di Gianluca Celentano, conducente bus

Nonostante l’arrivo della neve trasmetta una sensazione di euforia e bellezza, è anche vero che porta con sé molte e diversificate problematiche di viabilità per i  colleghi del tpl e del noleggio. Già, anche per la neve il mestiere dell’autista vede un divario fra le sue due grandi famiglie del trasporto persone su gomma.

L’euforia

È sera e Sebastian, poco più di 25 anni, ha terminato il turno ed è a casa sua in provincia di Bergamo. Dalla finestra comincia a vedere fioccare la neve, ma, ai tempi dell’avvenimento circa 10 anni fa, aveva solo pochi mesi di esperienza di guida. Dentro di lui sale la naturale curiosità di un giovane appassionato e probabilmente vorrebbe essere ancora in rimessa piuttosto che a casa. Quella sera fino alla primissima mattina il pensiero di Sebastian è rivolto alla neve e all’incognita del suo servizio.

Lavoravamo insieme per una rinomata azienda di noleggio e linea e alle 4 e 45 di mattina, sapendo che ero già sveglio, mi telefona facendomi fare un salto per la sorpresa: “Dove sei?” – mi chiede e io rispondo – “Mi sto preparando, tra mezz’ora sono in deposito. Tu invece dove sei ?”  “È dalle quattro e mezza che sono già nel parcheggio della rimessa”. Insomma il caro Seb, come lo chiamo io, non stava nella pelle, voleva mettere in moto il suo Iveco Domino e avventurarsi nel suo servizio che però iniziava come il mio alle sei.

Valutazione dei limiti

Inutile nascondere che il terreno innevato lo devi “assaggiare” con volante, freni e acceleratore per capire come ridimensionare la guida aumentando il margine di sicurezza. Quindi è normale, soprattutto a vuoto, fare qualche sgommata o un accenno di derapata in un contesto dove senza la neve non accadrebbe mai. Quando nevica in abbondanza e non sono ancora passati gli spazzaneve non riconosci un marciapiede dalla carreggiata.

Dall’alto del posto di guida vedi tutto dominando il traffico e osservando l’impedimento di molti automobilisti, ma anche il timore nel volto di molti pedoni intenti a non scivolare. C’è un anomala solidarietà tra pedoni e automobilisti. Se con il tpl o una linea breve rimani bloccato puoi sempre contare sull’assistenza di linea aziendale che, in qualche modo, riesce sempre a recuperarti. E’ invece nel noleggio che le cose cambiano molto…

L’incubo del noleggio

Qui la neve, un po’ come l’incaglio, è sinonimo di forte preoccupazione seppur molto dipenda dalla dolcezza con cui azioni i comandi: frizione, acceleratore, sterzo e freni. Tra le competenze dell’autista di noleggio che, come abbiamo già detto deve essere molto più completo e tecnico, esiste anche “l’incatenamento”, cioè le odiate fasi per applicare le catene all’asse motore. Se nevica abbondantemente ti bagni e ti sporchi quindi l’ideale è indossare la tuta da meccanico e i guanti che però non proteggono molto dal freddo. In linea di massima se non sei solo c’è abbastanza sostegno fra i colleghi del noleggio, ci si aiuta a vicenda nell’operazione e non si guarda più di tanto l’orologio essendo chiaro che si tratta di uno stato di necessità. Domanda piccante: quanti però sanno mettere le catene?

Il passaparola

Nel periodo invernale in base alle destinazioni montane i colleghi utilizzano anche i social per scambiarsi notizie sulle condizioni della strada e sulla necessità o meno di incatenare. Il problema con le gomme quattro stagioni non è tanto la neve ma il ghiaccio, magari su un tornante umido e  all’ombra anche di giorno.  Ci sono varie scuole di pensiero sull’applicazione delle catene  e qualcuno ne ha addirittura tre a bordo compreso un sacco di sale e sabbia. A volte bisogna scegliere se montarne anche una d’avanti per garantire la direzionalità oppure, una davanti e una dietro incrociate, specialmente con il differenziale autobloccante. La verità è che molti vanno un po’ in crisi con questa operazione dove bisogna stare attenti a non far finire la catena tra le ruote gemellari.

L’informazione e la pianificazione di un servizio in montagna sono quindi importantissime d’inverno sapendo che dal traffico non avrai nessun tipo di comprensione e collaborazione. In tema di infrastrutture per le località montane sarebbe da sottolineare la carenza di aree di sosta per gli autobus anche lungo le salite dove non sempre gli altri utenti cedono la precedenza al bus che sale. Il concetto di stages scuola-professione che ha visto la luce con ottimi risultati in qualche realtà, sarebbe da ampliare e uniformare, ma è auspicabile che si concentri anche sull’applicazione delle catene da neve e le manovre su terreni impervi ben diverse da quelle sull’asciutto.

Le perdite d’aria

Altro problema dell’inverno è l’aria fredda che è più compatta richiedendo maggior tempo per caricare i serbatoi. Poi c’è la contrazione dei metalli delle condotte dell’aria nei punti di congiunzione con i tubi di gomma fascettati. Se non si serrano preventivamente, con il freddo tratterranno meno il passaggio dell’aria compressa scaricando i serbatoi e frenando l’autobus. In realtà a furia di serrare le fascette metalliche i tubi di gomma si tagliano, l’ideale sarebbe cambiarli alle cadenze consigliate. Ma anche qui la domanda imbarazzante ci sta: quanti lo fanno?

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