Un e-bus su cinque in Europa e negli States monta batterie BorgWarner, che ci ha aperto le porte della sua gigafactory di Darmstadt, in Germania, in grado di produrre circa 35mila pacchi batterie Nmc in un anno. Previsti investimenti sulle batterie Lfp per ampliare il portfolio

LƬ dove prima del Covid non c’era nulla, adesso c’è una delle gigafactory più attrezzate d’Europa. La più grande se si escludono quelle che appartengono agli Oem. L’acquisizione, perfezionata nel 2022, ha dato a BorgWarner accesso all’impianto per la produzione di batterie di Akasol. Un impianto che oggi lavora su tre turni, cinque giorni alla settimana (sono stati anche sette, in passato), utilizzando linee produttive all’avanguardia e altamente automatizzate.

A Darmstadt, non lontano da Francoforte, produzione, area testing, uffici e R&D occupano circa 15mila metri quadrati, a cui si aggiungono i 4mila del vicino sito di Langen. In totale sono più di 850 le persone impegnate nella progettazione e realizzazione di moduli e pacchi batterie, ma anche di Bms (Battery management system) e Rcb (Removable contator box).

Il viaggio tra le linee produttive

In soldoni, dal 2022 e solo in Germania, BorgWarner ha prodotto circa 5 GWh di accumulatori per veicoli commerciali e industriali con tecnologia Nmc (nichel-manganese-cobalto), destinati ad aumentare notevolmente quando verrĆ  raggiunta la capacitĆ  massima del sito di 3,5 GWh, anche grazie alla finalizzazione di una seconda linea produttiva altamente automatizzata. Considerando anche l’altro plant americano negli Stati Uniti, in South Carolina, nel 2025 il gruppo si aspetta una produzione di circa 5,4 GWh.

Gli ingegneri di BorgWarner ci hanno illustrato il funzionamento delle linee, che si articolano su due piani. Si comincia dall’inserimento delle celle cilindriche all’interno dei moduli: i pacchi batterie di terza generazione attualmente prodotti da BorgWarner ammettono due strati da 300 celle, per un totale di 600 celle a modulo. I processi di incollaggio (inclusa la preparazione della superficie della cella) e di aggiunta delle connessioni elettroniche – entrambi affidati ai robot – costituiscono la parte più complessa.Ā 

La produzione di un singolo modulo, che pesa circa 50 chilogrammi, richiede più di un’ora, con un intervallo di pochi minuti tra la produzione di un modulo e il successivo. Il processo produttivo dei pacchi batterie, quindi l’inserimento dei moduli, ĆØ relativamente più semplice e anch’esso affidato ai robot industriali per questioni di affidabilitĆ  e gestione dei pesi. Sono ben poche, nel complesso, le attivitĆ  manuali, principalmente di asservimento e gestione delle macchine.Ā 

Ogni 20 minuti circa la linea realizza un pacco batterie da nove moduli. Interessante e all’avanguardia anche l’area testing, adiacente alla produzione: poco più di 2mila metri quadrati in cui vengono sottoposti a vari tipi di test (corrosione, immersione in acqua per monitorare la tenuta, temperatura, prestazioni, resistenza alle vibrazioni, tenuta alla carica) i pacchi batterie, ma anche le celle che, sebbene provenienti da fornitori esterni, sono sottoposte a verifiche rigorose in ambienti controllati.Ā 

La terza generazione di pacchi batterie Uhe BorgWarner, quelli che escono attualmente dalle linee di Darmstadt, garantisce una capacitĆ  di 98 kWh con un voltaggio nominale di 665 V, potenza di ricarica in corrente continua fino a 80 kW e peso di poco inferiore ai 600 chili. Molto importante per il settore a cui sono destinati i pacchi batterie, quello dei veicoli commerciali e industriali, ĆØ la garanzia di funzionamento ottimale sui 4mila cicli di ricarica, molto superiore rispetto alle batterie per auto. In portfolio anche la versione compatta con 5 o 6 moduli al posto dei 9 canonici.Ā 

Autobus in primis, ma non soloĀ 

Autobus, camion, veicoli off-road (escavatori, battipista, piattaforme aeree) e applicazioni marine sono quelle d’elezione per gli accumulatori BorgWarner, a cui si aggiungono sperimentazioni nell’ambito dei rimorchi elettrici. Molto rilevante fino a questo momento il comparto dei bus: secondo il gruppo statunitense, un e-bus su cinque in Europa e negli States monta batterie BorgWarner.

E per quanto riguarda i truck? Il mercato, lo sappiamo anche noi ‘autobussari’, non ĆØ florido e in BorgWarner, ovviamente ne sono consapevoli. Ciò detto, vogliono però farsi trovare pronti quando i numeri saranno più significativi. E stanno investendo in nuovi prodotti, a partire dalla tecnologia Lfp (litio-ferro-fosfato) per le celle: non rimpiazzeranno quelle Nmc prodotte oggi, ma saranno complementari e la scelta verrĆ  fatta sulla base dell’applicazione.Ā 

Forme per tutti i gusti e gli usi

BorgWarner ha in programma una diversificazione dell’offerta in termini di forma e dimensione dei pacchi batterie, con l’evidente obiettivo di venire incontro alle esigenze costruttive degli Oem, bus e truck in testa (al momento, i veicoli commerciali leggeri non sono nel radar del gruppo).Ā 

Guardando, allora, allo sviluppo delle batterie Lfp, il listino sarĆ  costituito da prodotti piatti (flat), alti, compatti o cubici, senza alterare le logiche hardware e software applicate finora (hardware e software foundation, si chiama questa filosofia). E non cambierĆ , almeno per i prossimi anni, la strategia di base di BorgWarner, che continuerĆ  a rivolgersi a fornitori di fiducia – cinesi per le batterie Lfp, anche di altre nazioni per le Nmc – per quanto riguarda le celle. In questa direzione va evidentemente la partnership con FinDreams Battery (societĆ  controllata da Byd), siglata lo scorso anno per la fornitura in esclusiva (fuori dalla Cina) delle, queste sƬ, rivoluzionarie ā€˜blade cells’ (celle ‘a lama’) che, grazie a un design innovativo e particolarmente compatto, garantiranno ancora più flessibilitĆ  ai costruttori.

Un progetto ā€˜win-win’ sul quale a Darmstadt mostrano di credere molto. I recenti scossoni che hanno recentemente investito la giovane industria europea delle batterie danno senza dubbio valore alla scelta.

Fabrizio Dalle Nogare

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