Dalla normalità alla fase due, passando per l’emergenza Coronavirus con relativo, lungo, lockdown. Come sono cambiate le abitudini di mobilità degli italiani? Delineare trend e cambiamento è l’obiettivo di un sondaggio effettuato da Moovit insieme a PwC su un campione di 10.000 utenti dell’applicazione.

Ad emergere, prevedibilmente, sono dati che rilevano un temporaneo allontanamento dal tpl da parte di molti utenti abituali. Infatti, si legge nel report, «il 30% degli utenti abituali del trasporto pubblico per ora ha deciso o sta valutando di ricorrere ad un mezzo alternativo. Il 20% è ancora fortemente indeciso, e questa indecisione può essere indirizzata solo dalle azioni delle singole aziende di trasporto pubblico».

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La sharing mobility? Marginale

Da un precedente report Moovit (che da maggio 2020 fa parte del gruppo Intel) è già emerso come, al 2 giugno 2020, il livello di utilizzo del tpl sia drasticamente inferiore rispetto a una giornata media pre Covid-19. Importante è l’incidenza della chiusura delle scuole. Sta di fatto che in Lazio e Lombardia gli utenti sono il 35 per cento rispetto a una giornata media prima dell’emergenza Covid-19. Il sondaggio è stato effettuato tra l’11 e il 18 maggio su 20mila utenti Moovit, ed è il frutto di 10mila questionari compilati.

Si legge nel report: «Secondo le propensioni di comportamento rilevate attualmente, fortemente influenzate dalla fase di emergenza vissuta sino ad ora, solo la metà circa del campione continuerà ad utilizzare i mezzi pubblici come modalità abituale (49,1% vs circa ca. 82% dello stesso campione nel periodo ante-Covid-19)». E il report conferma anche come «Il ruolo dei mezzi in sharing appare marginale». «Una parte non trascurabile del campione dichiara di non aver ancora deciso: su questo segmento saranno determinanti le azioni degli operatori per rendere sicuro – nei fatti e nella percezione – il sistema del trasporto pubblico».

Fondamentali le azioni delle aziende tpl

«Senza dubbio gli utenti abituali del trasporto pubblico hanno oggi molta diffidenza nel tornare ad utilizzare i mezzi come nel periodo antecedente all’emergenza Covid-19 – il commento di Samuel Sed Piazza, responsabile italiano di Moovit,  e coordinatore europeo delle partnership -. Ma un’ampia fetta dei nostri intervistati, circa il 20%, ancora non ha deciso come si sposterà prevalentemente nei prossimi mesi. Saranno cruciali dunque le soluzioni approntate dalle aziende di trasporto pubblico nelle prossime settimane e in particolar modo da settembre quando riapriranno le scuole e le università e a fare la differenza potrà essere l’adozione di servizi a chiamata dinamici che si modulano secondo l’effettiva richiesta degli utenti. A supporto di queste azioni, fondamentali anche le scelte delle amminstrazioni locali che possono favorire concretamente l’utilizzo dei mezzi di micromobilità alternativa creando nuove piste ciclabili e percorsi protetti a loro delicati. Da una nostra precedente ricerca, infatti, il 40% degli utenti è fortemente preoccupato per la pericolosità delle strade urbane e per l’assenza di piste ciclabili in città.

Calo degli utenti tpl non sostenibile a lungo

Paolo Guglielminetti, Partner & Global leader PwC per il settore Ferrovie, trasporto pubblico e strade, ha aggiunto: «I risultati della survey tra gli utenti Moovit confermano il calo rilevante della propensione all’uso dei mezzi di trasporto collettivi, in ragione della percezione del rischio di contagio. Anche tenendo conto che una quota di spostamenti potrà essere sostituita in modo stabile dal remote working, non è pensabile che questa tendenza sia sostenibile nel medio termine, sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale sia in termini di impatto sulla rete viaria, poiché comporta un trasferimento verso la mobilità privata. La “fotografia” della situazione che ci dà la survey deve, dunque, soprattutto stimolare azioni per rendere il sistema della mobilità collettiva sempre più sicuro, anche utilizzando soluzioni innovative come il monitoraggio con soluzioni IoT dei flussi nelle stazioni e sui mezzi,  “early warning” agli utenti via smartphone sui rischi di mezzi troppo pieni e la proposta di alternative, o ancora l’istituzione di servizi di bus a chiamata su cui è possibile gestire meglio il rispetto dei limiti di occupazione dei mezzi. Tutte cose, tra l’altro, che serviranno anche dopo la fine della pandemia. Occorre – poi – comunicare efficacemente al pubblico tutto ciò che si sta facendo in tale direzione. Il trasporto pubblico locale, ed in misura minore anche la sharing mobility, sono infatti chiamati a garantire il diritto alla mobilità per una larga parte della popolazione che, come evidenzia la survey, spesso non dispone di altre alternative».

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