Da domani, 25 settembre, entrano in servizio a Trieste i primi 13 autobus elettrici dei 137 che, da qui al 2030, entreranno nella flotta di Trieste Trasporti. Una trasformazione che consentirà di abbattere quasi 800 tonnellate di anidride carbonica all’anno, che saranno più di 8 mila quando la transizione sarà completata nel 2030. Un percorso reso possibile dai fondi del Pnrr e dalla sinergia fra Trieste Trasporti, il Comune di Trieste e la Regione Friuli-Venezia Giulia.

A cura di Siemens l’infrastrutturazione: l’azienda ha realizzato 15 punti di ricarica da 150 kW ciascuno, unitamente a piattaforma software con smart charging. In capo a Siemens è anche il pacchetto full service degli impianti di ricarica.

Gli e-bus per Trieste

I nuovi autobus sono prodotti dalla cinese Yutong, hanno 12 metri di lunghezza, una capienza di poco superiore alle 80 persone e 33 sedute (otto in più rispetto agli autobus a gasolio di pari lunghezza). L’autonomia della batteria è di circa 500 chilometri: la ricarica avverrà presso il deposito di Broletto.

I conducenti che sono già stati formati sulla guida dei bus elettrici sono più di 400 (ma la formazione sta proseguendo in questi giorni): le tecnologie installate sugli autobus consentiranno il monitoraggio delle performance dei mezzi, dei consumi e degli stili di guida, per massimizzare l’efficienza dei veicoli.

Parola all’operatore

«L’entrata in servizio di questi primi 13 bus elettrici segna l’inizio di una trasformazione molto più profonda e impegnativa di quanto si possa vedere e immaginare: la transizione» dice Maurizio Marzi Wildauer, presidente di Trieste Trasporti e Tpl Fvg «è un processo trasversale che riguarda le tecnologie, l’ambiente, la manutenzione, il modo stesso di viaggiare; si mitiga il rumore, si abbattono le emissioni inquinanti, si migliora – realmente, concretamente – la qualità della vita in città. Ma contestualmente cambiano anche i processi, le consuetudini, il lavoro di tante persone, e ci si confronta con scenari e sfide completamente nuovi: penso alle infrastrutture di ricarica, al fabbisogno energetico, alle nuove competenze necessarie per manutenere questi mezzi. I mesi che hanno preceduto questa giornata hanno mostrato, con straordinaria evidenza, quanto importante e necessaria sia la collaborazione fra gli enti – Comune e Regione in primis – e quanta fatica e impegno comporti fare innovazione, innovazione vera».

«La messa in esercizio di questi primi autobus elettrici risponde all’impellenza di ridurre progressivamente le emissioni inquinanti e, al contempo, risponde alle aspettative del territorio» ha detto Aniello Semplice, amministratore delegato di Tpl Fvg e Trieste Trasporti. «Nelle settimane scorse abbiamo commissionato un sondaggio per valutare l’orientamento dei triestini sulla mobilità elettrica, concentrandoci in particolare su coloro che risiedono nelle aree che saranno servite da questi primi bus: gli esiti del sondaggio mostrano che la transizione verso la mobilità elettrica è ritenuta importante per tre persone su quattro, e che l’investimento sui nuovi mezzi è ritenuto necessario per i due terzi dei rispondenti, che si aspettano appunto una riduzione delle emissioni inquinanti e del rumore. Come accaduto con la videosorveglianza, i monitor di bordo, i dispositivi contactless, il servizio a chiamata notturno, anche in questo caso l’azienda darà il proprio contributo alla fase di crescita e trasformazione che la città indubitabilmente sta vivendo, con lo sguardo lungo di sempre, l’eccellenza operativa riconosciuta all’azienda e la capacità di intercettare e guidare il cambiamento».

«Sostituire almeno la metà del parco mezzi entro la fine del decennio, mantenendo l’età media dei veicoli al di sotto dei 7,5 anni contro una media italiana superiore ai dieci – ha aggiunto Angelo Costa, amministratore delegato di Arriva Italia – è un obiettivo ambizioso a cui contribuisce la presenza in Trieste Trasporti di un partner industriale come il Gruppo Arriva, che da sempre ritiene l’adozione di mezzi green nel trasporto pubblico locale non solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità economica e sociale. È dovere di ciascuno sostenere e promuovere questo processo di transizione, in modo responsabile e con lo sguardo puntato sulle generazioni future».

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