Gli autisti che guidano i tour organizzati da operatori americani in Italia affrontano spesso condizioni di lavoro difficili. Con gruppi ridotti, spesso di 12-18 persone, molti ristoranti rifiutano di offrire il pasto gratuito al conducente, come invece accadeva tradizionalmente. E con le agenzie non sempre coprono i costi, le aziende di trasporto raramente intervengono. Così, chi guida si ritrova a pagare pranzi e cene di tasca propria, rischiando addirittura di chiudere il tour in perdita…

Il problema è aggravato da contratti poco tutelanti: sia il contratto NCC, sia quello autoferrotranvieri non garantiscono una copertura adeguata, se non integrata da accordi aziendali spesso inesistenti. In alcuni casi, le aziende forniscono carte aziendali, ma non è scontato.

Il risultato? Autisti lasciati fuori dai ristoranti mentre il gruppo pranza, una situazione che, oltre a ledere la dignità di chi lavora, solleva dubbi sulla reale attenzione al benessere degli operatori del settore.

Un autista mi racconta: «Oggi sono in tour con 16 persone, il ristorante non mi ha riconosciuto il pasto, e né l’agenzia né l’azienda sono disposti a pagarlo.  Se per lavorare ci devo rimettere, non vale più la pena sbattersi in giro».

I contratti: autoferrotranvieri e noleggio

A rendere la situazione ancora più complessa c’è il tema dei contratti. In Italia, chi guida bus da turismo può essere inquadrato principalmente in due modi, in particolare se si possiedono linee a lunga percorrenza o, ancor più, se il servizio viene sub appaltato:

  • Contratto noleggio con conducente (CCNL trasporto turistico): prevede buoni pasto attorno agli 8 euro al giorno.
  • Contratto autoferrotranvieri (CCNL Mobilità): offre maggiori tutele a livello previdenziale (il lavoro è considerato usurante e prevede uno “scivolo” pensionistico), ma per quanto riguarda il vitto riconosce solo un’indennità mensile di 16,53 € e pochi euro giornalieri.

In pratica, nessuno dei due contratti garantisce una copertura completa dei pasti — che dovrebbero essere considerati parte integrante dei costi del tour — a meno che non sia previsto un accordo integrativo aziendale, come consentito dalla contrattazione di secondo livello.
In molte aziende è prassi stabilire un importo massimo per il vitto, generalmente pari a 15 euro o poco più, somma che il conducente deve anticipare e rendicontare al termine del tour.

E il trattamento economico?

Sul fronte mance la situazione è amara. Gli autisti dei tour interpellati dicono solitamente di ricevere una mancia – facoltativa –  di circa 400 euro a tour, dai quali devono togliere tutte le spese vive, come pranzi, cene e persino colazioni, ma resta da capire, come detto, se e quando verranno rimborsate dal titolare della società.
Per fortuna in diversi casi, alcune aziende forniscono carte di credito aziendali per le spese di servizio. Ma chi segnala il problema, racconta che questa soluzione non è garantita ovunque, lasciando gli autisti soli nel gestire i costi. Anche la scheda carburante in alcune relatà è facoltativa…

I conducenti che restano a digiuno?

La situazione assume contorni grotteschi quando, mentre il gruppo pranza nei ristoranti selezionati, l’autista deve rimanere fuori, senza alcun pasto, senza rimborsi, magari in zone periferiche senza alternative, come testimonia con amarezza un collega da Roma: «Oggi ero sperduto, senza ristoranti attorno. Avrei dovuto rimanere a digiuno e fare il servo al gruppo che banchettava».

Una condizione che umilia chi ha responsabilità enormi: ore di guida, gestione dei bagagli, manutenzione del mezzo (che l’autista deve spesso anche pulire personalmente, fuori orario), oltre alla cura del gruppo.

di Gianluca Celentano

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