Nei racconti precedenti abbiamo evidenziato l’importanza di una formazione adeguata all’interno dei grandi gruppi di autolinee, trasporto pubblico locale e noleggio. Un elemento fondamentale per trasmettere agli autisti l’attenzione della società verso la qualità del servizio offerto e, al tempo stesso, verso il proprio personale, che oggi più che mai deve saper conquistare, valorizzare e tenersi ben stretto. Probabilmente un esempio più difficile da replicare per i piccoli padroncini.

Valore del conducente lungo tutta la carriera

L’argomento formazione è molto vasto e vale la pena che non sia l’unico modello di incontro all’inizio della carriera, ma, con i fondi adeguati, si potrebbero promuovere occasioni di aggiornamento anche durante la vita lavorativa dei conducenti. Alla luce delle problematiche legate alla sicurezza, la formazione rappresenta anche un messaggio chiaro per il dipendente: «Noi teniamo a te, e se lavori bene e in sicurezza, anche la società ne trarrà beneficio».

La prima sfida: memorizzare i percorsi

Uno degli aspetti da sempre più complessi per i nuovi conducenti è memorizzare i percorsi e le linee assegnate, seguendo parametri che variano da società a società. Personalmente ho conosciuto diverse regole d’ingaggio: alcune richiedono di seguire percorsi precisi anche in fuori servizio, mentre altre si limitano a garantire l’arrivo al primo capolinea utile, lasciando all’autista la libertà di scegliere il tragitto più adatto. La regola comune è solo l’affiancamento iniziale, e sono davvero rarissime le società che saltano questo step.

Questo aspetto riguarda in particolare le linee a lunga percorrenza, spesso dirette all’estero, e quelle del trasporto pubblico locale, che sono generalmente più complesse. Nel caso del noleggio, invece, si tratta spesso di un viaggio con due torpedoni, uno dei quali guidato dal nuovo autista, piuttosto che di un viaggio con un solo bus ma in compresenza.

Supporti tecnologici per la navigazione?

Prima di esaminare i metodi più diffusi per ricordare una linea (che all’interno di un deposito possono essere addirittura decine), occorre fare una considerazione: perché, nonostante i moderni navigatori satellitari integrati di default nell’automotive, l’autista non dispone di un sistema per seguire il corretto percorso di linea?

I benefici sarebbero evidenti: meno stress e timori di sbagliare per i neoassunti, minor rischio di ricevere provocazioni per un errore, e una maggiore – e più rapida – flessibilità nell’impiego del personale.

Non è chiaro chi utilizzi già questi sistemi, anche a causa di una certa riservatezza tra i gruppi di autolinee, ma sembra che FlixBus sia stata tra le prime a introdurre questa innovazione, fornendo persino un call center per gestire variazioni dovute al traffico. Un’interazione tra bus e centrale operativa forse immediata o semplicemente una “post” procedura informativa sul percorso che l’autista deve compiere. Nel trasporto pubblico locale avanzato esiste una centrale operativa che monitora anche centinaia di linee, un’agevolazione per il servizio, ma forse si potrebbe fare di più. Secondo me (e non solo), sarebbe molto utile un route display di bordo.

L’istruttore fa la differenza

La figura dell’istruttore, solitamente un collega con anni di esperienza, è fondamentale. Deve possedere doti di empatia, simpatia, chiarezza e la capacità di cogliere dai gesti e dagli sguardi chi mostra ancora esitazione. Infatti, per chi è alla prima esperienza, la scuola guida da sola non basta a renderlo autonomo: serve un efficace affiancamento da parte di colleghi, che vengono temporaneamente distolti dal loro turno per seguirlo.

Tutto questo ha ovviamente un costo per la società, il che sottolinea ancora una volta l’importanza dei fondi per il settore della mobilità, non solo per l’elettrico, ma anche per la formazione e la qualità del lavoro pratico dell’autista, un elemento cruciale.

La prima guida sul percorso

Sul piazzale, l’emozione e la voglia di salire sul bus contagiando un po’ tutti quando si passa alla pratica. L’istruttore, quasi certamente, esclamerà ai giovani e meno giovani intorno a lui: “Chi vuole guidare per primo?” oppure: “Sotto a chi tocca!” Se vi siete trovati in questa situazione, sapete bene quale sia l’indecisione iniziale. Il timore di subire dei sonori, ma affettuosi cazziatoni davanti a tutti prevale, e spesso il silenzio regna. Tranquilli, lasciatevi andare senza timore e rompete (solo) il ghiaccio!

Uno prende il volante, gli altri siedono sulle poltrone del bus turistico o nel corridoio di un bus di linea. Accanto al conducente c’è l’istruttore, pronto a intervenire. I primi giri sembrano un susseguirsi complicato di svolte e deviazioni sconosciute, ma con la ripetizione tutto diventa più familiare.

Un metodo infallibile

Se siete alle prime armi, noterete che alcuni autisti annotano i percorsi. Sì, avete capito bene: con un quaderno scolastico, riportano passo dopo passo ogni dettaglio del tragitto, quasi come degli abili stenografi. Ad esempio: “Proseguire dritto fino al terzo semaforo, svoltare a destra dopo la farmacia… Dosso, bar, ufficio postale, poi subito a sinistra”, e così via.

Questo metodo collaudato funziona perché scrivere aiuta a memorizzare visivamente e a prestare attenzione ai dettagli. Una volta in strada da soli, l’autista potrà consultare i propri appunti per risolvere eventuali dubbi. Altri, invece, possiedono una memoria visiva più sviluppata o sono semplicemente più pigri. Ma, anche se imbarazzante, ci sarà sempre qualcuno a bordo (si spera) pronto a svelare la “soluzione” in un maledetto bivio.

In alcune grandi città, come Torino, le linee possono subire variazioni chiamate rinforzi o prolungamenti, denominate magari con colori o lettere, usate soprattutto nei periodi scolastici. Qui il quadernone diventa ancora più essenziale in mancanza di strumenti tecnologici adeguati.

L’esperienza porta alla sicurezza

Una cosa è certa: nel giro di pochi giorni il quadernone diventerà superfluo e guiderete con sicurezza lungo il vostro percorso. Lo stesso discorso vale per le lunghe linee autostradali, dove si aggiunge anche la fatica della guida prolungata. Nei piazzali, quando si parla delle difficoltà di memorizzazione, una risposta comune e veritiera è:
Ci sono autisti che vengono da province lontanissime e dopo poche settimane conoscono già tutto.”

Esperienza personale: nel 2021, con un 3 assi da 14 metri, ci hanno inviato in trasferta a Verona per i servizi di Tpl. Tutto nuovo e, soprattutto, tre linee che si estendevano nella provincia e nelle campagne scaligere. Ci voleva una settimana per imparare le linee, ma, strano ma vero, già dal terzo giorno tutto era assimilato.

Insomma, una buona formazione non solo rende più preparati, ma crea anche un senso di squadra in un lavoro che, per sua natura, è autonomo e indipendente, unendo così i colleghi. Ed è proprio questo spirito di collaborazione che rafforza la solidarietà tra loro.

di Cristian Guidi

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