Complice la pandemia, è crollato un po’ ovunque nei centri urbani italiani l’utilizzo del trasporto pubblico locale, che fa registrare un calo del 48%. Eccezione tra le grandi città turistiche del Belpaese è Milano, che rimane stabile al primo posto con 467 viaggi per abitante, seguita da Venezia, Roma, Genova. A registrarlo è “Ecosistema urbano 2021”, il report realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, che analizza 105 capoluoghi sulla base di 18 indicatori che riguardano aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia.

Tpl, l’immobilismo tricolore

Tra i comuni di medie dimensioni, Trieste, Cagliari, Parma, Brescia, Udine e Trento superano i 100 viaggi. Ben 17 le città di medie dimensioni che non raggiungono la soglia dei 10 viaggi. Anche l’offerta del trasporto pubblico, calcolata in km percorsi annualmente dalle vetture per abitante residente, diminuisce nella maggior parte delle città, registrando un – 8%, con una media di 25 vetture-km/abitante.

Il tasso di motorizzazione dei capoluoghi italiani, di contro, continua inesorabilmente a salire: 65,7 auto ogni 100 abitanti, contro le 64,6 del 2019.

Insomma, crolla il trasporto pubblico, aumentano le auto circolanti, restano preoccupanti i livelli di smog e di perdite della rete idrica.
Poche note positive che poco incidono sul trend complessivo: tra tutte, l’aumento della raccolta differenziata e dei chilometri di piste e infrastrutturazioni ciclabili. Nel 2020 segnato dall’emergenza pandemica, i capoluoghi italiani non migliorano le loro performance ambientali: se è vero, infatti, che il Covid-19 colpisce anzitutto le città, modificandone contorni, regole e indirizzi, le emergenze urbane evidenziate negli anni precedenti rimangono le medesime e riflettono un sostanziale immobilismo nelle politiche improntate alla sostenibilità.

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