A breve dovrà essere firmato a Palazzo Chigi l’ennesimo Dpcm, dopo il via libera del Parlamento. Un decreto, come saprete, che sancirà la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 gennaio 2021. Tra le altre cose, saranno inaspriti i controlli su mascherine e vita sociale di gruppo.

Stato d’emergenza: un atto dovuto per scongiurare ulteriori contagi da Covid19, forse anche legato a un numero maggiore di tamponi?

Il Dpcm di ottobre è esclusivamente un atto amministrativo. Tuttavia, l’angoscia nel comparto del trasporto persone su gomma, per il protrarsi dello stato d’emergenza, è alle stelle. Quel poco di lavoro esistente nel noleggio viene svolto prevalentemente nel fine settimana con contrattazioni spesso opinabili con il cliente ma necessarie se vuoi lavorare.

dpcm stato emergenza

Dpcm e stato d’emergenza. Due velocità nel trasporto persone?

“Con le attuali regole servirebbero 20mila autobus e 31mila conducenti”. Questa, la provocazione di agosto del numero uno di Asstra Andrea Gibelli, risuonata come un atteso toccasana sui piazzali e aziende del tpl. Inoltre, si è esteso anche ai vettori privati pronti a offrire il loro supporto e contributo qualora fossero stati … interpellati. Il problema, oltre alle notizie poco chiare, è che questo non sembra essere avvenuta, se non altro capillarmente.

Investimenti e proposte per il lavoro

Ma al di là della cronaca su fatti conosciuti, sarebbe propositivo lanciare anche qualche proposta a istituzioni e sindacati per salvaguardare il lavoro di autista e la sua professionalità.

Infatti, se con lo stato d’emergenza e i vari Dpcm è stato possibile rivoluzionare aspetti basilari legati alla libertà personale e successivamente anche del CdS, probabilmente con altrettanta solerzia istituzionale si potrebbe intervenire sui contratti di categoria. Un’alternativa al reddito di cittadinanza, o parte di esso, potrebbe arrivare dal modificare provvisoriamente il nastro lavorativo di 12 ore, cioè quella fascia oraria di impiego che impone due o più riprese di guida a giornata per il conducente. Una soluzione che avviene già in alcune realtà di tpl e in altri Stati d’Europa.

Se questi fondi giungessero alle regioni e fossero successivamente indirizzati alle aziende con il patto di aumentare i conducenti su un singolo turno, si riuscirebbe a integrare al lavoro gli inattivi del settore – non pochi – ma anche strappare dalla cassa integrazione i conducenti delle società private. Tuttavia il punto dolente che si registra, è che le aziende partecipate, rispetto a quelle private, sembrano ricevere attenzioni politiche diverse e forse più vantaggiose.

C’è chi chiude e chi cerca di cambiare

A passarsela male oltre agli autisti precari sono i titolari di piccole società che in molti casi stanno già tristemente pensando di chiudere e vendere i bus per saldare i leasing.

Alcuni conducenti, dopo anni di volante, hanno trovato degli sbocchi nel trasporto merci, un lavoro per molti aspetti diverso e con notevoli sacrifici, altri invece hanno optato per cambiare addirittura mestiere, ma è davvero dura soprattutto quando sei abituato da anni alla tua “macchina”.
Io stesso, come migliaia di miei colleghi, mi trovo in una situazione anomala e imprevista e non so come ne verrò fuori, ma voglio rimanere, seppur a fatica, ottimista.

E sui monopattini? situazione contraddittoria

Oltre alle biciclette contromano e monopattini senza regole (e patente) che in taluni casi sfrecciano ahimè ben oltre i limiti… innalzando tragicamente i numeri dei sinistri stradali urbani, è anche vero che l’effetto pandemia ha fatto svuotare “un po’ troppo” i bus a favore della micro mobilità elettrica singolare e, forse anche in questo caso a chi di dovere, gli sono sfuggiti gli onerosi investimenti obbligatori per aziende e società circa la repentina sanificazione dei mezzi, controlli e limitazione degli impatti ambientali.

Insomma, il settore del trasporto persone su gomma rappresenta il futuro in un paese già indirizzato al concetto di green mobility, quindi non deve ridursi ad avere il cappello in mano per poter esercitare la propria funzione o peggio, essere preso in giro.

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