di Gianluca Celentano (conducente bus)

Precarietà, pensionamenti incerti e dulcis in fundo, le dichiarazioni del Ministro dei trasporti Graziano Delrio circa la necessità di rinegoziare gli scioperi di settore. Questi alcuni dei temi caldi delle ultime settimane. Ma andiamo con ordine perché gli argomenti sono incandescenti e l’informazione al riguardo non sempre chiara e spesso fomentata politicamente per avere, ahimè, un maggior risalto mediatico.

Parole pesanti

Le parole di Delrio sono state inequivocabili, ha dichiarato infatti che «servono nuove regole per gli scioperi nei trasporti, il paese non può essere ostaggio di minoranze». Queste parole sono state pronunciate recentemente di fronte alla stampa al termine delle agitazioni proclamate da piccoli gruppi, anche del 10% di iscritti, i quali autonomamente hanno mandato in tilt il servizio di trasporto pubblico, soprattutto nella capitale. L’impressione è che sia mancata un’informazione chiara tra i lavoratori, circa le riforme (condivisibili o meno ovviamente) decretate dalla legge Madia. Sembra che si sia voluto “cavalcare” una rabbia generica verso la politica per portare in piazza centinaia di camicie azzurre.
Per stare in Europa ci vogliono le riforme, andavano gradualmente fatte a partire dagli anni ’80. Ma provate a pensare quale coalizione politica italiana nel succedersi dei vari pentapartiti si sarebbe mai presa questa responsabilità di rivoluzionare il concetto di servizio pubblico…

Il ruolo dei sindacati

Il dato allarmante è che a fronte di questa scelta di piccoli gruppi, venga proposto indistintamente dal Ministro una restrizione agli scioperi per tutte le rappresentanze dei lavoratori, anche quelle unitarie. Tutto questo potrebbe tradursi come un’ulteriore ferita al settore aprendo ancor di più la strada al mero profitto politico e aziendale ai danni dei conducenti e degli altri addetti ai lavori.
Oggi più che mai concretezza e risposte devono essere la base su cui poggia la lodevole missione di chi ha scelto di mettersi in gioco nel mondo sindacale; una realtà che deve unire e non dividere, garantendo sempre e per tutti il lavoro; destreggiandosi sapientemente tra diplomazia e contrapposizione verso quelle realtà aziendali che forse non sanno o hanno dimenticato cosa significhi ad esempio lavorare dietro ad un volante dodici ore al giorno nel traffico caotico e sotto il sole, magari a 36 gradi.
E’ bene anche ricordare che il Regio decreto 148 (incompatibile con il jobs act) pone in realtà preclusioni e limitazioni nella vita lavorativa dell’autoferrotranviere moderno (basta leggerlo… per rendersene conto) e molte aziende ne fanno solo riferimento in seguito a controversie con gli autisti.

Turni uguali e stipendi adeguati

Credo che gli argomenti che susciterebbero molto più interesse tra i colleghi siano certamente i turni uguali per tutte le aziende (non siano solo un beneficio di quelle più “fortunate”) oppure l’eliminazione delle lunghissime pause inoperose per sole 6 ore di guida, ma anche e non per ultime, delle retribuzioni adeguate alla professionalità e al costo della vita. Ecco perché il tema degli investimenti certi da parte delle Holding che traggono profitto in Italia è un tema fondamentale e d’attualità nelle concertazioni unitarie tra le parti sociali e il Governo. La situazione, come per tutti i settori, non è certo allegra, lo osserviamo tutti noi ogni giorno, ma lo percepiscono ancor più, nei trasporti, i conducenti precari e disoccupati i quali oltre a non avere le ovvie possibilità di sciopero, vivono ormai da anni nella disperazione e nell’abbandono in un Europa a due velocità, dove i lavori in corso per unificarla sembrano non avere una data certa.

Il terminal San Donato Milanese

Tuttavia, dopo le manifestazioni di protesta, ho l’opportunità di osservare dal terminal interscambio di Milano San Donato i colleghi (stabilizzati) durante il loro lavoro. La sensazione forse è che il comparto sia più maturo e meno dispersivo, non percepisco rabbia semmai rassegnazione, ma i colleghi mi appaiono sereni e questo in un certo senso mi fa piacere. Sembra, in effetti che quasi tutti stiano comprendendo la buona fede e la necessità delle riforme in atto per ottimizzare il lavoro del comparto trasporti, nonostante sia fisiologico che ci siano voci in controcorrente.

Una grande famiglia

Mentre ho in mente il mio articolo, continuo il mio “giro precario, ancora per poco però ..” a bordo del mio Volvo Sideral; lo sguardo mi cade sul parcheggio misto di via Marignano, dove la viabilità andrebbe rivista, e qui gruppi sorridenti di colleghi (Line, Star e Air pullman) a bordo di nuovissimi Iveco Crossway mi salutano – ormai sono di famiglia – mentre rientrano o escono per portarsi in linea. A giungere al capolinea degli stalli 2, 3 e 4 ci sono dei lussuosi Setra di 15 metri di Autoguidovie e qualche bus a idrogeno di Atm. Non passano inosservati neppure i nuovissimi Mercedes Citaro sempre di Autoguidovie e il loro personale di verifica biglietti.
Non mancano poi i colleghi della “palina uno”, ovvero quella riservata ai collegamenti interregionali e al noleggio, che puntualmente si presentano con pullman a due piani o HDH extra lusso – Van Hool, Setra, Mercedes Travego – maniacalmente lucidati sia per i servizi Flixbus sia per quelli di Fast SIMET, Della Valle o IAS.

Conducenti e versatilità

Le operazioni di carico avvengono con molta professionalità, tra elenchi cartacei di nominativi e scansioni con lo smartphone. Gli autisti qui sembrano essere anche dei contabili, giovani e davvero di buona presenza, c’è anche una ragazza autista nello staff di SIMET, ogni passeggero poi è seguito sin dall’inizio del suo viaggio con informazioni sul cellulare.
Qui conosco Stephan un bel giovane simpaticissimo della Liberia che gira l’Europa con i bus; attende FAST SIMET per raggiungere Napoli in maniera alternativa e moderna. Gli offro un caffè durante una mia brevissima pausa e sebbene abbia solo un regolare permesso di soggiorno, mi confida – in perfetto inglese – di essere soddisfatto del servizio interregionale di Flixbus e non solo. Stephan comprende le difficoltà degli italiani in questo periodo difficile ma si dimostra fiducioso e mi fa dei paragoni con il nord Europa che conosce bene e mi confida (a eccezione degli scarsi servizi igienici presenti al terminal milanese) che l’Italia già da tempo si sta avvicinando al target del nord Europa.

Rimboccarsi le maniche

Credo che la lezione morale ed umana ricevuta dalla politica in questi anni dalla rabbia comune dei cittadini e lavoratori sia stata ben assimilata dalle istituzioni, adesso si tratta di lavorare rapidamente e in maniera inequivocabile per il pubblico interesse; a noi però rimane il compito di non stancarci mai di conoscere, informarci e controllare, senza necessariamente delegare a chi alza di più la voce sui piazzali, il compito delicatissimo di gestire il nostro futuro lavorativo e politico del paese.

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