di Gianluca Celentano

Sul tema della convivenza tra utenti della strada è doveroso iniziare l’opinione esprimendo la massima solidarietà alle troppe vittime che si registrano a Milano. Ma è anche doveroso, e se vogliamo scomodo, non essere faziosi sottolineando come stanno le cose e come le vive e le ascolta chi è alla guida di un mezzo pesante.

Fermo restando che saranno le indagini a stabilire le responsabilità dei gravi incidenti accaduti, ci sono realtà certe che sono state affidate erroneamente dalla giunta comunale alla pura fortuna di ciclisti, autisti e automobilisti e al loro buonsenso.

Il video di Roby Merlini (con un pezzo di pubblicità progresso tedesca)

Traffico Milano: SOS al Ministero

Ricordo bene quando il sindaco di Milano Beppe Sala esortava l’uso di biciclette e monopattini sul territorio milanese quasi convinto che sulle strade si fossero estinte tutte le altre forme di veicoli – mezzi pesanti compresi – i quali, nonostante i costi dei carburanti e le limitazioni, hanno altrettanto diritto di circolare e lavorare. Iniziativa se volgiamo comprensibile per rientrare nei parametri di qualità dell’aria imposti da Bruxelles, ma probabilmente non aveva fatto i conti né con la realtà né con la tipologia di una città – come tante in Italia – dal cuore medioevale. Una realtà dove, per molti utenti, la carenza di una cultura stradale e sensibilizzazione verso le regole, ha portato il sindaco a chiedere aiuto in questi giorni al Ministro dei trasporti Salvini. Tuttavia far rispettare le regole non è certo una cosa semplice e alcuni comportamenti, come la moda del “contromano”, non meritano attenuanti.

I 30 km/h sono sicuri?

Nonostante la presenza delle corsie ciclabili sono ancora troppi i ciclisti che scelgono la ben più larga carreggiata in città e sulle strade provinciali e statali e, dato ancor più sconcertante, non è sempre la velocità nemica dei ciclisti. Lo sono in particolare i comportamenti errati e le manovre a bassa velocità o da fermi, come l’apertura di uno sportello senza osservare lo specchietto. Quindi, portare Milano a 30 km/h non è detto che sia il toccasana anti incidenti, suonando più come specchietto per le allodole per dimostrare l’efficienza della giunta che in realtà è in imbarazzo. Inoltre, oltre al dover mantenere la destra, monopattini e bici dovrebbero attraversare le carreggiate camminando salvo la presenza delle strisce ciclo pedonali, evitando di zigzagare sulla carreggiata in mezzo ai veicoli consci dei propri limiti. Limiti che il mondo virtuale ha reso un po’ utopici.

Apriamo il vaso di Pandora

La verità scomoda credo sia in realtà un’altra: siamo troppi e continueremo a esserlo. D’altronde Milano appare come una città che grida al verde ma preferisce la convenienza della cementificazione con l’edificazione di nuovi e onerosi condomini rispetto a creare spazi verdi e parcheggi. Un controsenso che si traduce nell’inevitabile esasperazione dei cittadini e automobilisti. Soprattutto quando le limitazioni e le sanzioni hanno più un sapore di puro interesse per i bilanci dell’amministrazione e meno educativo. Oggi quando esci dal portone non devi far vedere che hai le chiavi dell’auto in mano. Probabilmente qualche automobilista ti chiederà con una certa insofferenza se può parcheggiare al posto tuo. La frenesia inizia uscendo di casa; forse dovremmo fermarci tutti un attimo e resettare tutto. La troppa velocità nella conduzione della vita quotidiana che a Milano raggiunge livelli apocalittici alla soglia della psicopatia, non certo aiuta a una pacifica riflessione. Ben venga lo smart working per certi versi, ma varrebbe da chiedersi dove vogliamo arrivare?

A Lambrate, tanto per fare un esempio, un comitato locale esasperato dal traffico congestionato, ha chiesto un “terzo valico” per smaltirlo verso il centro città. Questo per rendere più veloci anche i mezzi pubblici ma, in quell’area saranno invece edificati nuovi condomini con migliaia di nuove abitazioni con l’unico buon aspetto di possedere anche parcheggi interni (se utilizzati…). Nonostante una logica poco chiara dell’amministrazione comunale, si aggiungono per gli autisti i nuovi paletti governativi sul CdS, quelli che mettono al bando fuori servizio un cioccolatino con del liquore o una sola birretta con la pizza mente guidi la tua auto. Provvedimenti che appaiono fastidiosamente generici e giustizialisti e un po’ offensivi vista la certificazione conducente, diretti verso una categoria già troppo presa di mira. L’elenco sarebbe lungo ma riporto ciò a cui ho assistito il giorno dopo il tremendo nubifragio che ha colpito Milano un mese fa. Con i molti alberi caduti sui parcheggi e le linee tramviare e filoviarie bloccate, ho assistito a un ausiliario della sosta (in realtà molti di più stando alle testimonianze) che, imperterrito, multava le auto che si erano messe in salvo sulle strisce blu in zone meno a rischio. La chiamerei formalmente miopia sulle condizioni di una città -che si è rialzata subito- ma anche ordinanze assurde che non fanno altro che allontanare autisti e cittadini dalle istituzioni.

I parcheggi che non ci sono e manca l’educazione

I veicoli dovrebbero essere parcheggiati in sosta a cinque metri dagli incroci per permettere l’agevole svolta di altri veicoli e mezzi pesanti, ma oggi è pura utopia e rimanere “incagliati” con un bus è davvero semplicissimo. Nelle località di sosta consentite ai bus (per onestà di cronaca riporto che Milano ne offre diversi) le auto prendono il posto degli autobus. Quando arriva uno zelante vigile le discussioni ve le lascio immaginare. E’ più facile e conveniente contestare un conducente di bus -che ha molto di più da perdere- che un automobilista parcheggiato al suo posto. Le auto si fermano ovunque per far scendere o salire qualcuno, anche nelle rotonde; ma non voglio a prescindere lanciare solo colpe agli automobilisti, semmai alla mancanza di parcheggi e alle indicazioni troppo complesse prima di un varco controllato da remoto.

Oggi il web e i video sono utilizzati per diffondere di tutto, ma forse dimentichiamo il maestro Alberto Manzi che negli anni 60 grazie alla tv pubblica, contribuì alla alfabetizzazione di molti cittadini. Chiamiamola come vogliamo: pubblicità progresso, iniziative socio culturali, ma torniamo a parlare e ad ascoltare la gente. I tedeschi ad esempio, diffondono da tempo (vedi video) una sensibilizzazione sulla viabilità via social. Qualche articolo fa parlavo (mica tanto provocatoriamente) di autisti in cattedra per trasmettere consigli e malizie utili per destreggiarsi sulla strada e nel traffico in sicurezza, chissà a chi è arrivato il messaggio… Fatto sta che oggi assistiamo solo a premurosi vigili urbani che entrano in qualche scuola dell’infanzia o primarie per insegnare la segnaletica, quando sarebbe opportuno alla luce della realtà attuale, proseguire la formazione nelle scuole di primo grado e secondarie.

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