Il mercato degli autobus elettrici è destinato a crescere e i grandi gruppi stranieri guardano con appetito al mercato europeo. Nasce sotto questa spinta la Alfabus Europa, società con sede ad Olgiate Comasco (Co) che fungerà da faro per il mercato del Vecchio Continente e al cui interno peserà l’80 per cento in quote di Alfabus China. Una società con sede in Italia ma dove gli occhi e l’attenzione fissati sull’intero quadrante europeo. Ma quella funzione avrà la sede italiana? Innanzitutto vendere gli autobus elettrici, anche con metodologie innovative. Ma anche essere un hub per operare con gli altri partner europei che diventeranno i distributori.

Alfabus Europa, la presentazione oggi a Roma

La presentazione del progetto Alfabus Europa è avvenuta oggi, 25 settembre 2017, a Roma presso il Grand Hotel La Minerva in occasione della Conferenza sulla Cooperazione economica e commerciale di Wuxi. organizzata dal Governo Popolare della città di Wuxi. Un evento, si legge in una nota, che «si propone di fornire opportunità di comunicazione ai funzionari governativi, imprenditori e studiosi che provengono da Wuxi». La partnership tra Alfabus e un partner industriale italiano sembra avere fiato e gambe per aggredire il mercato europeo grazie, da una parte, a una tecnologia, quella di Alfabus, che negli anni si è affinata e, dall’altra, grazie a una visione pragmatica del gruppo italiano che sicuramente farà scordare ai soci cinesi i trascorsi che qui di seguito raccontiamo.

Alfabus Europa, una promessa per il mercato

Gli autobus elettrici della Alfabus in passato hanno già fatto il loro debutto in Italia. Sotto il logo Elife, vedi Grosseto, si nascondeva infatti la tecnologia del gruppo cinese Alfabus che ha poi firmato i due low floor da 12 metri che hanno prestato servizio all’Expo di Milano e poi a Trieste (in entrambi i casi assoldati da Arriva Italia). I due autobus full elettrici sono stati operativi dal 14 novembre 2016 sino a 31 dicembre dello stesso anno mettendo in collegamento Campo Marzio a Barcola. I veicoli ospitano fino a 71 persone (23 sedute), e hanno un’autonomia di 250 chilometri. Le batterie possono infatti immagazzinare fino a 305 kWh di energia. Il motore eroga una potenza di 100 kW a 950 giri al minuto. Tutta diversa la storia di Grosseto, città che ha dato i natali al progetto Elife: il figlio elettrico della cooperazione italo-cinese naufragata nel maggio scorso.

Correva l’anno 2009…

La storia dell’elettrico sino-italiano affonda le basi nell’incontro, avvenuto nel 2009, tra i dirigenti dell’azienda grossetana di tpl Rama spa (che dall’anno successivo avrebbe conferito tutte le proprie attività di trasporto a Tiemme) e i vertici di due aziende cinesi, la Ruihua new energy auto di Shangai e la Alfabus co. di Jiangsu, impegnate nello sviluppo di bus urbani elettrici. Tra Rama e le due aziende orientali viene siglato nel 2009 un Cooperation frame agreement per lo sviluppo e la commercializzazione del modello in Europa. Un accordo benedetto dalla presenza del Governatore della Toscana Enrico Rossi, del presidente della Provincia Leonardo Marras e dell’allora vice-presidente di Assoindustria Antonella Mansi.

I progetti di Grosseto

Nel 2012 il prototipo è bello che omologato. A Festambiente la presentazione attira grandi entusiasmi. Rama si fa carico della distribuzione in esclusiva su tutto il continente europeo. All’orizzonte, secondo gli auspici, c’è una florida gamma di autobus urbani, minibus, spazzatrici, compattatori. L’epopea dell’elettrico è solo agli inizi: c’è tempo per crescere, e di tanto.  Successivamente Rama si disimpegna, gravata da un indebitamento di otto milioni: la titolarità del prodotto viene trasferita in una società-veicolo messa in piedi ad hoc: E-life srl. Si apre lo scouting di soci privati. Entrano a far parte del capitale sociale di E-life Prosperibus (dealer di Bredamenarini) e, soprattutto, Rampini.

Tiemme non era della partita

In tutto questo Tiemme, il cui vertice Massimo Roncucci è anche presidente di Asstra, non ha mai voluto farsi coinvolgere nella scommessa imprenditoriale. I fatti parlano chiaro: i due soci privati Prosperibus e Rampini hanno voltato le spalle a E-life, preferendo tuffarsi nel progetto di Industria Italiana Autobus (che all’ultimo Ibe ha presentato il suo dodici metri elettrico), abbandonando il progetto di cooperazione italo-cinese.

 

 

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