Primo giorno da solo: “il battesimo del fuoco”. La testimonianza di Stefano
Il racconto che segue arriva da un giovane collega del trasporto pubblico, che ci chiede il massimo riserbo, evitando persino di menzionare la provincia della sua prima esperienza su una linea di servizio.Lo chiamiamo Stefano, un nome di fantasia, ma ciò che leggete è pura realtà. Nessun dettaglio è romanzato, perché chiunque viva l’inizio di […]

Il racconto che segue arriva da un giovane collega del trasporto pubblico, che ci chiede il massimo riserbo, evitando persino di menzionare la provincia della sua prima esperienza su una linea di servizio.
Lo chiamiamo Stefano, un nome di fantasia, ma ciò che leggete è pura realtà. Nessun dettaglio è romanzato, perché chiunque viva l’inizio di questo mestiere sa bene quanto possano essere intense le prime corse in solitaria. La tensione e l’apprensione sono compagne inevitabili: c’è chi le gestisce con freddezza, ma per la maggior parte dei conducenti la “notte prima degli esami” è un’esperienza difficile da dimenticare.
Tutto è nuovo
Per Stefano le linee da memorizzare non sono numerose, ma sufficientemente intricate: un labirinto di svolte, punti di riferimento da imprimere nella mente e percorsi che non permettono distrazioni, soprattutto con il buio. Volete un dettaglio tutt’altro che irrilevante? Stefano proviene da un’altra città.
Quindi tutto è nuovo e tutto è da imparare. E, inutile negarlo, un auricolare collegato al telefono per ricevere qualche dritta da un collega farebbe la differenza.
Ma le regole della società sono chiare: nessun auricolare durante la guida. Ogni richiesta di delucidazioni va effettuata al capolinea, prima di partire. E se un dubbio sorge lungo il percorso? Beh, a quel punto non resta che alzare lo sguardo allo specchio interno e scrutare i volti dei passeggeri. Tra loro, magari, qualche fedele abitué della linea è pronto a offrire un piccolo ma prezioso suggerimento.
La finta svolta
Ci racconta di qualche stratagemma legato alla sua esperienza nel noleggio, settore da dove proviene. Fra questi c’è la finta svolta, ma funziona solo in caso ci sia qualche passeggero a bordo. Si tratta, in caso di dubbio se proseguire dritto o svoltare, nell’impostare la svolta e muoversi millimetricamente in attesa di qualche reazione a bordo, del tipo: “Ha sbagliato!”. Appena si percepisce l’esclamazione occorre, in questo caso, raddrizzare il volante e proseguire dritto. Ma è palese che dopo questa avventura quel particolare punto rimarrà in mente senza nessun’altra necessità d’aiuto. Poi, continua Stefano, c’è il sorriso.
Le fermate vengono generalmente effettuate allineando la porta centrale e posteriore alla palina. “Nella porta anteriore,” continua Stefano, “in inverno entra il freddo e in estate si disperde l’aria condizionata. Tuttavia, aprirla permette di capire il tipo di passeggero che salirà osservandolo direttamente, ed è lì che inizia la strategia che ci spiega.”
L’aiuto dell’infermiera
Una simpatica infermiera dell’Ecuador, residente in Italia da anni, è una habitué della linea. Sembra predisposta al dialogo e, notando l’espressione un po’ smarrita di Stefano dopo essere salita, gli chiede se sia nuovo. Stefano spiega di essere alle prime armi su quel percorso.
L’infermiera, molto loquace, lo rassicura chiarendogli alcuni dubbi sulla strada e, nel frattempo, inizia a raccontare della sua vita, menzionando anche di essere rimasta vedova. Tutto questo avviene nonostante ufficialmente non si dovrebbe parlare con il conducente, ma su quel bus l’etichetta non c’è, precisa Stefano.
L’oscurità non aiuta
Il buio della prima mattina e della sera non aiuta affatto, soprattutto con la pioggia e le luci delle altre auto. Infatti, i riferimenti visivi diventano meno riconoscibili e Stefano ci racconta che già quando era affiancato dai colleghi, alla sera accusava maggiori difficoltà. L’aspetto che sottolinea maggiormente Stefano, è l’individuazione delle paline alle fermate. A volte hanno tinte che si mimetizzano con l’oscurità, altre volte non sono ben visibili; occorre memorizzarne la posizione, ma questo avviene con il tempo.
Fondamentale è ancora una volta l’organizzazione della formazione, come abbiamo già riportato in un altro articolo, così come l’empatia dei formatori. Stefano prosegue spiegando che, nonostante le numerose informazioni ricevute sulla viabilità stradale, l’esperienza – o l’arte – si acquisisce soprattutto da soli, mettendo in conto qualche errore. Magari impercettibile per i passeggeri, ma cruciale per i conducenti.
C’è collega e collega
Anche il rapporto con i colleghi si sviluppa solo quando entri nel giro della rimessa. Ci sarà quello più loquace, quello più simpatico e, immancabilmente, qualcuno che si lamenterà sempre, magari cercando di smontare le aspettative.
Stefano è una persona che sa il fatto suo e vuole valutare le cose personalmente, mantenendo un rapporto cordiale con tutti. Non nasconde, però, di aver già individuato i gruppi più affini al suo modo di essere, com’è normale nei rapporti interpersonali.
Conclude dicendo che le eventuali problematiche incontrate lungo il percorso le confida solo a pochi, per evitare interpretazioni errate o la diffusione di informazioni imprecise.
Com’è stato il vostro battesimo del fuoco? Sotto con i commenti!
di Cristian Guidi