Riceviamo e pubblichiamo

Sarò un’altra goccia d’acqua in mezzo al mare, ma mi aggiungo al Signor Sebastiano Bruneo, l’autista che ha scritto la sua lettera nella speranza che qualcosa possa essere fatto per cambiare le cose prima di subito.

Non ci sono concetti da aggiungere a quanto scrive, io sono arrabbiata a dire poco, sarei stata molto meno garbata, comprendo dal profondo ogni singola parola. Io sono una testimonianza di chi vive accanto a chi fa questa vita massacrante e non mi dilungherò per ripetere quel che ha chiaramente descritto, mentre leggevo piangevo.


Sono chi aspetta uno squillo di 2 secondi per sapere che è tutto ok, per modo di dire. Sono chi lo vede consumarsi di stanchezza per quel sonno e i bisogni a comando. Sono chi sa che basterebbe poco per cambiare le cose e rendere tutto più sopportabile ed umano.

Già, caro signor Sebastiano, posso immaginare il suo lavoro e forse anche un po’ della sua vita. Mi unisco alla sua goccia sperando che si muovano onde per far cambiare la rotta. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e di lavoro non si può e non si deve morire.

La compagna di un autista di autobus

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