di Gianluca Celentano, conducente bus

Il rapporto tra autisti e capigruppo o assistenti ai viaggi non è sempre facile. Sicuramente la maggior parte di queste figure “amiche” indispensabili per un buon tour opera con grandissima professionalità e soprattutto in sintonia con i conducenti, ma purtroppo, come dimostrano alcuni episodi che mi sono stati raccontati, non è sempre così.

Prima di addentrarci nelle problematiche e nelle incomprensioni tra autisti e accompagnatori  è bene chiarire chi sono queste figure. Partiamo dagli assistenti ai transfert che generalmente lavorano a terra e qualche volta si imbarcano anche loro sull’autobus. Il loro servizio consiste nelle pratiche aeroportuali dei gruppi e/o all’accompagnamento negli hotel. In questo caso non c’è un rapporto diretto con il conducente

Poi c’è l’organizzatore-responsabile, presente invece nelle gite anche di più giorni. Può essere il docente di una scuola o colui che in un’associazione ha preso gli accordi per il viaggio. In questo caso l’interazione con il conducente c’è e le problematiche sono quelle che conosciamo e già esposte in altri servizi, legate soprattutto alla non conoscenza del mestiere del conducente.

I tour leader

Difficilmente una società di autoservizi metterà a disposizione un capogruppo cioè un tour leader e, sul piazzale, il disappunto maggiore degli autisti di noleggio è legato all’incognita di questa figura assegnata dall’agenzia. Mi raccontano che, quando si parla di viaggi esclusivi con agiati clienti, alla stipula contrattuale in agenzia esistono due tipologie di noleggio e la distinzione più comune è tra viaggi “chiusi” e “aperti”.

In sostanza le agenzie organizzano ogni minimo dettaglio del viaggio nei tour chiusi, mentre sono aperti o semi aperti i viaggi dove il tour leader può interagire programmando degli extra in base alle opportunità offerte dal viaggio stesso. Spesso i tour leader sono dei liberi professionisti cioè dei freelance che conoscono bene le problematiche di viabilità dei bus turistici, altre volte purtroppo non è assolutamente così, non le vogliono conoscere oppure le ignorano cercando di fare – inutilmente – pressioni sul conducente.

C’è da dire che anche il settore delle guide turistiche, in virtù delle informazioni web accessibili ai viaggiatori, risente di una crisi non indifferente, ma in taluni casi l’autista non è considerato un collaboratore del tour ma solo un sottoposto che deve solamente obbedire. Sapendo comunque che un tour  ben organizzato può diventare un’interessante fonte di guadagno anche per chi guida.

Avevo già preparata la testimonianza di un collega quando, giunto nel piazzale di Lambrate, un autista mi racconta la sua ultima disavventura con una tour leader eccessivamente dispotica. Nei pochi minuti di sosta mi dice che pretendeva di percorrere una strada vietata ai bus sostenendo che si poteva fare. Addirittura in comune accordo con i clienti del bus e considerate le altre forzature al viaggio, il collega ammette d’aver rinunciato alla guida turistica lasciandola a Genova.

L’esperienza di Marcello

L’avventura di un altro collega del noleggio si svolge a Barcellona, e fa riflettere. A detta del tour leder di cui non conosciamo l’esperienza, l’autista non era molto esperto di estero, ma è anche vero che gli veniva imposto un susseguirsi di imbarazzanti manovre con il bus. Fatto sta che, di fronte al disappunto dell’autista e dei viaggiatori, il capogruppo decideva di telefonare all’azienda di autoservizi e all’agenzia per lamentarsi, sperando forse di far sostituire l’autista. Peccato che l’azienda, ben conscia della professionalità del suo conducente, avesse risposto: “Il nostro autista è assolutamente all’altezza dell’incarico”. Marcello continua il suo racconto dicendo che gli ultimi due giorni di tour li ha passati più serenamente con i soli viaggiatori mentre il tour leader ha rinunciato al gruppo rimanendo a Barcellona.

Molte volte, conclude Marcello, qualcuno vuole fare tutto di testa sua, carichi, scarichi in qualsiasi punto, facendo magari sforare anche gli orari al conducente. Insomma serve una preparazione (e più umiltà)  perché molti sono improvvisati”. Può capitare che il conducente venga osservato come introverso ma il più delle volte non è assolutamente così. Semmai si tratta di una forma di autodifesa verso quei (tanti) gruppi che se ne infischiano delle regole a cui è soggetto l’autista. È chiaro che qua serva una sola metodologia di lavoro condivisa da qualsiasi vettore: le regole le fa l’autista.

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