137 autobus Atac ufficialmente avviati alla rottamazione, ne risultano effettivamente smantellati solo 15. Da questo dato sono partite le verifiche, approdate nei giorni scorsi in parlamento attraverso un’interrogazione parlamentare in cui si chiede al Prefetto di Roma di far luce sulla vicenda. L’ipotesi? Che «una parte dei mezzi destinati alla rottamazione siano invece stati riciclati come bus usati e avviati verso il mercato extracomunitario per continuare a circolare, moltiplicando illecitamente il guadagno della ditta appaltatrice». Subito è partita un’inchiesta volta ad accertare le responsabilità.

Il pasticciaccio di Atac

La vicenda vede come protagonisti Atac (e di riflesso il Comune di Roma a cui fa capo) e l’azienda napoletana Co.fer.met, con sede a Casalnuovo. Secondo quanto scrive “Il messaggero”, tutto è partito dal bando dello scorso giugno con cui Atac diede il via alla demolizione di 437 autobus. Due i lotti, il primo dei quali da 137 pullman. Ed è proprio questo primo appalto a destare sospetti: l’incarico è andato, con contratto risalente all’ottobre 2016, alla ditta della città metropolitana di Napoli. La quale, chiaramente, avrebbe dovuto rottamare i veicoli. Sorpresa: a quattro mesi di distanza, solo 15 autobus risultano rottamati, a cura (per giunta!) di un’azienda di Guidonia Montecelio. Dove sono finiti gli altri 80? Secondo il quotidiano, sono passati alla ditta appaltatrice (la Co.fer.met) in virtù di un passaggio di proprietà, al prezzo di 600 euro ciascuno (il valore di mercato sarebbe tra i 1800 e i 2000 euro).

La politica vuole vederci chiaro

Un mistero? Non proprio. Per quale motivo un’azienda che non si occupa di trasporto su gomma avrebbe dovuto far propri dei veicoli da rottamare, a prezzo fortemente agevolato, se non per lucrarvi sopra? Ecco che il senatore Augello ha presentato al ministero degli interni un’interrogazione che chiede al Prefetto capitolino di sgombrare le nubi su un affaire dai contorni discutibili.

Inchiesta in corso per irregolarità

Sul tema è stata anche aperta un’inchiesta: sempre secondo “Il messaggero”, l’indagine si sta focalizzando su varie irregolarità riscontrate nei passaggi dei mezzi dai depositi Atac al piazzale del demolitore. Questi i punti da chiarire: l’esistenza di un subappalto non previsto né dal contratto di gara sottoscritto dall’Atac né dalle norme sullo smaltimento dei rifiuti; la mancata annotazione sui registri delle targhe dei mezzi; l’assenza dei documenti di accompagnamento per il trasporto dei rifiuti (Fir) che un decreto legislativo del 2006 rende obbligatori.

 

 

 

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