Quanti di voi si sono imbattuti in video che mostrano un autobus in partenza e un passeggero rimasto a terra? Voi da che parte state? Scene che dividono le opinioni e fanno rapidamente il giro dei social, spesso accompagnate da frettolosi commenti di condanna: “l’autista non è comprensivo”, “non è umano”.

Ma davvero la realtà è così semplice?

In molti casi quelle riprese raccontano solo una parte della scena, senza considerare i diversi aspetti che un conducente di linea deve valutare per mantenere il proprio turno il più regolare possibile, anche nel suo interesse. Un lavoro scandito da orari precisi, dal traffico e dalle inevitabili variabili quotidiane tra cui una buona dose di tolleranza. L’autista, più che un “nemico” del passeggero, è la persona chiamata a garantire la sicurezza del viaggio e la puntualità di un servizio pubblico o di noleggio. Farlo, però, significa affrontare decine di incognite, destreggiandosi tra viabilità, regole aziendali e problemi mai risolti, come quelli legati alle infrastrutture e alla viabilità. Accusarlo di scarso senso umano è una scorciatoia che non tiene conto della complessità della sua funzione. Basterebbe trascorrere una giornata al posto di guida – o in qualunque professione a contatto con il pubblico – per osservare la situazione con occhi diversi. 

Esistono delle regole 

Anche il servizio autobus è regolato da norme precise, pensate per garantire sicurezza e regolarità. Può capitare che, con il traffico scorrevole, un mezzo arrivi in fermata qualche minuto in anticipo: per questo è consigliabile attendere con un piccolo margine. Al contrario, le attese più lunghe dipendono spesso da traffico intenso o dalla carenza di conducenti che, in molte realtà italiane, può costringere a sopprimere alcune corse. Non si tratta quindi di scelte dell’autista, ma di dinamiche che interessano in generale il trasporto pubblico.  Al tempo stesso, il servizio pubblico va sostenuto con informazioni chiare, semplici e aggiornate alle fermate, controlli adeguati e il rispetto delle regole di viaggio, a partire dal pagamento del biglietto. Gli episodi in cui un passeggero non riesce a salire sul bus suscitano dispiacere, ma vanno sempre contestualizzati. 

Sicurezza prima di tutto 

Fermare bruscamente un mezzo già in manovra (aprire fuori fermata è vietato, rif.: Codice della Strada -artt. 158, 346-347- e D.M. 317/1997) significa esporre i passeggeri a scossoni e potenziali rischi, di cui l’autista è responsabile. Inoltre, dal capolinea le partenze devono rispettare l’orario stabilito e non sono modificabili a piacere dal conducente. I bus moderni, poi, sono geolocalizzati per motivi di sicurezza e tracciabilità: un’ulteriore conferma che la gestione delle corse non è “personalizzabile” dal singolo autista.

Va ricordato, infine, un punto fondamentale: nessuna azienda di trasporto ha interesse a lasciare a terra un viaggiatore. Al contrario, ogni risorsa – dagli autobus disponibili agli sforzi quotidiani degli autisti – è organizzata per garantire la massima efficienza possibile. In fondo, il principio non è molto diverso da quello di un treno o di un aereo: se si arriva tardi, il mezzo parte. La differenza è che, nell’immaginario comune, il bus sembra “più flessibile” perché a volte concede margini di tolleranza. Ma la regola generale resta sempre la stessa: presentarsi in fermata con un minimo di anticipo.

di Gianluca Celentano 

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