La carenza di conducenti nel trasporto pubblico locale ha raggiunto livelli critici. Sempre meno giovani scelgono questa professione, spesso a causa della percezione – giusta o sbagliata che sia – di un lavoro poco gratificante e privo di appeal.

Ma cosa accadrebbe se trasformassimo il modo di presentare la professione, rendendola affascinante ed emozionante? Ecco un’idea per provare a cambiare la situazione…

Il fascino delle parate: un’emozione indimenticabile!

Immaginate una grande cerimonia pubblica in una piazza italiana: l’inno nazionale, le bande musicali, il rullo dei tamburi e così via. È difficile restare indifferenti a queste scene cariche di emozioni, capaci di creare un senso di appartenenza e orgoglio. Ed è proprio questa la chiave: sfruttare il potere delle parate per dare agli autisti un ruolo di prestigio, capace di affascinare chi guarda e, soprattutto, di ispirare nuovi candidati tra gli spettatori.

Coinvolgimento e spirito di squadra

Prima di ogni possibile fraintendimento, è bene chiarire che questa idea non ha alcun fine politico né richiami nostalgici. Si tratta di un’iniziativa pensata esclusivamente per valorizzare la professione dell’autista e mostrare al pubblico la sua importanza per la comunità. In fondo, in Italia si organizzano ogni anno circa 12.500 eventi con bande e sfilate: perché non sfruttare questa vetrina per il reclutamento?

L’esempio del ballo Jerusalema: un’iniziativa virale

Abbiamo già visto come iniziative collettive, come il celebre ballo di gruppo Jerusalema, abbiano riscosso un incredibile successo in tutto il mondo. Dalle forze di polizia tedesche ai frati cappuccini, tante categorie professionali hanno trovato in queste esibizioni un modo per comunicare passione e unità. Perché non fare lo stesso con i conducenti del trasporto pubblico?

Come organizzarla?

L’idea è semplice: selezionare un gruppo di autisti disponibili, magari scegliendo quelli più a loro agio in pubblico; successivamente, pianificare incontri extra lavorativi per creare una coreografia convincente. Il tutto potrebbe assumere anche una forma più formale, simile a una parata militare, con squadre di conducenti perfettamente allineate che sfilano all’unisono sotto le note dell’inno nazionale o delle bande locali.

Questa rappresentazione darebbe un’immagine completamente nuova della professione: non più solo conducenti di un mezzo, ma veri e propri ambasciatori del servizio pubblico, capaci di trasmettere emozioni e senso di comunità.

Un possibile ruolo nella protezione Civile?

Un’altra idea, complementare, potrebbe essere la creazione di squadre di autisti formate anche per compiti di supporto alla popolazione, come avviene per la Protezione Civile. Paesi con esempi già operativi sono la Germania e gli USA. In molte situazioni di emergenza, la capacità di guida è un elemento essenziale e le persone con esperienza vera sono sempre più richieste.

Le polemiche? Saranno spente dall’emozione!

Si potrebbe obiettare che una proposta del genere rischi di suscitare scetticismo tra gli stessi autisti, con reazioni del tipo: «Ora vogliono pure che facciamo ridere la gente?». Tuttavia, chi ha avuto questa intuizione è certo che il senso di appartenenza e l’emozione provata durante un evento del genere spazzerebbero via ogni critica interna.

Un cambio di mentalità

Certo, migliorare gli stipendi e adeguarli alle responsabilità è una soluzione importante che non può più attendere. Ma siamo sicuri che sia sufficiente? Il mondo cambia velocemente e la professione dell’autista deve adattarsi di conseguenza, perché ha ancora molto da dare in futuro. E molti conducenti sono ancora troppo schematici, legati a vecchie concezioni del mestiere.

Questa idea-proposta rappresenta un’alternativa audace e moderna (non obbligatoria), che potrebbe far scoprire alle nuove generazioni il fascino e l’importanza di un lavoro essenziale per la comunità. Sperimentare questa idea non avrebbe costi proibitivi, ma potrebbe generare un impatto sorprendente. Perché non provarci?

di Cristian Guidi

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