Crescono i progetti annunciati per la produzione e il trasporto di idrogeno, con l’Europa al primo posto per numero di iniziative.

Tuttavia, in Italia persistono ostacoli strutturali che rischiano di rallentare la crescita nazionale, rendendo necessari interventi mirati e una governance industriale capace di trasformare le ambizioni in risultati. In particolare, in attesa del decreto tariffe (atteso da anni), il mercato è in stallo.

Sono queste alcune delle evidenze emerse nel corso del Convegno finale dell’Osservatorio sul Mercato Internazionale dell’idrogeno della società milanese di consulenza AGICI, dal titolo ‘Policy e strategie per il presente e il futuro dell’idrogeno: è ora di agire!” svoltosi oggi a Milano, in cui è stata presentata la Roadmap Italia @2030 di AGICI.

Secondo lo studio, per raggiungere l’obiettivo di 180 kton al 2030, pari al 70% del contingente previsto dal PNIEC, serviranno fino a 4 miliardi di euro di sostegno OPEX nel solo periodo 2025-2030.

Idrogeno: la panoramica AGICI tra Europa e Italia

Due dati emergono. Nel mondo si contano oltre 3.100 progetti (il 30 per cento dei quali in fase avanzata), +15% in un anno: l’Europa guida con più del 40% delle iniziative totali. Qui, le applicazioni dell’idrogeno si concentrano soprattutto sui trasporti su strada e sui settori industriali come feedstock e, in alcuni casi, come vettore energetico in sostituzione del gas, mentre nei Paesi nordici emergono nuovi impieghi anche nei trasporti marittimi e aerei.

L’Europa è anche prima in termini di fondi, ma il 50 per cento dei fondi sono concentrati in quattro Paesi (l’Italia non ne fa parte). Il costo medio per gli elettrolizzatori costruiti nel vecchio continente, inoltre, è quadruplo rispetto al made in China: tra 500 e 550 euro al kW nel paese asiatico, oltre 2mila euro al kW in Europa e Stati Uniti. Non sorprende che alcune strategie nazionali stiano rallentando: la Germania, per esempio, ha chiesto una revisione della strategia a causa dell’elevato impatto sulla spesa pubblica.

In questo contesto, in Italia i costi dell’idrogeno RFNBO sono tra i più alti d’Europa (13 €/kg), rallentando l’avvio dei progetti e ostacolando la competitività nazionale. Il nodo centrale riguarda i costi elevati dell’energia elettrica, che incidono direttamente sulla competitività della produzione della molecola in Italia. Dopo il picco di 304 €/MWh nel 2022, nel biennio 2024-2025 il prezzo medio italiano si è infatti stabilizzato attorno ai 110 €/MWh, un livello ben superiore a quello di Germania (77 €/MWh), Spagna (71 €/MWn), Francia (54 €/MWn) e dei Paesi nordici, che scendono sino a 44 €/MWh.

Tale divario si traduce inevitabilmente in costi di produzione dell’idrogeno più elevati rispetto al resto d’Europa.

Stando alle stime di AGICI, l’idrogeno RFNBO prodotto in Italia ha il costo medio più alto, pari a 13 €/kg, e significativamente superiore alla media delle offerte ricevute nelle aste dell’European Hydrogen Bank (EHB) compresa tra 5 e 9 €/kg. II confronto con i combustibili fossili che l’idrogeno dovrebbe sostituire rende il quadro ancora più critico: il gasolio si colloca tra 5 e 6 €/kg, mentre il gas naturale oscilla tra 2 e 3 €/kg. In queste condizioni, la produzione nazionale risulta poco competitiva, rendendo indispensabili] meccanismi di sostegno ai costi operativi e un quadro di incentivi stabile per consentire uno sviluppo competitivo del settore a livello europeo.

Le proposte di AGICI per la realizzazione della strategia nazionale idrogeno

Per colmare le attuali criticità e accelerare lo sviluppo dell’idrogeno in Italia AGICI ha proposto la Roadmap Italia @2030, delineando le azioni prioritarie per mettere a terra la Strategia Nazionale dell’Idrogeno. Tra queste, “l’introduzione di un incentivo variabile sulla produzione, previsto dal tanto atteso decreto tariffe, è essenziale per garantire competitività immediata alla molecola ed efficienza della spesa pubblica nel medio-lungo termine”, sostengono da AGICI. Come già menzionato in apertura, secondo lo studio, per raggiungere l’obiettivo di 180 kton al 2030, pari al 70% del contingente previsto dal PNIEC, serviranno fino a 4 miliardi di euro di sostegno OPEX nel solo periodo 2025-2030.

Parallelamente, secondo AGICI, “sarà decisivo indirizzare gli investimenti verso le aree del Paese dove esiste già una domanda significativa e una base progettuale avanzata, come raffinerie, poli chimici, porti strategici e iniziative PNRR avviate. I consumi nazionali superano infatti i 500 kton l’anno, con una distribuzione che vede oltre 129 kton nel Nord-Ovest, più di 46 kton nel Nord-Est, 62 kton in Puglia, 68 kton in Sardegna e più di 200 kton in Sicilia, a fronte di una produzione domestica da PNRR ancora molto limitata. In questo scenario, appare necessaria una strategia industriale chiara e coordinata per consentire all’idrogeno di diventare un vero motore di competitività a favore della transizione energetica del Paese”.

Durante il convegno è intervenuto da remoto Alessandro Noce del MASE (Direttore Generale della Direzione generale mercati e infrastrutture energetiche): “Stiamo sollecitando, anche tramite contatti con Confindustria, di sollecitare una domanda crescente di idrogeno. Sto riscontrando una certa timidezza dei settori hard to abate, come se fossero in attesa. È chiaro che senza un commitment forte lato domanda, tutti i progetti, tra cui quelli di importazione, stentano a decollare. Sui costi dell’energia elettrica, le cose potrebbero cambiare dal 2028: da quell’anno avremo un ingresso forte di energie rinnovabili e stoccaggi elettrici. Da qui al 2030 dobbiamo realizzare 57 GhW di energie rinnovabili, e contrattualizzeremo infrastrutture di accumulo. L’idea che il prezzo dell’energia scenda anche grazie all’uso di accumuli per stabilizzare la rete, è un’idea reale. Miriamo ad avvicinarci a un prezzo attorno ai 70 euro, contro i 50-60 di un impianto solare molto efficiente”. 

“L’idrogeno può rappresentare una direttrice strategica per la decarbonizzazione dei settori hard to abate dei prossimi decenni, ma ad oggi sono ancora molti i quesiti aperti – ha dichiarato Stefano Clerici, Consigliere Delegato di AGICI – “Una prospettiva europea, un quadro regolatorio stabile, scelte industriali coerenti e un coordinamento efficace tra tutti gli attori coinvolti sono gli elementi fondamentali per mettere a terra rapidamente la strategia nazionale e attivare il mercato dell’idrogeno in Italia*.

*L’introduzione di un meccanismo incentivante dinamico, basato sull’andamento dei costi dei combustibili fossili da sostituire, è prioritaria per avviare i primi progetti PNRR e costruire un track record di iniziative di successo da replicare sul territorio nazionale* ha dichiarato Francesco Elia, Responsabile Hydrogen Unit di AGICI. “Un tale strumento di supporto, puo, inoltre, abilitare una pianificazione accurata degli investimenti, per un’allocazione ottimale delle risorse pubbliche e private e un modello di sviluppo in grado di rispondere alle diverse esigenze della domanda nazionale”.

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