di Gianluca Celentano (conducente d’autobus)

La passione per la guida è il caposaldo per questa bellissima professione, sia essa il turismo sia tpl ma anche per il settore “cugino”, il merci. Tuttavia le cose, alla luce delle notizie che spopolano sui forum e gruppi – che stanno unendo sempre più i colleghi d’Italia – e dai dati statistici che registrano assunzioni solo per un turn over pensionistico, non sembrano andare in una direzione che vede le aziende assetate di conducenti.

Quali i motivi?

Sicuramente i costi per le patenti sono un tassello limitativo e giustamente selettivo ma osservando il trend attuale del lavoro del conducente, l’entusiasmo per gli aspiranti autisti passa velocemente soprattutto osservando le notizie sugli episodi di violenza ai danni di controllori e autisti. Ma non è finita, infatti i salari e la disponibilità spesso non vanno d’accordo e la possibilità di poter usufruire di spazi personali distensivi extra lavorativi è una realtà di poche aziende. Forse, come qualità di vita del conducente è più avvantaggiato il Tpl, nonostante la frenesia delle metropoli ma le preclusioni e i pregiudizi verso i conducenti disoccupati ma con anni d’esperienza sembrano essere sostanziali, e il grande bacino di inoccupati nel settore risiede proprio qui. Le parti sociali tutelano coerentemente il lavoro ma forse dovrebbero agevolare con lo stesso interesse l’inserimento degli inoccupati?

Il turismo deve piacere

Lontani dalla famiglia e servizi presentati all’ultimo momento sono la realtà di questo lavoro, che passione a parte per i lussuosissimi torpedoni impongono una vita lavorativa atipica, dove il contatto con il gruppo è fondamentale. Tuttavia la corsa preventiva al prezzo più conveniente del vettore, ha portato ad offrire servizi di noleggio concorrenziali, e qui sia qualità che la dignità dell’autista sono un interrogativo da porsi. Non è raro leggere sui forum di richieste assurde da parte dei gruppi, che spesso arrecano anche danni ai mezzi e l’unico mediatore sembrerebbe essere il nostro conducente posto tra l’incudine e il martello. Diversi colleghi dopo qualche anno di turismo ripiegano sulla linea, più regolare anche se ripetitiva e le linee low cost, per alcuni si sono dimostrate un valido compromesso anche se nel mirino di queste novità, ci sarebbero le turnazioni, vera spada di Damocle sulla testa del conducente.

Jobs act, un fallimento?

Difficile dirlo almeno per chi è riuscito ad entrare nel mondo del lavoro. Ma posso portare diversi esempi, tra cui il mio, dove dopo due anni e mezzo di elogiabile lavoro presso una multinazionale di servizi di linea e ben sei contratti più un riconoscimento ufficiale, sono stato liquidato poco prima della stabilità imposta dal chiacchierato contratto. Conviene di più partire da zero con un’altra risorsa…

Gli invisibili

Sono i conducenti magari in Naspi ancora per poco che le aziende forse dimenticano, come è successo ad esempio agli idonei di un gruppo lombardo che a seguito della sentenza del tribunale ha ceduto il proprio lotto di lavoro e servizio di linea. Quali risposte a loro? Investimenti e interesse delle amministrazioni sono essenziali e necessarie per il Tpl così come lo è la defiscalizzazione del lavoro e il taglio dei costi, peraltro promesso dal neo governo, ma ciò che inquieta nei piazzali dei depositi potrebbe essere il mantenimento delle condizioni attuali attingendo nelle “risorse” extra Cee (con professionalità molto opinabile) come avvenuto sul merci, un settore ormai purtroppo allo sbaraglio. Una cosa però è certa per i ben pensanti che obbiettano che questo mestiere non lo si voglia fare più; il lavoro piace ai giovani italiani e i nostri autisti sono tra i migliori al mondo insieme ai tedeschi, ma sono le normative, la burocrazia e gli interessi che hanno portato allo stallo -voluto?- un utile e professionale settore che mi pregio di farne parte.

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