Venerdì 17 febbraio sciopero nazionale contro le privatizzazioni selvagge e il carovita, per la sicurezza e il salario. Ad annunciarlo è l’Usb al termine dell’assemblea nazionale di Usb Lavoro Privato, settore Trasporto Pubblico Locale sottolineando di aver chiesto un incontro urgente a fine dicembre scorso, sia al Ministero dei Trasporti che alla Commissione Trasporti della Camera, “una richiesta rimasta del tutto inascoltata”.

Per questo le delegate e delegati del Tpl, inoltre, danno mandato al Coordinamento Nazionale di settore di predisporre per il 3 marzo un presidio davanti al Ministero dei Trasporti per affermare e rivendicare dignità e rispetto per un servizio pubblico essenziale e per tutti gli addetti.

L’assemblea, si legge in una nota, denuncia “il susseguirsi di rinnovi contrattuali farsa, di aumenti salariali irrisori in cambio della crescente svendita dei diritti, e rilancia la necessità di rimettere al centro la qualità della mobilità cittadina e del lavoro, per un servizio pubblico sicuro e dignitoso che risponda in modo efficiente alle reali esigenze dei territori in un contesto di lavoro sano e rispettoso degli operatori del settore rivendicando: la parificazione contrattuale tra aziende pubbliche e private; una nuova scala parametrale che garantisca aumenti salariali e annienti le penalizzazioni economiche ai nuovi assunti; la diminuzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali a parità di salario; la necessità di una politica generale dei servizi pubblici essenziali tesa a ripristinare la gestione diretta dell’ente pubblico; un Piano Nazionale dei Trasporti pensato e costruito per i bisogni del Paese; la reinternalizzazione di tutte le attività esternalizzate ad aziende appaltatrici, con relativo assorbimento dei lavoratori impiegati, garantendo loro anzianità lavorativa ed applicazione dei contratti integrativi utilizzati nelle aziende appaltanti; una maggiore tutela sulla sicurezza e salute sul lavoro; il riconoscimento delle malattie professionali e garanzie per il personale inidoneo”.

L’assemblea, si legge ancora, “denuncia come grave l’operato del governo Meloni che infligge ulteriori tagli al Fondo Nazionale dei Trasporti per circa 356 milioni di euro nel triennio 2023/2025; la nuova regolamentazione dei servizi pubblici (che ripropone le misure cassate con il referendum del 2011 sui servizi pubblici a rete) e il varo del nuovo codice degli appalti (che elimina i vincoli per i subappalti, introduce il subappalto a cascata e l’appalto integrato eliminando, inoltre, le misure per il contrasto alle frodi e alla corruzione)”.

L’Assemblea dell’Usb chiede la cancellazione degli aumenti delle tariffe dei servizi ed energia, congelamento e calmiere dei prezzi dei beni primari e dei combustibili; il superamento dei penalizzanti salari d’ingresso garantendo l’applicazione contrattuale di primo e secondo livello ai neoassunti; la necessità di modificare l’ossessionante e vizioso criterio che, inneggiando al risparmio, brucia fior di soldi pubblici attraverso appalti e subappalti ad aziende che offrono servizi di scarsa qualità e lavoro sottopagato; la sicurezza dei lavoratori e del servizio, introduzione del reato di omicidio sul lavoro; il salario minimo per legge di 10 euro l’ora contro la pratica dei contratti atipici e precariato; il libero esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali; una legge sulla rappresentanza che superi il monopolio costruito sulle complicità tra le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali di categoria; il blocco delle spese militari e dell’invio di armi in Ucraina, nonché investimenti economici per tutti i servizi pubblici essenziali.

L’Assemblea si sofferma sull’esercizio del diritto di sciopero, sul ruolo sempre più aggressivo e repressivo della cosiddetta “Commissione di Garanzia” che, dopo aver aumentato i periodi di rarefazione oggettiva, distanziando gli scioperi negli specifici bacini di utenza da dieci a venti giorni, aver moltiplicato i periodi di franchigia nei quali è fatto divieto di scioperare, con delibera n. 22/279 del 12 dicembre 2022, vieta definitivamente la concomitanza tra gli scioperi generali e scioperi di settore che siano essi aziendali, territoriali o nazionali. Uno specifico atto repressivo verso l’esercizio del diritto di sciopero; un diritto costituzionale oramai soggiogato a delibere e decisioni di un ente che mira esclusivamente ad aumentare il proprio potere decisionale a sostegno delle associazioni datoriali e aziende.

Non a caso tali delibere vengono poste in essere in un momento storico in cui, tra l’aggressione ai salari, al reddito, al potere di acquisto, il dilagare del lavoro sottopagato e i tassi di inflazione alle stelle, il conflitto è più sentito e necessario e lo sciopero rappresenta l’unico mezzo per rivendicare migliori condizioni di lavoro, sia economiche che di diritto. Per questo, l’Assemblea impegna l’intera Usb all’organizzazione e promozione di tutte le iniziative utili alla tutela ddel diritto di sciopero; fa appello alle delegate e ai delegati di tutte quelle attività lavorative che subiscono le limitazioni dettate a tutti i servizi pubblici essenziali, per costruire un percorso comune di denuncia e mobilitazione a tutela di tale diritto costituzionale.

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