Quante volte, sbirciando i social, vi siete soffermati sulle immagini di autobus in luoghi impensabili e pericolosi? No, tranquilli, non si tratta di intelligenza artificiale (eccezion’ fatta per l’immagine di copertina!) – almeno se parliamo dell’India.

Alcuni passaggi rendono la più ostica Costiera Amalfitana o qualsiasi altro tragitto occidentale con un bus una passeggiata, se confrontati con le linee indiane della Himachal Road Transport Corporation. Semmai, c’è da chiedersi come facciano ad essere attratti i turisti per certe tratte, seppur il più delle volte tutto fili liscio e l’unico vero problema possa essere, al massimo, uno pneumatico forato.

Nel cuore dell’Himalaya, dove anche le capre montane devono stare abbottonate, c’è una compagnia di autobus che ogni giorno sfida le leggi della fisica, della geografia e – diciamolo pure – anche quelle del buon senso: la Himachal Road Transport Corporation, detta HRTC.

Fondata nel 1958, quando guidare su certe strade era più simile all’alpinismo che al trasporto pubblico, oggi HRTC è la spina dorsale della mobilità nel nord dell’India. Parliamo di un colosso con oltre 3.300 autobus su 3.700 rotte.

Ma attenzione: non pensate che l’HRTC schieri solo rottami sgangherati. Nella sua flotta si trova di tutto: dai pullman extra lusso HIMSUTA, con Wi-Fi, prese Usb e comode poltrone, agli sleeper bus con cuccette apprezzate da chi affronta lunghi tragitti notturni, fino ai silenziosissimi Him Tarang elettrici.

Minibus e telai da camion

Sulle strade vertiginose dell’Himachal Pradesh, dove ogni curva sembra una sfida alla gravità, l’HRTC schiera i suoi “fuoriclasse da montagna”: autobus Mercedes-Benz da 9 metri, misura assolutamente indicata per ovvi motivi, in particolare i robusti 917, scelti per la loro agilità e resistenza nei percorsi più estremi. Dalla famigerata Chamba–Killar al “muro” del Kunzum Pass sulla Shimla–Kaza, questi mezzi si muovono dove i lunghi cornicioni d’asfalto non ammettono errori. Se hai le vertigini, non guardare giù se sei seduto sullo sbalzo posteriore.

A fianco dei Mercedes, ci sono anche i collaudati modelli su telaio Tata 1613: veicoli corti, maneggevoli, perfetti per slalomeggiare tra frane, strapiombi e curve senza guardrail. È così che l’HRTC affronta ogni giorno l’impossibile, trasformando il trasporto pubblico in una vera impresa eroica a bordo di affidabili e poco tecnologici bus. Sospensioni a balestra che non fanno sconti agli scossoni con cui devi scendere a patti per tutta la durata del viaggio. La toccata devi metterla in preventivo e, dalle immagini, I mini bus sono ababstanza “vissuti”. Personalmente non mi dispiacerebbe fare una corsa (sola) su quella linea, tra doppiette e freno motore e ostacoli presi in diagonale per non saltar fuori dal sedile insieme ai trasportati.

Passeggeri e miracoli quotidiani

I passeggeri sono un mix variopinto di pendolari, studenti, pellegrini, turisti in cerca di “esperienze estreme”. Il vero miracolo, però, non è arrivare in orario, ma arrivare a destinazione. Vorrei vedere, in queste condizioni, il rompiscatole di turno sul bus nostrano cosa avrebbe da reclamare…!

Alcune tratte sembrano uscite da un videogioco: come la Chamba–Killar via Saach Pass, una sottile linea d’asfalto sopra l’infinito, aperta solo pochi mesi l’anno; oppure la Killar–Manali, soprannominata “Death Road”, dove le curve sono a strapiombo e i guardrai assenti. O ancora la Keylong–Kargil, con oltre 5.000 metri di altitudine e strade che sembrano scolpite da uno scultore bizzarro.

Eppure, proprio qui, ogni giorno, colleghi autisti col turbante e lo sguardo calmo si mettono al volante con un sorriso che racconta tutto della cultura indiana legata all’ospitalità. Questo è quello che accade in India, mentre noi – qui in Italia – litighiamo se il marciapiede è troppo alto, ma forse, dopo aver visto dove passano i colleghi indiani, ci sentiamo un po’ più fortunati, o almeno meno stressati quando incontriamo le nostre “croci”.

Quindi, se vi capita di affrontare percorsi brutti o “impossibili”, fate un salto su YouTube digitando “HRTC bus Himalayan road”… poi ne riparliamo.

Il ricordo del VM90

Qualcosa di simile nei percorsi ostili mi capitò durante un richiamo militare, alla guida di un VM90 Iveco — peraltro, un mezzo eccezionale. Stavo attraversando un guado quando scivolai lateralmente, ritrovandomi con l’acqua fino a metà sportello. Devo dire che non entrò neppure una goccia, e ricordo ancora il sorriso che mi strappò l’infermiere seduto accanto a me, che si precipitò a chiudere il finestrino come se fosse questione di vita o di morte.

Bloccai la trasmissione lateralmente e longitudinalmente, inserii la terza ridotta e, dopo una sgommata, puntai dritto il muro di ghiaia davanti a noi. Il buon vecchio VM non tradì: si impennò e saltò fuori dal guado con una disinvoltura che lasciò l’infermiere senza parole. Rimase, però, in silenzio per un po’… chissà perché?!

di Gianluca Celentano

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