AMARCORD / La filovia Ancona-Falconara e il mitico “filotreno”
La filovia Ancona-Falconara, attiva dal 1949 al 1972, faceva parte della rete filoviaria di Ancona, di cui Falconara rappresentava una naturale estensione. Fino al secondo dopoguerra, infatti, Falconara era una frazione del capoluogo delle Marche, ma nel 1948 divenne comune autonomo; le linee che superavano i confini del comune vennero quindi prese in carico dall’amministrazione […]

La filovia Ancona-Falconara, attiva dal 1949 al 1972, faceva parte della rete filoviaria di Ancona, di cui Falconara rappresentava una naturale estensione. Fino al secondo dopoguerra, infatti, Falconara era una frazione del capoluogo delle Marche, ma nel 1948 divenne comune autonomo; le linee che superavano i confini del comune vennero quindi prese in carico dall’amministrazione provinciale, che adottò per i propri mezzi una livrea azzurro-blu, mentre i veicoli che operavano nel comune di Ancona, gestiti da Atma, rimasero nella tipica livrea verde bitonale. Il 15 marzo 1949 fu inaugurata la rete filoviaria della città di Ancona e subito dopo toccò alla filovia extraurbana Ancona-Falconara, gestita da una società appositamente creata, la Fpaf (Filovia Provinciale Ancona-Falconara). La filovia sostituì la precedente tranvia, aperta nel 1915 e chiusa nel 1944 a causa dei danni di guerra.
La linea, partendo da via Castelfidardo in Ancona, nelle vicinanze della centrale piazza Cavour, riprendeva per buona parte il percorso della tranvia, percorrendo via XXIX Settembre, toccando la stazione ferroviaria, poi proseguendo poi lungo la via Flaminia transitava per Torrette e Palombina, giungendo infine alla stazione ferroviaria di Falconara. La lunghezza totale della tratta era di circa 13 chilometri, mentre alla stazione di Ancona al capolinea di Falconara la linea era lunga 9,3 km.
La storia del ‘filotreno’
Nel 1962 fu inaugurata la diramazione, lunga circa un chilometro, per il nuovo quartiere di Collemarino sorto nel 1957, che giungeva fino alla piazza centrale del quartiere stesso. I filobus da e per Falconara effettuavano il servizio sulla tratta a corse alternate. La filovia era utilizzata da un numero sempre più importante di passeggeri, sia nel periodo invernale che in quello estivo, molto comoda per raggiungere le spiagge presenti in zona.
La prima dotazione di mezzi della linea era di sette filobus a tre assi Alfa Romeo 140 AF, con carrozzeria Siai-Marchetti e parte elettrica fornita da Marelli. Numerati da 10 a 16, furono gli indiscussi protagonisti nei 23 anni di attività, e nel giro di qualche anno furono affiancati da nuove vetture.

Nel 1954 fu acquistato un altro Alfa Romeo 140 AF, Carrozzato da Macchi e numerato 17. Ma si pensava già ad un veicolo più capiente che ben presto comparve sulla scena. Sempre nel 1954 la Macchi propose infatti alla Fpaf un nuovo modello di filobus a grande capacità: il veicolo, a cui fu assegnato il numero di matricola 21, costruito su telaio Alfa Romeo 900 e dotato di apparecchiature elettriche Marelli, era realizzato dall’accoppiamento permanente di due casse comunicanti tra loro e a due assi. Una porta a due ante era situata nella cassa anteriore, una simile nella cassa posteriore, ed erano integrate da due semi-porte ad anta singola, una per cassa. Il veicolo, lungo ben 21.390 metri, per le sue eccezionali dimensioni, venne soprannominato “filotreno“.
La disposizione interna prediligeva il comfort grazie ai numerosi posti a sedere, nella disposizione 1+2, ideali per un percorso extraurbano, con la disponibilità anche di due divani contrapposti tra il posto del bigliettaio e la porta posteriore del secondo elemento. I finestrini garantivano un’ottima luminosità all’interno dell’intero veicolo . Il posto guida era centrale, mentre quello per il bigliettaio era ubicato sull’elemento posteriore, come le aste di presa.

Insomma, un veicolo unico al mondo, che venne purtroppo accantonato già nel 1968, pare per difficoltà di guida e di manovra da parte dei conducenti; un un peccato che non sia stato conservato come veicolo storico. Per la cronaca, nel 1952 un altro veicolo fu soprannominato ‘filotreno’, ma in quel caso si trattava dal classico schema motrice più rimorchio non comunicanti tra loro, e anche in questo caso i veicoli vennero carrozzati da Macchi su telaio Fiat 656 F/545 per l’Atmdi Milano, che immatricol’ la motrice nella serie 400 e il rimorchio nella serie R400. Macchi realizzò poi, negli anni Sessanta, l’autotreno intercomunicante TU 11/R, ripetendo in parte lo stesso schema del filotreno della filovia Ancona-Falconara.
La flotta della filovia marchigiana fu integrata nel 1963 prima con un Lancia Esatau carrozzato da Stanga con equipaggiamento elettrico Tibb, a cui venne assegnato il numero 18, e con altri due veicoli, ancora due Lancia Esatau, carrozzati però da Piaggio, costruiti nel 1953 per la Uite di Genova e da essa immatricolati con i numeri 5001 e 5002. I mezzi arrivarono a Falconara nel 1963 e furono immessi in servizio dopo aver ricevuto la livrea azzurra e blu e rinumerati 19 e 20 .
Nel 1964 erano disponibili per l’esercizio 12 veicoli. Il 14 giugno 1972 un grave evento sismico colpì la zona di Ancona, con ingenti danni alle sottostazioni e di parte della infrastruttura. Non si ritenne conveniente la ricostruzione della filovia Ancona-Falconaera e i filobus furono sostituiti da 15 autobus Saviem anch’essi dipinti di blu e azzurro.
La filovia, durata 23 anni, oltre ad essere una perfetta linea di forza emissioni zero, permise quella che possiamo definire una sperimentazione di un veicolo filoviario innovativo, il filotreno, di una lunghezza oggi eguagliata solo dai Mercedes Capacity, nella versione filoviaria, carrozzati in Brasile da Caio, e superata dai filobus tricassa da 24 metri.
La rete filoviaria della città di Ancona riuscì invece a proseguire il servizio, attivo ancora oggi.
Stefano Alfano