La domanda relativa agli spostamenti è in salita, ma i livelli non sono ancora quelli pre-pandemia. E su trasporto pubblico locale, infrastrutture e sostenibilità, l’Italia è lontano dagli standard europei. È questo, in estrema sintesi, lo scenario fotografato dal 19° Rapporto Audimob a cura di Isfort.

Si ritorna finalmente alla normalità. A distanza di tre anni dallo scoppio dell’emergenza pandemica e dall’immobilismo che ha provocato riguardo la movimentazione delle persone, la domanda di mobilità appare in forte ripresa. Ma se la problematica legata alla salute è stata lasciata alle spalle (o quasi), altre criticità fanno il loro ingresso nello scenario generale alimentando un clima di incertezze: la crisi economica e dei consumi, determinata dal conflitto russo-ucraino, ha investito in pieno tutti i settori, compreso quello degli spostamenti. E poi ci sono le questioni annose e risapute, come l’età media del parco autobus, sempre troppo avanzata rispetto a quella delle altre ‘omologhe’ nazioni europee. Nel suo elaborato Isfort, l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, ha provato a tenere conto di tutte queste variabili di stretta attualità: il nuovo Rapporto sulla mobilità degli italiani, giunto alla diciannovesima edizione, infatti «cerca di mantenere un filo coerente di narrazione su come cambia il modello di mobilità degli italiani, tra derive di lungo periodo e pressioni della congiuntura, tra crisi (sanitaria) ormai alle spalle e una nuova emergenza (energetica) in pieno svolgimento».

Mobilità, le soluzioni preferite dagli italiani

I numeri registrati nel primo semestre del 2022 riflettono la sostanziale risalita della domanda di mobilità: quasi cento milioni di spostamenti giornalieri (solo nei giorni feriali). Un volume questo molto vicino alla soglia pre-pandemica con un valore di poco inferiore al 2019 (-6 per cento).  Restano invece po’ più distanti i livelli in termini di passeggeri/km (distanze percorse) con un negativo del -15 per cento.

Ma quali sono le soluzioni e i mezzi a cui si affidano gli italiani per raggiungere le proprie destinazioni? Gli spostamenti a piedi diminuiscono, anche alla luce della debole capacità delle amministrazioni locali di mettere in campo politiche adeguate al rafforzamento dello spazio pubblico e alla sua fruizione. In valore assoluto la riduzione tra il 2019 e il primo semestre 2022 è stata del 14 per cento. Gli spostamenti in bicicletta e con soluzioni di micromobilità (come i monopattini elettrici, per intenderci), incrementano invece il proprio peso, passando dal 3,3 per cento al 4,7.

Stesso discorso per le moto, che dal 2,6 per cento conquistano il 4,7. Sale nuovamente anche la quota dell’automobile fino al 64 per cento, aumentando di un punto e mezzo percentuale rispetto a quella di tre anni fa.

Un presente in ripresa

I sistemi di trasporto pubblico, di cui fanno parte bus, treni, metro, tram, sistemi a fune e via discorrendo, incluso lo sharing, stanno concretamente riconquistando fette di mercato, viaggiatori e pendolari. I valori però sono ancora lontani rispetto al passato: 7,6 per cento nel 2022 contro il 10,8 del 2019. Il crollo ha altresì interessato la parte di viaggi multimodali, il cui perfezionamento si concretizza nella quasi totalità dei casi con l’utilizzo di almeno un mezzo pubblico: dal 6,5 per cento del 2019 al 2,7 nei primi 6 mesi del 2022.

Il divario con i veicoli privati aumenta. E si ripresenta ancor di più nella fascia temporale del fine settimana. L’automobile, il sabato e la domenica, guadagna infatti quote, soddisfacendo oltre il 70 per cento della domanda (6 punti in più rispetto al valore pre-Covid), a discapito dei mezzi pubblici, con un valore di poco superiore al 3 per cento.

Le situazioni appena descritte penalizzano l’ambiente e la salubrità dell’aria. «Sintetizzando i dati di ripartizione modale nell’ottica della sostenibilità del trasporto passeggeri (dal lato della domanda), si deve sottolineare con preoccupazione che il tasso di mobilità sostenibile, strutturalmente inferiore al 40 per cento in tutta la serie storica da inizio millennio, si è pericolosamente abbassato sia nel 2021, sia nel primo semestre del 2022, scendendo sotto il livello pre-Covid (31,4 per cento nel 2022 contro il 35 per cento del 2019) – spiegano gli esperti dell’Isfort –. La combinazione tra ripiegamento della mobilità attiva, pieno recupero dell’auto e faticosa risalita del trasporto pubblico sta producendo un’uscita dall’emergenza sanitaria nella domanda di mobilità verso equilibri peggiori, sotto il profilo della sostenibilità, rispetto agli anni precedenti».

Autobus e tpl ‘rimandati’

Guardiamo Sebbene gli indici di soddisfazione dei cittadini per i diversi mezzi di trasporto siano complessivamente in via di miglioramento, la categoria ‘Autobus urbano e tram’ risulta sotto la soglia della sufficienza con un punteggio pari a 5,9. Di poco meglio la sezione ‘Pullman e autobus extraurbano’ che ottiene il 6. Meno edificante la classifica relativa alla percezione di sicurezza: le due categorie incassano punteggi bassi, rispettivamente di 4,8 e 4,6. C’è da precisare che la votazione viene  comunque condizionata dai risvolti psicologici legati alla trasmissione del virus che ha mutato, negli ultimi anni, l’intero pianeta.

Dal punto di vista qualitativo il tpl soffre certamente del ritardo strutturale nel processo di ringiovanimento del parco mezzi, in particolare quello degli autobus. L’età media dei suoi veicoli (50mila adibiti al servizio del tpl, di cui 14,6 per cento non assicurato e dunque probabilmente non circolante) è di circa tre anni superiore alla media europea: nello Stivale i due terzi degli autobus hanno oltre un decennio di vita mentre in Francia la quota di bus più vecchi si ferma al 32,8 per cento, in Germania al 35,4 e in Spagna al 57. Di contro, le significative risorse messe a disposizione dallo Stato italiano hanno favorito l’in cremento delle alimentazioni ibride o elettriche e migliorato gli standard emissivi dei motori a gasolio. Le variazioni di crescita tra metà 2021 e settembre 2022, ne sono la dimostrazione: rilevato un aumento del 41,4 per cento per gli ibridi (diesel/elettrico) e del 53 per cento per le alimentazioni a zero emissioni.

Al ragionamento va aggiunto che l’autobus resta comunque il mezzo che su strada ha minori emissioni nocive per passeggero sia rispetto ai gas serra sia agli inquinanti con effetti su scala locale, come polveri fini, ossidi di azoto e composti organici. E, poiché un tale veicolo sostituisce la circolazione di oltre 20 automobili, al di là di produrre un effetto di decongestionamento del traffico, è in grado appunto di ridurre le emissioni, il carburante consumato e l’occupazione del suolo. In termini di incidentalità autobus e tram rappresentano i vettori maggiormente sicuri: nel 2021 sono stati coinvolti in 1.842 incidenti complessivi, pari allo 0,67 per cento del totale.

Inoltre, nell’elenco degli aspetti non sfrutati o non ottimali, nell’ottica allargata del tpl tricolore, figurano la rigidità dei sistemi tariffari che, con prezzi amministrati che non seguono i principi economici di aggiornamento, toglie alle imprese uno spazio di manovra per un’offerta diversificata di servizi e per il recupero di risorse per gli investimenti, la poca diffusione dei sistemi di bigliettazione integrata e lo scarso sfruttamento estensivo delle opportunità collegate ai dispositivi di infomobilità.

Nonostante le criticità emerse e l’aumento dei prezzi dei principali carburanti (da gennaio ad agosto 2022 rispetto allo stesso periodo del biennio precedente, +35 per cento per il gasolio e +125 per cento per il metano) e dell’elettricità, esistono diverse opportunità che dovranno essere sfruttate; in primis le risorse appostate per la modernizzazione e lo sviluppo dell’intero comparto dei trasporti a partire dal Pnrr e dal Piano nazionale complementare a cui si sommano molti altri stanziamenti di fonte nazionale ed europea. Il totale ammonta a 100 miliardi di euro nell’orizzonte dei prossimi 10 anni. Una cifra che, se sfruttata in modo adeguato, potrebbe cambiare in meglio la mobilità.

di Maurizio Zanoni

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