INCHIESTA / Il rapporto Anav sugli impatti Ztl per i bus turistici: che confusione!
Ztl, ovvero il calvario per gli operatori dei bus turistici. Burocrazia infinita, restrizioni e costi elevati hanno un impatto negativo per il settore. E così l’autobus, nonostante sia il mezzo meno inquinante, risulta il più penalizzato… Le Ztl (zone a traffico limitato) servirebbero per salvaguardare territori e popolazione da ingorghi e veicoli, ma l’assenza di […]

Ztl, ovvero il calvario per gli operatori dei bus turistici. Burocrazia infinita, restrizioni e costi elevati hanno un impatto negativo per il settore. E così l’autobus, nonostante sia il mezzo meno inquinante, risulta il più penalizzato…
Le Ztl (zone a traffico limitato) servirebbero per salvaguardare territori e popolazione da ingorghi e veicoli, ma l’assenza di un’impostazione generale da seguire ha lasciato aperta la porta alla stesura di una moltitudine di regolamenti comunali, tutti diversi tra loro, che rendono ardua l’organizzazione dei viaggi turistici in bus. È il caos. La vicenda, già intricata di per sé, non è manchevole di un ‘italico’ paradosso. L’autobus, si sa, costituisce il mezzo meno inquinante, eppure è quello che deve affrontare i costi più elevati per entrare nei centri urbani. E nelle grandi città turistiche il ‘ticket bus’ è tendenzialmente maggiore dell’imposta di soggiorno. Qualcosa non quadra. Il tarlo lo mette il primo rapporto Anav ‘Bus turistici e Ztl: una convivenza possibile?’ che, presentato alla Borsa Italiana del Turismo (Bit) a Fiera Milano, descrive le enormi difficoltà che incontrano gli operatori dei bus turistici.Â
Tariffe Ztl bus? A sentimento
Attualmente gli enti comunali hanno la possibilità di richiedere il pagamento di una determinata somma per l’ingresso o la circolazione dei veicoli nei propri confini. Infatti sono diversi, in tutto il territorio nazionale, quelli che applicano sistemi di tariffazione per gli autobus che svolgono servizi di trasporto commerciale non soggetti a obblighi di servizio pubblico, in primis per quelli turistici. Gli schemi tariffari sono eterogenei e contemplano molteplici categorie: alimentazione e/o classe ambientale, lunghezza/numero di posti, alta o bassa stagione, acquisto online o presso check-point, giornaliero/plurigiornaliero o a tempo nell’arco di una giornata. Di fronte a cotanta scelta, ogni località stabilisce i propri prezzi, provocando confusione negli operatori. Roma, ad esempio, ha tre Ztl bus (A, B e C) e presenta tariffe variabili in base alla lunghezza del mezzo e alla modalità di acquisto: i costi del permesso giornaliero variano da un minimo di 289 euro (acquisto online per bus fino a 8 metri) fino a un massimo di 720 euro (acquisto presso check-point per bus oltre 8 m). Un carnet da 300 ingressi vale tra 63.150 e 78.950 euro. Non sono previsti rimborsi in caso di mancato utilizzo. Non è finita, ogni operazione di cambio mezzo, targa, ragione sociale costa 150 euro. A Firenze ce n’è per tutti i gusti: 17 tipologie di permesso oneroso. Costi? Un bus a gasolio di classe Euro VI con permesso ordinario G varia da 235 (bus fino a 8 metri) a 315 euro (oltre 8 mt) per un permesso giornaliero. E da 57.105 (fino a 8 mt) a 76.545 euro (oltre 8 m) per carnet con 300 permessi. Complessivamente sono oltre 50 le città dello ‘Stivale’ che utilizzano questo strumento con l’obiettivo dichiarato di ridurre le emissioni inquinanti, salvaguardare il patrimonio artistico e tutelare i cittadini.
Autobus, il più segnato dalle Ztl
Il gettito complessivo annuo dei ticket bus riferibile alle città principali, mete del turismo nazionale e internazionale, è stimabile in circa 50 milioni di euro, per una stima totale di circa 100 milioni di euro. Soldi che si vanno ad aggiungere agli oltre 950 milioni derivati dalle imposte di soggiorno. Analizzando lo storico, si evince che il poker delle grandi mete turistiche (Venezia, Milano, Roma e Firenze) ha lo stesso trend: i flussi turistici 2023 sono in linea con quelli del 2019, ma le vendite dei permessi sono in calo. «Per un’impresa che svolge attività di trasporto turistico soprattutto in Italia avendo, in prevalenza, come destinazioni le grandi città d’arte, il costo dei ticket sui bilanci aziendali può essere una voce rilevante – si legge nel rapporto Anav -. Nell’ambito del singolo viaggio l’incidenza può essere superiore: soprattutto nei transfer su brevi distanze verso le città con tariffe più elevate l’incidenza può arrivare al 35-40 per cento del prezzo». La stranezza è che nelle grandi città d’arte l’importo del ticket bus risulta tendenzialmente sempre superiore a quello dell’imposta di soggiorno. E per i turisti che viaggiano in autobus i prelievi complessivi appaiono almeno doppi rispetto ai turisti che utilizzano altre modalità di trasporto (treni, aerei, autovetture/van fino a 8 posti). Vince, nella ‘classifica di chi è meno tassato’ il turista che viaggia con mezzo diverso dall’autobus e non pernotta in città . Per lui, niente prelievi, nonostante possa avere un alto impatto ambientale. Di contro, «considerati i coefficienti medi di riempimento dei mezzi, il bus è un mezzo di trasporto con più basse emissioni per km/passeggero». Eppure è il più danneggiato. A farne le spese è il comparto del trasporto commerciale composto da quasi 5mila imprese con circa 30.800 autobus e 35mila addetti.


Tutte le criticità delle Ztl
Sono tanti, troppi, i punti critici delle Ztl. Districarsi tra gli schemi tariffari appare compito molto faticoso. Da mal di testa. Già , perché sono diversi da comune a comune e talvolta risultano articolati e poco chiari. Per i vettori turistici ciò si traduce in operazioni eccessivamente onerose «in termini sia economici che di adempimenti burocratici (procedure da seguire, tempistiche da rispettare, documentazione da presentare, ecc.)». Il ‘bello’ è che non esistono parametri generalizzati sulla tariffazione degli accessi degli autobus nei centri urbani, quindi ogni ente locale fa un po’ come vuole, senza limite alcuno. Le imprese del trasporto e gli operatori della filiera turistica vengono escluse dal confronto. In pratica, si ritrovano di fronte al fatto compiuto, che può essere inteso, ad esempio, come l’aumento tariffario senza preavviso o senza congruo anticipo. Per non parlare del «trattamento differenziato rispetto ad altre modalità di trasporto (es. treno, vetture fino a 9 posti) non soggette ad alcun prelievo». Non è finita. I divieti e le limitazioni imposte per viaggiare fino al ‘cuore dell’urbe’ obbligano i turisti ad alzarsi dal sedile e muoversi a bordo di altri mezzi. Tale condizione, denominata tecnicamente ‘rottura di carico’, fa crollare il livello di comfort del servizio autobus, in special modo in presenza di gruppi caratterizzati da una non elevata mobilità . Tra le criticità si annoverano anche le mancanze di infrastrutture attrezzate per la sosta, adeguati raccordi con il tpl urbano, l’integrazione tariffaria con quest’ultimo e con l’offerta culturale turistica della città .Â
Il bus è la soluzione
È necessario cambiare impostazione, punto di osservazione. Così, apparirà tanto immediato quanto cristallino che il bus non è la causa della congestione del traffico e dell’inquinamento urbano bensì la soluzione. Alla luce del ruolo fondamentale che lo stesso ricopre nell’offerta turistica dei territori, è sicuramente giusto regolamentare l’accesso degli autobus nei centri cittadini, ma senza penalizzazioni e divieti ingiustificati. A tal proposito, assume prioritaria importanza «l’approvazione definitiva del decreto Mit, previsto dall’art. 7, co. 9 del Codice della Strada che – oltre ad individuare le categorie di veicoli esentati inderogabilmente dal prelievo – fissi parametri e soglie massime di tariffazione comuni a livello nazionale secondo criteri di proporzionalità e non discriminazione rispetto ad altre modalità di trasporto», così come la definizione di tempistiche puntuali per la modifica di regole e livelli tariffari.
Le proposte Anav
In chiusura di rapporto Anav elenca una serie di migliorie per superare gli ostacoli. In primis, «la definizione di politiche tariffarie basate sull’alternatività tra ‘ticket bus’ e imposta di soggiorno e che siano in grado di favorire la destagionalizzazione dei flussi turistici e gli arrivi e la sosta degli autobus in orari non di punta». L’introduzione di norme che vincolino stabilmente le risorse derivanti dall’applicazione dei ‘ticket bus’ sia a favore delle infrastrutture da realizzare oppure da riqualificare, legate alla fermata e sosta dei bus, con tanto di servizi per turisti e operatori, sia al miglioramento generale dell’offerta turistica per coloro che scelgono i ‘bisonti della strada’ per i propri viaggi. Un punto di riferimento unico, che può essere un sistema o un portale, dove trovare informazioni, regole, tariffe di accesso adottate dai comuni e siti dei gestori dei vari permessi. Fare sistema, con l’integrazione dei sistemi di mobilità urbana e con l’offerta culturale e turistica della città .     Â
Maurizio Zanoni