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Nel 2015 sono diminuiti gli spostamenti (meno 4,1 per cento) mentre sono aumentate le distanze percorse: più 14 per cento. Ma non solo. Nello stesso periodo sono cambiate anche le motivazioni degli spostamenti. È questo il quadro che emerge dal “13° Rapporto sulla mobilità in Italia” realizzato da Isfort e commissionato da Asstra, Anav e presentato oggi in occasione di Ibe International.

L’automobile resta il mezzo di trasporto dominante e i dati snocciolati a Rimini non danno scampo. I mezzi più ecologici, infatti, perdono, tra il 2002 e il 2015, quasi il 10 punti di quota modale (dal 37,2 al 27,6 per cento) e l’auto riprende «quella posizione di quasi monopolio nelle scelte modali che la lunga crisi economica aveva iniziato, in misura limitata, ad intaccare».

A preoccupare le associazioni di categoria è la perdita dei passeggeri nel trasporto pubblico: meno 22 per cento in un anno. Una decrescita che neutralizza completamente gli incrementi che erano stati registrati dal 2008 al 2014. Una contrazione che si fa sentire ancora di più nei piccoli centri urbani dove, dice lo studio, «ormai è meno che marginale». Sotto la lente dello studio anche il grande tema dell’intermodalità che nel 2015 «si è interrotto».

In uno scenario di questo tipo, qual è il voto che gli utenti danno al tpl? Dipende dal mezzo pubblico utilizzato. Gli utenti della metropolitana, infatti, si dicono soddisfatti per l’82,9 per cento, stabile il giudizio degli utenti del tram (66,8 per cento) mentre la valutazione sugli autobus si attesta al 77,9 percento.

Lo studio Isfort fa affiorare un elemento davvero sconcertante, se non curioso. Gli italiani, da un lato, continuano a preferire l’automobile privata ma, dall’altro, sembrano avere la piena consapevolezza dell’assoluta centralità del trasporto pubblico. L’84 per cento degli intervistati ritiene infatti che «sia opportuno orientare verso la mobilità collettiva investimenti e politiche di sostegno». E questo lo si certifica in un Paese, l’Italia appunto, dove il tasso di motorizzazione è il più alto d’Europa: 61 autovetture ogni 100 abitanti. Un dato in continua crescita. Nel frattempo, come ricorda lo studio, in molte città la quota modale coperta dal car sharing sta assumendo dimensioni importanti.

«Ci vogliono scelte precise», ha dichiarato Giuseppe Vinella, presidente di Anav. «L’Italia deve tornare a investire sul trasporto pubblico. Le imprese sono pronte per questa sfida. Ma è necessario voltare pagina». Sulla stessa linea Massimo Roncucci, presidente Asstra convinto che «in questo Paese mancano le scelte politiche. Lo stesso decreto Madia non è un testo che promuove il trasporto pubblico». Roncucci affonda: «Le gare devono essere fatte bene. Sui piani finanziari bisogna fare chiarezza: non è possibile accettare piani che non stanno in piedi. E questo è fondamentale. In questo periodo abbiamo visto piani finanziari che non hanno nessuna relazione con la realtà» E al Governo cosa chiede? «Chiarezza su quello che vuole raggiungere».

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