Gli ex autisti di Amt Genova, ora in pensione, torneranno in servizio, temporaneamente, per aiutare l’azienda di trasporto (e la città) a fronteggiare l’emergenza post crollo del ponte Morandi. Il personale in servizio, infatti, non è sufficiente a garantire il servizio scolastico ad hoc affidato ad Amt dal municipio grazie a fondi ministeriali. E all’apertura delle scuole manca poco. La notizia è riportata sul Secolo XIX.

Gli autisti Amt in pensione torneranno al volante

Amt aveva affidato una selezione di autisti, che però non si concluderà prima dell’anno. Motivo per cui, ora che c’è esigenza di coprire più turni, l’azienda si è rivolta ai pensionati, con l’obiettivo di assumerne, secondo indiscrezioni, 15 per tre mesi. Spiega Marco Beltrami, amministratore unico di Amt, al quotidiano ligure: «Dopo il crollo del ponte Morandi più di un ex dipendente ci ha telefonato per chiederci se poteva rendersi utile e così abbiamo pensato di rivolgerci temporaneamente ai pensionati per il servizio di trasporto scolastico. Ci sembra anche un bel segnale per la città. Abbiamo verificato che formalmente si può fare e adesso stiamo verificando le disponibilità delle persone. Naturalmente – sottolinea – dovranno avere la patente valida e risultare idonei dopo le visite mediche a cui saranno sottoposti».

La posizione del sindacato

In ogni caso, la lodevole candidatura di ex autisti Amt, che hanno telefonato in sede proponendo il proprio intervento, è stata oggetto della risposta di Marco Marsano del sindacato Orsa Tpl, che, in base a quanto riportato su Genova Today, ha risposto: «Bel gesto quello degli ex colleghi ma non è questa la soluzione. Qua c’è da sostenere un sistema che non può reggere a lungo. La politica chiede un Tpl che faccia molto più di quello che è in grado di fare. Più servizio e navette gratuite. Però abbiamo bisogno di più personale e più bus e soprattutto di un Polo Manutentivo. Poi c’è da sperare che amministratori locali e nazionali si muovano seriamente sul fronte infrastrutturale. Genova, ma tutta l’Italia, ne ha bisogno. Mai come ora serve unità, serietà e competenze – continua il sindacalista – la strada delle privatizzazioni è fallita, deve il prima possibile cominciare la strada della buona politica, intesa come fare le cose per il bene dei cittadini e con una visione di media-lunga portata che ne tratteggi un futuro fatto di ricerca, sviluppo e ricostruzione sostenibile. Il tutto con come unica stella polare l’etica».

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