Autobus cinesi. Il 10 ottobre scorso sul quotidiano La Stampa è apparso un articolo titolato: “Annullato l’appalto, gli autobus elettrici restano in Cina”. Un pezzo che punta il dito sulla vicenda del tender da 100 bus elettrici per Gtt Torino. Una vicenda che il mondo dell’autobus ha seguito sin dall’inizio, vuoi per i volumi in gioco, vuoi per una base d’asta considerata troppo bassa. Nell’articolo, che potete trovare nella sezione della cronaca locale del quotidiano di Torino, l’autore, Lodovico Poletto, scrive che «tra gli elementi che hanno suscitato la perplessità della commissione, il fatto che Yutong abbia proposto di assemblare i mezzi durante il percorso in nave dalla Cina all’Italia».

La notizia apparsa su La Stampa

L’articolo di Poletto è poi stato ripreso da alcuni media italiani e non ultimo da quello su cui state leggendo questo pezzo. Una notizia diventata virale anche perché pubblicata su alcune testate internazionali. E come tutte, o quasi, le notizie che diventano virali, hanno il sapore di uno sfrontato sensazionalismo che dovrebbe farci riflettere.

Un costruttore che realizza 30mila bus all’anno

Ma è possibile che un costruttore (il più grande costruttore di autobus al mondo, capace di realizzare 30mila bus ogni anno) possa solo pensare di organizzare una catena di montaggio su una nave? No, la risposta è no. E per questo chiedo scusa a tutti i lettori di questa testata perché non sono stato capace di verificare la fonte e mi sono fidato di una notizia apparsa su un quotidiano (il quinto quotidiano nazionale per tiratura). Eppure mi sarebbe dovuto venire il dubbio sin da subito visto che negli ultimi 20 anni ho girato il mondo visitando fabbriche europee, egiziane, turche (tante!) e cinesi. Un’esperienza che mi ha fornito gli strumenti (base) per capire come sono organizzati i cicli produttivi delle aziende costruttrici di autobus. Meno preparati sul tema, per ovvie ragioni, sono i miei colleghi dei quotidiani. Per questo motivo, colto dalla curiosità, oggi ho raggiunto al telefono il collega Poletto, l’autore dell’articolo apparso su La Stampa.

La telefonata e i bus di Atac

Non rivelerò certo l’intero contenuto della telefonata, ma vi posso solo dire che il fatto riportato dal collega non ha nessun tipo di riscontro… «Lo sanno tutti che i cinesi fanno così». Io: «Così come?». Risposta «Costruiscono i mezzi sulle navi perché costa meno…ti ricordi i bus cinesi comprati da Atac? Ecco, anche quelli sono stati realizzati tutti sulla nave». Mi sarei dovuto fermare qui. Non solo i cinesi non costruiscono bus sulle navi, ma Atac non ha mai comprato autobus ‘made in China’. I problemi che ruotano attorno alla gara di Torino sono ben altri e la dichiarazione di Gtt è lucida e precisa. Nei prossimi giorni ne sapremo di più. Una cosa però è sicura: i prossimi autobus elettrici di Gtt saranno realizzati in una fabbrica cinese.

Roberto Sommariva

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