Un salto dal passato al futuro: il ventesimo rapporto sulla mobilità racconta l’Italia di ieri, oggi e domani, la decrescita della domanda di spostamento e del tasso di mobilità sostenibile, e la continua affermazione (ahinoi) dell’automobile sulle altre tipologie di trasporto

La costante trasformazione degli stili di vita e di consumo generata dal progresso sociale, economico e scientifico non permea il settore della mobilità, viziato da una forza di resistenza delle abitudini e dal radicamento dei meccanismi di scelta. Gli italiani, da vent’anni a questa parte, non ‘rivoluzionano’ le loro modalità di spostamento. La continuità, in questo caso, trionfa sul cambiamento. Il mito della progressiva evoluzione della mobilità, così come quello dell’espansione incessante della domanda, si sbriciola. Ma soprattutto il ‘tasso di mobilità sostenibile’ decresce. Il settore oggi arranca, e farà lo stesso domani, poiché incombe su tutto il cosiddetto ‘inverno demografico’. È questo che decreta il ‘20esimo rapporto sulla mobilità’, realizzato dall’Osservatorio Audimob di Isfort, che per la prima volta dedica spazio al passato e al futuro, non solo al presente.

Due decenni in mobilità

Se gli stili di vita e di consumo nel corso degli anni hanno subito una radicale trasformazione, i comportamenti di mobilità sono invece rimasti grossomodo cristallizzati, più o meno com’erano vent’anni fa, sia che si tratti delle caratteristiche degli spostamenti, sia dei mezzi di trasporto utilizzati, sia del lato percettivo delle valutazioni. Una riluttanza al cambiamento nella popolazione dello ‘stivale’ che risulta limitante e blocca l’evoluzione del sistema verso modelli di domanda più equilibrati e sostenibili. Lo sviluppo inarrestabile, di cui tanto si parla e che dovrebbe interessare qualsiasi ramo dell’esistenza, parrebbe appartenere a un luogo comune più che a un dato di fatto. 

Secondo l’osservatorio Audimob la dinamica della domanda è in declino, seppur in misura contenuta e a ritmo graduale. I dati esposti, riferiti al periodo 2002-2022, sono chiari: gli spostamenti effettuati dalla popolazione nella fascia di età 14 – 85 anni nel giorno medio feriale sono oscillati negli ultimi 15 anni attorno ai 100 milioni con una riduzione di oltre un quarto rispetto ai dati di inizio millennio. Lo stesso calo, seppur con un’incidenza più moderata di poco superiore al 10 per cento, si ritrova nel numero di passeggeri/km (numero di percorrenze) che si attesta attorno a un flusso di 1-1,2 miliardi/giorno.

L’analisi condotta sfata un’ulteriore credenza: la mobilità è un fenomeno eminentemente locale che si ‘muove’ non a lungo ma a corto raggio. La distribuzione degli spostamenti in classi di ampiezze mostra che il 75-80 per cento delle percorrenze si esaurisce entro i 10 chilometri. Invece i viaggi a media e lunga percorrenza (oltre i 50 km) hanno sempre avuto un peso residuo, che raggiunge il 2,5-3 per cento con una punta massima del 3,4 registrata nel 2013.

In uno scenario per lo più statico si distingue un processo di trasformazione profonda: la disarticolazione delle motivazioni di mobilità. Lavoro e studio giustificano circa il 35 per cento della domanda, ma sono le altre finalità, connesse alla gestione familiare e al tempo libero, e dunque caratterizzate da frammentazione, occasionalità e desincronizzazione oraria, a farla da padrone con una fetta del 65 per cento.

Il regno dell’auto…

Un punto saldo per gli italiani è rappresentato dai mezzi privati a motore, in particolare l’automobile. Il dominio, rispetto agli altri, è assoluto. Aggregando all’automobile la parte certamente più esigua degli spostamenti effettuati con la moto, la quota modale ‘agguanta’ in media il 70 per cento dei viaggi e l’80 per cento dei passeggeri/km. Il trend, che prende in considerazione un arco temporale che indietreggia fino al 2000, mostra un aumento della preferenza per questo mezzo. La restante quota di domanda viene spartita tra spostamenti a piedi e in bicicletta, per una quota superiore al 20 per cento, e mobilità collettiva, che da un po’ di tempo a questa parte figura in sofferenza. «Lo share modale dei mezzi pubblici aggregati – spiega il rapporto – si è mediamente attestato poco sotto il 10 per cento, con un picco positivo nel 2012 (11 per cento) e un picco negativo nel 2020 (5,4 per cento) determinato dalla pandemia, solo in parte riassorbito nel biennio successivo; in termini di percorrenze il peso della mobilità collettiva è invece molto più elevato, praticamente doppio (attorno al 20 per cento) anche se, come per la quota spostamenti, tendenzialmente in calo per effetto di una ripresa post-Covid faticosa e parziale».

Il quadro generale viene dipinto con uno squilibrio che nel tempo è anche un po’ aumentato. Così il tasso di mobilità sostenibile, misurato da Audimob, derivante da trasporti a basso impatto ambientale (come mezzi pubblici, bicicletta e pedonalità) è sceso nel 2022 sotto il 30 per cento. Storicamente non è mai stato superiore al 40 per cento circa gli spostamenti e al 30 per cento relativamente alle percorrenze. C’è stata una grande crescita della mobilità pedonale durante la pandemia, nel 2020, che ha sia compensato il crollo del trasporto pubblico sia spinto il tasso di mobilità sostenibile al suo massimo con 38,2 per cento. La fase discendente del parametro però è già iniziata e sembra non arrestarsi: nel primo semestre del 2023 è stata registrata una riduzione di oltre mezzo punto rispetto al medesimo periodo nel 2022.

«Se si pensa a quanta retorica sui temi della mobilità sostenibile ha invaso il discorso pubblico negli ultimi anni, lo scarto tra narrazione e risultati non potrebbe essere più evidente – viene riportato nero su bianco nel dossier -. Se ne conclude che nel percorso accidentato del riequilibrio modale le politiche pubbliche centrali e locali hanno necessità di un radicale cambio di marcia, nelle aree urbane come nei territori diffusi del Paese».

Il presente è con meno spostamenti

I fattori esogeni che influenzano le dinamiche della mobilità non si sono esauriti con la conclusione della crisi sanitaria. Il conflitto bellico in Ucraina, ad esempio, ha creato contraccolpi non indifferenti sui costi energetici in Europa, e il recente attacco terroristico contro Israele potrebbe a sua volta innescare nuovi aumenti a livello globale.

I dati dell’Osservatorio Audimob di Isfort permettono di scattare un’istantanea dei tempi odierni, compresi tra il 2019 e il 2023: al primo semestre del 2023 corrisponde un volume di spostamenti complessivi della popolazione 14-85 anni pari a 96,5 milioni (giorno medio feriale). Rispetto al primo semestre del 2022 si rileva una riduzione del 2,8 per cento del numero di spostamenti. Analizzando la situazione, «si può dunque dire che nel 2023 si sta verificando un assestamento dei flussi di domanda, a un livello un po’ più basso rispetto alla soglia pre-Covid». Mentre in relazione alle soluzioni di trasporto dell’ultimo scorcio temporale si evince che la mobilità pedonale non mostra segnali di recupero, quella ciclistica perde terreno, idem quella motociclistica. Cresce invece l’uso dell’automobile, che già deteneva un ruolo predominante. Il trasporto collettivo, dal canto suo, prosegue il percorso graduale di recupero, anche se i livelli sono ancora lontani dai livelli pre-Covid. Lo stesso discorso vale per il trasporto intermodale.

Un problema di gradimento

I mezzi collettivi non reggono il confronto con gli omologhi individuali nel match del gradimento. Ciò vale soprattutto nell’ambito del trasporto urbano e locale, con parziale eccezione della metropolitana. La soddisfazione percepita per autobus e tram nel biennio 2022-2023 è la più bassa tra tutte, e sfiora la sufficienza con una votazione di 5,9. Va meglio, ma appena appena, per i pullman e i bus extra urbani, il cui giudizio arriva a 6. Tra i diversi vettori quello che ‘vola più in alto’ è l’aereo con un punteggio di 7,4 nel 2022.

«Isfort, in collaborazione con Fs Research Centre del gruppo Ferrovie dello Stato, ha implementato un modello nazionale di trasporto multimodale per la stima degli spostamenti generati dai residenti italiani – illustra il rapporto -. Una simulazione della domanda di mobilità al 2030 è stata condotta a partire dalla proiezione demografica dello scenario mediano stimato dall’Istat e mantenendo inalterate le altre variabili. Le proiezioni demografiche Istat di lungo periodo indicano un generale declino demografico che passa attraverso un progressivo invecchiamento della popolazione residente, con indici particolarmente accentuati nelle regioni meridionali e nelle isole». Le previsioni sulla domanda di mobilità al 2030 dunque contemplano un calo medio contenuto intorno al 3 per cento dei volumi di spostamenti in confronto al dato pre-Covid. Che i tempi per far qualcosa di efficace, anche alla luce di quanto emerso, siano maturi? 

Maurizio Zanoni

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