Cosa ti aspetti quando entri in autostrada? Fondamentalmente due cose: che non ci sia traffico e che le code siano minime, quindi riuscire a stare nei tempi previsti. Per chi guida per mestiere traffico e rallentamenti significano ritardi da giustificare sul cronotachigrafo, turni da riprogrammare, pause da ricalcolare e spesso un rientro a casa che si allontana di ore. A volte basta poco, mancano solo pochi chilometri al deposito, all’hotel, o a casa, ma ecco che ci si blocca. I navigatori aiutano, certo, ma sappiamo bene che dove può infilarsi un’auto non sempre riesce a passare un autobus o un camion articolato. Ma c’è un’insidia peggiore, rara per fortuna, ma potenzialmente letale. E quando accade, il sangue si gela.

L’incubo del veicolo contromano

Un veicolo che ti piomba addosso nella tua stessa corsia, ma in senso contrario; un incubo disarmante, difficile da prevedere. A me personalmente è capitato due volte in quasi 30 anni di guida. Il primo episodio lo ricordo abbastanza bene: viaggiavo sulla tangenziale est, direzione Vimercate, quando una vettura bianca sfrecciò verso di me, contromano, nella corsia di sorpasso. O meglio, quella che per lui, entrando nel verso sbagliato, era la corsia “lenta”. Ebbi solo il tempo di suonare il clacson. All’epoca non c’erano cellulari per avvisare i soccorsi e, fortunatamente, non ci furono scontri davanti a me, ma l’effetto è disarmante e non vuoi credere che stia accadendo.

Le recenti tragedie

Negli ultimi giorni, la cronaca ha riportato l’ennesimo dramma, dove un uomo di 82 anni ha imboccato contromano l’autostrada A4 Torino-Milano, percorrendo oltre 7 chilometri dal casello di Marcallo Mesero, fino allo schianto frontale con un SUV. Il bilancio è pesante: quattro vittime e un ferito grave. Una tragedia che si aggiunge a una lunga serie di casi simili. Secondo l’Osservatorio ASAPS–Sapidata, nei primi sei mesi del 2025 sono già 56 gli episodi di guida contromano, 20 dei quali su autostrade o superstrade. Un altro dato allarmante è rappresentato dai 9 morti e dagli oltre 100 feriti dall’inizio dell’anno.

Ma i professionisti sono coinvolti?

La domanda sorge spontanea: può capitare anche a chi guida per mestiere? Secondo ASAPS e Polizia Stradale, nella grande maggioranza dei casi si tratta di automobilisti privati, spesso anziani, confusi o in condizioni fisiche compromesse. I conducenti professionisti risultano raramente coinvolti, anche se non mancano episodi con furgoni o camion leggeri, spesso con targa straniera. Nel 2023, ad esempio, un mezzo commerciale entrò contromano sulla A14: non era un tir, e lo scontro fu evitato grazie alla Polstrada. Tra gli errori più comuni ci sono quelli legati alla  percezione, confusione agli svincoli, decadimento cognitivo; in oltre il 30% dei casi il conducente ha più di 70 anni. A questi si aggiungono stanchezza, malori e una segnaletica poco chiara, soprattutto in condizioni meteo difficili.

È un problema nuovo?

No, ma oggi se ne parla di più, infatti ogni anno in Europa si stimano oltre 2.000 casi, e in Italia già nel 2022 si contarono 101 episodi, di cui 22 mortali. L’effetto mediatico e la velocità dei social amplificano la percezione del fenomeno. Serve quindi un approccio realistico e incisivo: segnaletica più chiara, monitoraggio attivo delle rampe e sistemi di allerta in grado di rilevare non solo l’ingresso contromano, ma anche le manovre scorrette più comuni e sottovalutate, come tagliare di colpo la strada ai mezzi pesanti per non perdere l’uscita, magari nelle rotatorie. Un comportamento sempre più diffuso, segnalato da tempo, e che può trasformare un banale ritardo in una tragedia annunciata. Altro che eccesso di velocità, la vera emergenza è chi guida come se fosse da solo sulla strada.

di Gianluca Celentano

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