“Per trasformare l’Italia nel Paese che tutti vorremmo non bastano le sole risorse europee, ma avremo bisogno anche di tanti investimenti pubblici privati: nazionali e internazionali. E la nostra credibilita’, per attrarre capitali anche dall’estero, dipendera’ dalle riforme strutturali che saremo capaci di realizzare in tempi brevi”. Lo afferma in un’intervista a Repubblica Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilita’ sostenibile, spiegando i tasselli della strategia del governo italiano per il rilancio dell’Italia post Covid con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). “Uno Stato – dice – sta nel mercato come un’impresa: i risparmiatori investono su un’azienda indebitata purche’ questa dimostri di essere resiliente, di avere una prospettiva e per questa via di essere in grado di restituire il suo debito. La crescita e’ cruciale, per tutti”.

Pnrr, i fondi per ripartire

Nel piano “non ci sono solo i 191,5 miliardi di derivazione europea; ci sono 30,6 miliardi del fondo complementare nazionale e altri 13 miliardi del React Eu. Ci sono 80 miliardi fino al 2027 dei fondi comunitari ordinari, 10 miliardi di scostamento di bilancio destinati al progetto di alta velocita’ ferroviaria Salerno-Reggio Calabria e al completamento della Brescia-Vicenza-Padova. Infine 15 miliardi del rifinanziamento del fondo sviluppo e coesione. Dunque, molto piu’ del Pnrr e in alcuni casi si andra’ oltre il 2026 fino al 2030. Stiamo parlando di una quantita’ di risorse straordinaria alla quale dovremo aggiungere gli investimenti pubblici ordinari e quelli privati che negli ultimi decenni sono stati assai carenti, vuoi per la crisi, vuoi per altre ragioni. E la direzione di marcia su digitalizzazione, transizione ecologica, ammodernamento della pubblica amministrazione, infrastrutture coinvolgera’ anche i privati. C’e’ tantissima liquidita’ che si e’ accumulata, la corsa al Btp Futura ne e’ una conferma; e poi la politica monetaria espansiva della Bce”, spiega.

Pnrr, il trasporto al centro

“Come ha detto il presidente Draghi, accanto ai soldi ci devono essere le riforme strutturali, fondamentali per attrarre gli investimenti nazionali e internazionali. Le due cose – risorse finanziarie e riforme – non possono essere scisse, sono due gambe che devono muoversi insieme. All’interno del Pnrr ci sono schede molto precise che indicano tutti i passaggi, voluti e controllati dalla Commissione europea. Sono fondamentali. In questi due mesi non abbiamo semplicemente scritto il Piano, abbiamo anche individuato i rischi legati all’attuazione del Piano stesso. Faccio un esempio che riguarda la responsabilita’ del mio dicastero: il soggetto attuatore degli investimenti nelle ferrovie sono ovviamente le Ferrovie dello Stato, soggetto solido con competenze adeguate. In questo caso non ci sono rischi. Altri progetti riguardano i piccoli Comuni, alcuni bravi altri meno. Ma qui il problema non sono le procedure, bensi’ la qualita’ delle risorse umane. Spesso servono ingegneri, architetti, economisti che pero’ non ci sono. Ecco perche’ il Piano e’ accompagnato da una forte immissione di capitale umano giovane e competente nella pubblica amministrazione”, sottolinea. Per gli appalti “sara’ approvata una legge delega per la riforma del codice, ma intanto verranno introdotte molte semplificazioni e accelerazioni dei procedimenti. Il codice comunque riguarda solo l’ultima fase, quella della gara e della consegna dell’opera. Per le prime due fasi, progettazione e autorizzazione, dobbiamo puntare sulla velocizzazione ma non a discapito della sicurezza o della valutazione di impatto ambientale. Entro il 2026 le opere vanno rese fruibili altrimenti i fondi non vengono erogati dalla Commissione”. “Difficile dire il numero di cantieri” che saranno aperti nei prossimi cinque anni ma “quel che e’ certo e’ che dal settore delle costruzioni verra’ un impatto molto significativo sull’occupazione”. “Ci giochiamo il futuro con la nostra credibilita’. E un Paese capace, grazie alle riforme, di diventare piu’ equo, piu’ sostenibile, piu’ resiliente, cioe’ un Paese che investe su se stesso, e’ un Paese che non puo’ non attrarre gli investimenti privati. Questa – come dicevo – e’ la sfida che possiamo affrontare con le riforme di sistema”. Nel Pnrr e’ “previsto il rinnovamento della flotta navale anche per la tratta dello Stretto di Messina perche’ potremmo acquistare aliscafi e navi piu’ ecologiche. stato introdotto il rinnovamento dei treni Intercity al Sud, cosi’ come le infrastrutture per le zone economiche speciali, quelle sostanzialmente vicine ai porti. E ancora: e’ previsto l’ammodernamento della distribuzione idrica, abbiamo introdotto la sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto ferroviario. Insieme al ministro Colao definiremo le piattaforme digitali a supporto del trasporto pubblico locale. Infine, per quanto di portata minore, la mobilita’ sostenibile nelle isole piu’ piccole”, conclude.

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