Mascherina non più obbligatoria sugli aerei, dove è ormai solo raccomandata, ma ancora obbligatoria per chi viaggia in autobus e treni. Perché? Se lo chiedono (anche) Agens, Anav e Asstra, che rappresentano le imprese del trasporto pubblico locale e una componente qualificata dell’intero settore dell’autotrasporto passeggeri, che protestano per quella che definiscono essere una “grave sperequazione tra soluzioni di mobilità”.

Le associazioni esprimono forti preoccupazioni sulla decisione del Governo di mantenere l’obbligo di indossare dispositivi di protezione personale solo a bordo di autobus e treni adibiti a servizi di trasporto collettivo. Si tratta, scrivono, di una “decisione incoerente con quadro aperture generalizzate con riflessi negativi su traffico città, inquinamento, consumo combustibili”.

Le associazioni, che mantengono da sempre un atteggiamento intransigente e chiarissimo sul tema della sicurezza in generale e sul tema anti-covid in particolare, osservano che l’obbligo delle mascherine sembrerebbe rimanere solo per l’utenza dei mezzi di trasporto, peraltro anche con esclusione del trasporto aereo, al pari delle residenze per gli anziani e degli ospedali, escludendolo in tutti gli altri luoghi, anche al chiuso.

“Ribadendo la nostra convinzione circa l’assoluta importanza della cautela richiesta nel mutevole contesto emergenziale – evidenziano ancora Agens, Anav e Asstra –, mantenere l’obbligo di indossare una mascherina FFP2 a bordo dei mezzi del trasporto collettivo rischierebbe di generare inevitabili ricadute negative sull’utilizzo del servizio pubblico a vantaggio della mobilità privata con le note conseguenze in termini di circolazione e di impatto ambientale”,

“L’effetto – concludono Agens, Anav e Asstra – sarebbe quello di una inutile penalizzazione per l’industria del settore e chiediamo che, almeno in questa fase estiva, ci si limiti ad adottare, come per gli istituti scolastici, una raccomandazione all’uso delle mascherine”

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