di Gianluca Celentano

Il caro affitti è tra le cause più frequenti delle brevi esperienze lavorative anche in grandi e prestigiose aziende del Tpl. Le spese per l’affitto di un appartamento superano facilmente i 12 euro al metro quadro, quindi anche quando si trova una buona offerta per 50-60 metri quadri, l’importo di circa 700 euro al mese rappresenta già di per sé la metà dello stipendio di un giovane autista. A correre ai ripari ci hanno pensato a volte le stesse aziende con contributi per gli affitti o offrendo alloggi per i primi periodi di lavoro. In questo contesto a Milano, come mi testimonia un conducente, esistono palazzine di proprietà aziendali con affitti calmierati. Stando alla fonte, però, l’appartamento dovrebbe essere liberato con il pensionamento dell’autista, ma questo non sembra avvenire sempre o, quantomeno, non seguire una chiara trafila che rispetti le graduatorie per i nuovi richiedenti. Sull’argomento la frase che circola di più è che la gestione sia in realtà monitorata – e gestita – da scelte  sindacali opinabili. 

La coabitazione  

Altre volte l’unica strada è la coabitazione con uno o due colleghi, aspetto non troppo semplice e dove la privacy va a farsi benedire. Diversi colleghi dividendo le spese riescono a mantenersi al lavoro alloggiando in appartamenti di tre locali, ma occorrono delle regole a proposito della spesa per riempire il frigo, delle pulizie di casa e dei turni in bagno alla mattina. Chi ha fatto il militare avrà senz’altro meno problemi, ma certamente non c’è quella tranquillità che il mestiere meriterebbe. Non bisogna poi creare tensioni che si possono trascinare dietro anche al lavoro. Anni fa, proprio a causa di una lite tra due giovani coinquilini autisti, scoppiata nell’ultima settimana di lavoro, ho offerto un posto letto a casa mia a un ragazzo di Ragusa che non sapeva come ringraziarmi. Diversamente saltavano servizio e…stipendi. 

Alloggi di rimessa  

Proprio pensando al servizio militare potrebbe essere valida l’idea di riservare una spazio nelle ampie rimesse per creare dei dormitori; soluzione assolutamente provvisoria, ma utile anche per chi, tra un turno e l’altro, preferisce un letto al sedile del bus. Ricordiamoci bene che le soste di fortuna nei piazzali non sono sinonimo e garanzia di riposo per l’autista. Come diverse società private hanno fatto da tempo, anche un mio conoscente imprenditore del noleggio ha realizzato nella sua rimessa dei mini appartamenti singoli per i suoi collaboratori. L’idea è apprezzata, soprattutto per coloro che raggiungono il nord Italia solo per fare i sei mesi della stagione del turismo.  

La privacy 

Richiedere una camera singola dopo un viaggio è un’esigenza più che legittima e comprensibile per garantire uno spazio privato al di fuori dal servizio. Non dev’esserci timidezza a richiederla: è anche un modo indiretto per far dire: l’azienda ci tiene a te, ma non è in realtà scontato che ciò avvenga. Infatti questa “modesta richiesta” influisce sui costi verso il cliente e qualche società preferisce rimanere alla soglia minima tariffaria pur di non perdere il cliente. Non mette in conto però che così facendo può perdere l’autista. Durante le periodiche gite per conto di istituti religiosi, l’autista era alloggiato in uno stanzone insieme al gruppo finché qualche collega ha sottolineato il problema richiedendo una stanza tutta per sé, peraltro disponibile. Il concetto di sicurezza riguarda anche il tipo di sistemazione notturna del conducente; provate a pensare come può usufruire di un sonno riposante se nella camera vicina c’è una rumorosa scolaresca che fa chiasso fino a notte tarda oppure se, condividendo una stanza con un collega, questo rientra per turno in piena notte quando gli altri riposano.

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