di Gianluca Celentano, conducente bus

A contattarmi è Davide, un esperto conducente di noleggio da circa vent’anni, oggi impiegato soprattutto in gite di qualche giorno e shuttle aziendali. Quello che gli è capitato non è assolutamente la regola, ma sotto la lente ci sono gli (scarsi) accordi pattuiti durante la stipula del contratto di noleggio o peggio, il disinteresse gruppo verso il conducente.

Molti anni addietro l’amministratore delegato di una grande holding di trasporti di linea e servizi di noleggio mi disse durante il colloquio che sosteneva personalmente che “le castagne vanno raccolte quando ci sono”. Una metafora per sottolineare che nei periodi di grande richiesta di servizi automobilistici, la disponibilità dell’autista dev’essere totale. Erano altri tempi, c’erano più soldi e tante problematiche non le conoscevamo, e forse, l’etica delle persone era diversa e gli autisti stavano meglio.

Oggi il lavoro appare in pallida ripresa, ma le incognite sono troppe, soprattutto quelle economiche. Inutile nascondere che a fronte della maggioranza di piccole e medie società che con attenzione sottopongono sempre un programma di noleggio dettagliato al cliente, altre invece hanno più l’atteggiamento della centrale radio taxi. Una condizione umiliante e imbarazzante per il conducente, che è quasi costretto a elemosinare ciò che è in realtà previsto, ma…

Come si traduce questa abitudine? Che l’autista oltre alle troppe incombenze previste, deve anche organizzare il viaggio in itinere. E qualche volta capita quello che ci racconta Davide (NEL VIDEO)

La pianificazione del viaggio, approfittando delle moderne e comode applicazioni satellitari, dovrebbe passare da un rapido sopralluogo della località per comprendere gli spazi, divieti, le pause e quant’altro utile prima dell’invio di un bus. Poi c’è la parte relativa all’autista: la camera singola e i pasti

In realtà c’è una consolidata un’abitudine che troppi nel comparto – anche gli autisti – tacciono pur lamentandosi cioè: alla fine anche lavorando così va bene lo stesso. Una scelta deleteria che danneggia anche quell’ampia maggioranza di vettori che scelgono metodi lavorativi più completi mettendo al centro l’autista. Mi riferisco anche a questo quando in altre occasioni ho parlato della necessità di un mea culpa su vasta scala.

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