di Gianluce Celentano, conducente bus

Ai conducenti bolognesi la delibera della giunta comunale retta dal sindaco Matteo Lepore in carica dal 2021, non piace. Non piace neppure ai colleghi di altre città e fa riflettere, mentre circola in queste ore l’ipotesi che Bologna sia solo la città pilota di un progetto europeo più ampio da diffondere in altre città.

 Prima di dare spazio alle contestazioni ho voluto fare qualche ricerca nel comune emiliano giungendo alla delibera 410039/2023 per cercare di comprenderne le ragioni senza preconcetti. Il piano approvato è relativo al PPTU cioè il Piano Particolareggiato del Traffico Urbano che si ripromette nobili iniziative fra cui: la necessità di migliorare la sicurezza stradalela mobilità sostenibile e la fruibilità dell’ambiente. 

Si tratta di un’azione graduale già avviata negli scorsi anni per porsi come modello di riferimento in Italia ed Europa. I 30 km/h riguarderanno circa il 70% delle strade del centro abitato e il 90% delle arterie, quindi il perimetro più densamente abitato della città; l’asse tangenziale-autostrada, le zone residenziali esterne di Borgo Panigale-Reno, Navile e San Donato-San Vitale. 

La posizione di autisti e Ncc

Il coro del dissenso è enorme anche da parte dei colleghi tpl, in queste ore ogni tg ne parla. Sui social è Francesco Artusa, presidente nazionale di ST Sistema Trasporti a indignarsi e preoccuparsi. Decido di contattare un piccolo vettore di bus e taxi a Bologna che mi può dedicare qualche minuto prima di salutarmi per caricare un gruppo. Chiede l’anonimato, ma è molto chiaro sulle ripercussioni che la delibera inevitabilmente farà ricadere sul nostro settore. Sostiene che su tre servizi in sequenza quello centrale dovrà essere annullato perché è impossibile rientrare nei tempi a 30 km/h.

Continua dicendo che i trenta all’ora si raggiungono dopo pochi secondi e, se l’occhio è sul tachimetro, non è sulla strada. Quindi aumenta la facilità di incorrere in micro tamponamenti. Conclude con il timore di una valanga di sospensioni delle patenti. Infatti è prevista l’installazione di autovelox e di posti di controllo per il rispetto delle nuove prescrizioni, ma non è chiaro in quale percentuale questi apparecchi di rilevamento possano essere utilizzati senza trasformarsi in una vera e propria persecuzione. Una cosa è chiara oltre ai nobili obiettivi: è più facile (e utile) sanzionare auto e bus piuttosto che attuare una campagna di educazione stradale. 

Il traffico

Nelle attuali metropoli congestionate la velocità in molti tratti è addirittura al di sotto dei 30 km/h, e solo sui tratti a cinquanta all’ora o sulle strade ad alto scorrimento, è possibile (o era possibile) recuperare un po’ di tempo. Su questa pagina ho più volte riportato l’alto grado di menefreghismo dei cittadini in movimento sulle strade, tra cui le biciclette e i monopattini che non utilizzano le onerose piste ciclabili ma spuntano ovunque e nessuno può fare qualcosa. Prendendo in esame altri paesi civilmente sviluppati dell’Europa, ci accorgiamo che anche senza gli imbarazzanti divieti gli utenti della strada hanno un comportamento molto più corretto rispetto alle nostre metropoli. Un esempio fra tutti l’uso corretto delle rotatoie e l’uso delle corsie protette per bici.

Dal Politecnico sull’inquinamento

Sul quotidiano La Verità del 16 gennaio, è apparso un interessante articolo che scagionerebbe molti automezzi, addirittura euro 4, dai dogmi UE. Sostanzialmente sostiene che velocità troppo basse non taglierebbero le emissioni inquinanti. Lo studio è stato condotto su un parco di tremila veicoli immatricolati nel 2022, euro 4,5 e 6 osservando una percorrenza di 15mila km/annui. Si è osservato che le emissioni di CO2 degli euro 4 sarebbero di 4.350/kg, cioè il 20% superiori agli euro 6.

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