancora abbattere diverse barriere, come l’affidabilità in condizioni avverse (pioggia intensa, neve o strade dissestate o trafficate). C’è poi il tassello delle emergenze: come intervenire tempestivamente in caso di guasto o incidente? Non da ultimo, c’è l’accettazione sociale, che deve essere graduale anche nei confronti dei passeggeri, i quali devono sentirsi davvero sicuri senza un autista umano. Alla fine, anche loro si fidano più di noi!
Da conducente a supervisore?
La transizione sarà graduale ed è più realistico pensare a un cambio di ruolo, piuttosto che alla scomparsa della figura dell’autista. Il conducente potrebbe diventare un supervisore a bordo, incaricato di monitorare i sistemi e prendere il controllo in caso di necessità. Oppure un gestore della sicurezza e del viaggio, o ancora un tecnico specializzato nella manutenzione dei software di guida autonoma. Non è poi da escludere che nascano altre professioni correlate.
Sindacati e lavoratori preoccupati
La transizione spaventa molti lavoratori e i sindacati temono la perdita di ruoli lavorativi, come già avvenuto – per fare un esempio – con le casse automatiche nei supermercati. Tuttavia, il confronto con il trasporto pubblico è molto più complesso: l’autobus non è un semplice veicolo, ma un servizio che coinvolge anche l’interazione umana.
Cosa è possibile oggi e cosa dovrà attendere?
La realtà è sotto gli occhi di tutti: su corsie dedicate e protette, un veicolo autonomo può già operare, ma la flessibilità di un autobus guidato resta ineguagliabile. Un dato interessante arriva dal settore dei camion a guida autonoma. Recentemente Volvo ha stretto un accordo con Waabi, dopo la partnership con Aurora nel 2021, per produrre truck autonomi in Virginia entro il 2030. La startup utilizzerà l’intelligenza artificiale per aumentare la sicurezza; un settore che cresce rapidamente, con test già in corso negli USA e in Cina e finanziamenti per 280 milioni di dollari da parte di Volvo, Nvidia e Uber. Semmai, la vera sfida contemporanea, è (come) rendere appetibile il trasporto collettivo con i bus.
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L’America non è l’Italia
Se (alcuni) camion autonomi potrebbero avere successo sulle lunghe e rettilinee autostrade americane, le strade europee rappresentano tipologie di viabilità ben diverse. La complessa rete viaria italiana, fatta di curve strette e traffico intenso, metterebbe in crisi anche il software più avanzato. Provate a pensare alla Costiera Amalfitana o alle gite in Liguria, piuttosto che al traffico nelle metropoli nelle ore di punta.
O ai semplici ed elementari monopattini irrispettosi. Per questo, sia nel noleggio turistico, sia nel tpl, il ruolo dell’autista rimane centrale. Piuttosto che scomparire, la professione potrebbe arricchirsi di nuove competenze tecnologiche, mentre i veicoli autonomi verranno impiegati in scenari più elementari: navette (shuttle) dal punto A al punto B. L’avanzata tecnologica verso gli androidi – dai robot di Tesla e Boston Dynamics ai progressi dell’IA generativa – è ancora in una fase di sviluppo e ricerca, seppur affascinante. Per raggiungere una società in cui la guida autonoma abbia un ruolo predominante, sarebbe necessario robotizzare e automatizzare l’intero ecosistema circostante. Un processo complesso che, realisticamente, non potrà realizzarsi nel breve o medio termine.
L’uomo al centro
Se c’è un settore in cui l’automazione farà passi avanti a bordo dei nostri autobus, è quello della sicurezza: sensori avanzati e sistemi di assistenza ridurranno lo stress e la fatica degli autisti in sinergia con i moderni sistemi di propulsione. Appurato questo dato, è anche vero che nessuna tecnologia, per ora, ha risolto il problema dell’aggressività dei passeggeri o della gestione dei conflitti a bordo. Piuttosto, un lungo lavoro dovrà essere svolto nell’investimento verso la società, i servizi e le infrastrutture, elementi principali per far percepire la vicinanza delle istituzioni al cittadino riducendo frustrazione e aggressività. Ritengo più probabile, ma a lungo termine, che sia il cielo a ospitare droni-taxi per uomini d’affari, ma anche lì restano nodi da sciogliere. Dove atterreranno? In mezzo a una piazza trafficata? Per ora gli autobus (per come li intendiamo noi conducenti) a guida autonoma restano un’ipotesi futuristica affascinante più che una realtà. E chi teme la fine di questa professione può stare tranquillo: il settore dei bus ha ancora bisogno del fattore umano. Quindi, l’abbiamo più volte ripetuto, l’autista non è un mestiere destinato a scomparire.
di Cristian Guidi