Gli autobus e i coach si fanno carico dell’otto per cento del volume totale dei trasporti via terra di passeggeri in Europa, pari a 0,5 miliardi di passeggeri-chilometro all’anno. I giganti della strada sono alleati tanto preziosi quanto fondamentali per tagliare le emissioni, ma potrebbero rimanere fermi ai box: al 2028 rischiamo di trovarsi senza 275mila professionisti. E non possiamo permettercelo…

Nel ‘Driver Shortage Report 2023’, l’Iru (l’Unione internazionale trasporti stradali) pone nuovamente l’accento, e lancia un nuovo grido d’allarme, sulla cronica carenza di autisti che affligge il Vecchio continente. I dati, d’altronde, parlando da soli. O, meglio, gridano aiuto: ad oggi, in Europa mancano 105mila autisti, pari al 10 per cento della popolazione totale di autisti professionisti. E nel corso del 2023 la mancanza di conducenti è cresciuta del 54 per cento. Tanto, troppo. Il dato italiano? Nel 2023 sono scoperte 10.000 postazioni di guida (+11 per cento sul 2022).

Così come è tanto, troppo, quell’82 per cento di aziende attive nel settore trasporto persone che si dicono in difficoltà a coprire le posizioni sguarnite: il 55 per cento di loro dichiara una ‘difficoltà molto grave’ nel reclutamento, il 27 per cento una ‘difficoltà grave’. Appena il 14 per cento, invece, etichetta come ‘moderata’ la problematica e il 3 per cento una ‘difficoltà bassa’. Solamente l’uno per cento, infine, fa sapere di non riscontrare alcuna difficoltà a trovare e assumere autisti (beati loro!). Stando così le cose, alla fine del 2028 ci ritroveremo con un ‘buco’ di 275mila unità. Più che un buco, una voragine molto difficilmente riparabile.  Questo perché c’è molto poco movimento in ingresso e abbondante, invece, in uscita, vuoi per la migrazione verso il trasporto merci, vuoi per i pensionamenti. Infatti, oltre un milione e duecentomila autisti di autobus e coach andranno in pensione nei prossimi cinque-dieci anni. A fronte di un tasso di neo-assunzioni nettamente inferiore.

Il problema è particolarmente sentito per gli autobus regionali, per quelli di linea a lunga percorrenza e per quelli turistici. Il Segretario generale dell’Iru, Umberto de Pretto, ha dichiarato: «Le aziende di trasporto in tutta Europa stanno lottando per trovare autisti. I servizi vengono già interrotti a causa della mancanza di conducenti. La carenza di autisti di autobus e pullman è aumentata del 54 per cento rispetto all’anno scorso, ma ciò che è ancora più preoccupante è il basso tasso di giovani che entrano nella professione rispetto all’alto tasso di pensionamento degli autisti più anziani. La professione di autista di autobus e coach offre l’opportunità di ridurre la disoccupazione giovanile e di aumentare il numero di lavoratori essenziali. I governi e l’industria devono lavorare insieme per disinnescare questa bomba a orologeria demografica».

Il disequilibrio di genere ed età 

Meno del 16 per cento del totale degli autisti di autobus e bus turistici è di sesso femminile. La Francia è lo Stato che ha la più alta percentuale di donne al volante (25 per cento), dato peraltro superiore alla percentuale di donne che lavorano nell’industria dei trasporti. Pecora nera, invece, la Repubblica Ceca: 8 per cento. Secondo i dati Ilo (International labour organization), la percentuale di donne lavoranti in Europa (dei 27 più la Norvergia e la Svizzera) è del 46 per cento.

Un altro dato poco rassicurante è quello dell’età media della popolazione di autisti, che si attesta sui 50 anni (è di 43, invece, quella della popolazione europea lavorante). Meno del 3 per cento dei conducenti di autobus in Europa ha meno di 25 anni, mentre più del 40 per cento ha più di 55 anni. E la stragrande maggioranza (56 per cento) oscilla tra i 25 e i 55. 

I Paesi Bassi sono lo Stato con la più alta rappresentanza di giovani al volante, ma sono comunque appena il 6 per cento del totale. L’Italia, ahinoi, ha la maglia nera con un desolante 1 per cento.

Aprire all’area extra Ue

Il continente europeo ha una popolazione che invecchia (e l’Italia è tra i Paesi messi peggio sotto questo aspetto) e per questa ragione il suo bacino di manodopera potrebbe non essere sufficiente a coprire il gap di autisti. Per cui i Paesi con un’eccedenza di professionisti potrebbero contribuire a coprire il divario. Attualmente, solo il 5 per cento dei conducenti di autobus e coach nell’Ue sono cittadini extracomunitari. Secondo l’Iru, l’accesso alla professione di autista qualificato di Paesi terzi in Europa dovrebbe essere facilitato. Per non aggiungere, dunque, la questione dell’accesso alla professione: da tempo l’Iru ha suggerito la necessità di abbassare l’età minima a 18 anni per iniziare il percorso di formazione per ottenere la patente per il trasporto persone, contro i 21 o addirittura i 24 anni in alcuni Stati dell’Unione.

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