Si chiama ECity L12 ed è la proposta di Alfabus per il Classe I, rigorosamente elettrica. Il costruttore cinese vuole iniziare a vincere gare in Italia, dopo aver riscosso un certo successo in Spagna. Lo abbiamo testato su strada: ecco come è andata… ma prima una piccola premessa!

Per qualcuno sarà la panacea a tutti i mali, altri li chiamano con disprezzo ‘elettrodomestici’; che piaccia o meno, il futuro prossimo del trasporto pubblico nelle città si va dirigendo sempre più verso un massiccio uso dei veicoli elettrici, un settore nel quale la Cina mantiene una solida posizione di leader del mercato.  Oltre ai produttori la cui presenza è già consolidata nelle nostre città, altri marchi si stanno affacciando alla finestra. 

È il caso di Alfabus: presente in Europa da oltre un decennio, la casa di Jiangsu (circa 150 km a Nord di Shanghai) sta espandendo lentamente la sua presenza, già consolidata in Spagna, con forniture anche in altri Paesi. Da noi al momento è presente con numeri ancora piccoli, se paragonati ai concorrenti più famosi, a Cremona con due unità e in Abruzzo con un mezzo. E forse non tutti sanno che tutte le attività europee di Alfabus passano per… Modena, dove ha sede Alfabus Europe. 

Abbiamo provato un ECity da 12,20 metri in Classe I su un percorso misto comprendente tratti con caratteristiche urbane e segmenti a maggiore scorrimento, per avere un quadro più completo del comportamento del mezzo.

Alfabus ECity L12

Alfabus ECity L12 nel dettaglio

L’autobus in prova presenta 30 posti a sedere fissi e l’alloggiamento per la carrozzina, a cui corrisponde un massimo di 51 posti in piedi. In assenza della carrozzina, due strapuntini ripiegabili possono essere utilizzati come ulteriori sedute. 

Equipaggiato con un propulsore elettrico realizzato in house, capace di erogare una potenza nominale di 210 kW e una massima di 300, l’ECity viene alimentato da 12 moduli di produzione Catl, dei quali sei sono sul tetto e altrettanti nella parte posteriore. La capacità totale delle batterie è di 684 Ah per una potenza massima erogabile di 423 kWh. La ricarica avviene dalla parte posteriore, con connettori posizionati su entrambi i lati del veicolo. Non è, al momento, possibile posizionare ulteriori prese nella parte anteriore, nemmeno a richiesta. 

Alfabus ECity L12

Sospensioni, assali e sterzo sono tutti di produzione Zf. In particolare, l’asse anteriore ha sospensioni indipendenti ed è dotato di due soffietti mentre l’asse posteriore è equipaggiato con quattro soffietti.  Di costruzione Wabco invece l’impianto frenante pneumatico, predisposto per una pressione di esercizio di 10 bar e dotato di tutti i sistemi di sicurezza previsti dalle recenti normative europee, come Ebs, Abs, Esr ed Esc. Gli elementi frenanti sono a disco (di produzione Knorr) su entrambi gli assi. 

L’Alfabus ECity L12 che abbiamo provato è dotato di tre porte di accesso: quella centrale e quella posteriore sono scorrevoli parallelamente alla carrozzeria, quella anteriore è rototraslante. La pedana disabili è posizionata in corrispondenza della porta centrale ed è di tipo ripiegabile ad azionamento manuale; il suo azionamento è agevole grazie al limitato peso della rampa stessa.

L’analisi della struttura 

Il corpo vettura è armonico e ben riuscito da un punto di vista estetico, le linee sono abbastanza classiche ma complessivamente aggraziate. La maggiore altezza del padiglione, dovuta alla presenza delle batterie, viene mascherata da un raccordo arrotondato con il frontale, in questo la combinazione dei contrasti tra il colore bianco della carrozzeria e quello nero degli inserti è sicuramente d’aiuto nel rendere più leggiadra l’immagine del veicolo. Piacevole il frontale, di ispirazione classica e simmetrica, non appesantito da orpelli ed elegante nella sua semplicità. Sebbene contraddistinto dagli stessi stilemi di linearità e sobrietà, l’interno del bus appare un po’ troppo spoglio. 

Il pavimento chiaro con effetto parquet unito al bianco delle pareti ha il pregio di rendere luminoso l’abitacolo ma, di contro, dà l’impressione di uno spazio dilatato e vuoto. La disposizione interna risente dei limiti dovuti al pianale ribassato, con la conseguenza di un corridoio angusto e margini di movimento limitati. I posti a sedere, al contrario, sono spaziosi e comodi in relazione al tipo di servizio a cui il mezzo è destinato. Oltre che dai vincoli dovuti al pianale ribassato, la capienza è condizionata anche dal peso a vuoto di 13.200 kg che, con una massa massima ammessa di 19.000 kg, risulta limitante in relazione al numero di passeggeri trasportabili.

Dalla postazione di guida

Il posto guida è comodo, il sedile ha una buona escursione sia orizzontale che verticale e si riesce facilmente a trovare la propria posizione. Lo stesso purtroppo non si può dire per il volante: gradevole alla vista, del giusto diametro e con la corretta aderenza, sarebbe perfetto se avesse una buona escursione che, invece, è limitata in altezza, rendendo di fatto impossibile portare il volante ad una quota relativamente elevata che potrebbe risultare comoda per un conducente di maggiore statura o, semplicemente, che prediliga una posizione di guida più tradizionale e camionistica. 

Alfabus ECity L12

La visuale è buona, merita una menzione il posizionamento dello specchio esterno sinistro. Molto (troppo!) spesso la dimensione del montante A è già di per sé importante, e il posizionamento di uno specchio a filo del montante stesso rende invisibile un’area molto grande al lato del mezzo. La cosa è, evidentemente, pericolosa, ad esempio nell’effettuare una svolta o impegnare un incrocio. Sul nostro Alfabus, invece, la scelta è stata quella di allontanare lo specchio dal montante, rendendo la guida infinitamente più sicura e rilassante grazie al drastico miglioramento della visibilità.

Il display ha un aspetto tradizionale, con quadranti ampi e di facile leggibilità, anche i dati sul display sono scritti con caratteri sufficientemente grandi da non affaticare la vista. Un difetto in questo senso è dato dal piccolo display aggiuntivo montato sulla destra del montante A, dove sono riportate la distanza dal veicolo che precede o da eventuali ostacoli, e la velocità tenuta. 

Oltre alle dimensioni, è penalizzante anche la posizione e, soprattutto, il fatto che sia necessario spostare lo sguardo da un display all’altro. A questo proposito, non possiamo tralasciare un altro piccolo inconveniente: il sempre maggiore numero di cicalini e allarmi che suonano nelle circostanze più disparate (superamento del limite di velocità, eccessiva vicinanza al veicolo che precede, ostacoli nel punto cieco…): usando sempre lo stesso tipo di veicolo ci si abitua e si riesce a riconoscere ciascuno di questi suoni, ma un autista che debba cambiare mezzo una o più volte al giorno rischia di trovarsi in difficoltà; il posizionamento del display aggiuntivo sul montante non è certo d’aiuto in questo senso, obbligando a spostare lo sguardo in cerca della sorgente dell’allarme.

Buona anche la gestione della ventilazione e del condizionamento: l’impianto è ben dimensionato e permette di raggiungere la temperatura desiderata in poco tempo e con numerose possibilità di regolazione.

Nel complesso l’impressione è positiva, l’ECity rappresenta una piacevole sorpresa nel panorama degli autobus urbano elettrici di nuova generazione, con diversi punti di vantaggio su molti veicoli della concorrenza. E al Busworld il gruppo ha già annunciato importanti novità di prodotto…

di Alessandro Razze

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