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di Gianluca Celentano

Non credo che in Italia manchi la passione per la guida dei veicoli pesanti, soprattutto per i grossi e moderni pullman, che riescono facilmente a suscitare nel conducente una comprensibile e sana soddisfazione del proprio lavoro quotidiano. Forse a mancare sono invece gli incentivi economici, che in buona parte sono tenuti a freno dalla condizione di austerità che il comparto dei trasporti sta soffrendo ormai da troppo tempo e con risposte spesso opinabili. 

Tuttavia, consideriamo anche un altro aspetto che può creare incomprensioni. La conversione dei titoli di guida di altri stati, ad esempio quelli dell’est, rappresenta un’opportunità forse troppo ‘rapida’. È assai facile per il cittadino extra CEE o CEE, come la Romania, arrivare a concorrere alle posizioni nostrane di conducente professionista, una volta giunto in Italia e con una residenza.

Seppure il pluralismo sia un elemento fondamentale della vita democratica e civile di uno Stato, è anche vero che questo fenomeno può essere vissuto come una concorrenza sgradita verso, ad esempio, i conducenti italiani, magari con esperienza, che sono in cerca di occupazione oppure ce l’hanno, insieme ad un quality level di tutto rispetto, maturato e sudato negli anni. 

Analizzerei in principal modo il livello di professionalità vissuto in paesi sino a ieri isolati per questioni politiche da uno standard internazionale come il nostro o quelli del nord Europa, dove la formalità e la presentazione sono elementi richiesti e certificati. 

Senza nulla togliere agli amici e colleghi dell’est, ma anche di altri Stati extra CEE, peraltro molto tecnici nelle riparazioni dell’ultimo minuto, la qualità del servizio raggiunta qui da noi in Italia con non pochi sacrifici, rinunce e vertenze, ha permesso al settore di raggiungere un buon compromesso tra passione, professionalità e sicurezza, elementi fondamentali per chi vuole intraprendere questo percorso lavorativo sia in un contesto di linea o di turismo. 

Nonostante le stesse aziende medie/grandi operino, anche per legge, in direzione propositiva verso la formazione del personale alla guida, c’è seriamente da domandarsi senza polemiche se nuovi conducenti con esperienza maturata con altre regole possano essere allineati al nostro mercato di clientela. A quello fiscale forse sì, suppongo. 

Ritengo, come autista e istruttore di guida, sia invece utile a livello governativo valutare le risorse economiche europee per agevolazioni nel conseguimento qui in Italia della patente D, e superiori in genere, oltre al relativo CQC . 

Credo che un settore utile, intelligente ed ecologico come il trasporto persone su gomma debba essere al centro di una seria e costante discussione soprattutto oggigiorno, quando il rischio di scivolare indietro di più di trent’anni è più che percepito. Credo sia invece necessario andare avanti.

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